È l’importanza di essere umani. È amore liquido.
13 Reasons Why è un’elaborata riflessione di ciò che siamo. È la testimonianza delle vittime e quella dei carnefici. È la trama di tante storie, raccontate da chi la storia ha deciso di fermarla. È cadere in acqua privi di sensi e risvegliarsi sommersi.
Molti di noi sono risaliti, molti non ci sono riusciti e stanno ancora cercando di venire a galla e molti altri non ce la fanno più e si lasciano andare.
13 Reasons Why ha mostrato la fine di una storia che poteva essere cambiata, perché per definizione le persone vanno salvate. Ma non è mai semplice, non se a salvarle sono altre persone che devono essere salvate a loro volta.
Eppure quello che di noi leggiamo negli altri è quello che ci salva o ci annienta.
E c’è tempo per cercare chi riflette un’immagine positiva di noi, ma quell’immagine positiva Hannah l’ha vista scomparire piano, in ogni volto, dietro ogni corpo.
C’è tempo anche per morire, ma a volte non si ha più bisogno di tempo, si vuole soltanto vedere la fine e andare via, vedere la fine di se stessi. Hannah si è vista scomparire dagli altri e ha preso la decisione più difficile: scomparire anche da se stessa.
Tutto quello che Hannah ha provato è stato reale, per quanto possa essere giudicato scontato, incoerente o insensato. Per lei era reale, in un mondo in cui sentiva di non poter credere in nulla. Quella, era l’unica cosa certa in cui credere. I suoi pensieri. La parte di se stessa che sentiva essere ancora viva, concreta.
È la realtà. Costruita sulle colpe. Ma Hannah è un essere umano. E quello che ha lasciato può essere considerato una ragione in più, la sua.
Si vuole essere ricordati, amiamo ciò che spinge gli altri a ricordarci, lasciare le audiocassette è stato un ulteriore tentativo, l’ultimo, di essere salvati. Il ricordo di noi forse può salvarci. L’essere ricordati, forse, può salvarci.
Non si può colpevolizzare Hannah per aver scelto la morte, a volte è molto più convincente e seducente della vita. È la speranza di poter spegnere l’evoluzione di un disastro che è già divampato.
A volte bisogna solo capire le persone, senza paragonarle a ciò che siamo noi, a come viviamo, a quanto forte crediamo in qualcosa. La vita non è perfetta e ognuno di noi si adegua alla sua imperfezione a modo suo, dando il meglio di sé.
Ciò che fa nascere 13 Reasons Why è la vita di un essere umano, che non deve essere razionale, non può essere razionale, che non si accorge delle incoerenze, delle assurdità, che non deve essere logica, semplicemente perché non può essere perfetta.
Ed è, si, un invito a chiedere aiuto. È rappresentato questo piuttosto che un’incitazione alla morte. È stato più semplice immedesimarsi in alcune delle tredici ragioni piuttosto che nella vittima.
Perché ci siamo sentiti colpevoli e non sempre è facile accettarlo, siamo rimasti sorpresi di come possa essere semplice distruggere una persona.
Perché basta poco, basta un attimo, per non avere più nulla in cui sperare. E per quanto si possa cercare di resistere, a volte gli eventi sono troppo da sopportare, troppo da dire e troppo di cui parlare.
Le parole hanno un colore che non tutti riescono a vedere. Come i sentimenti, che in alcuni periodi della vita diventano grigi, vuoti, spenti, ed è molto più semplice condividere un colore acceso piuttosto che tirare fuori qualcosa di vuoto e mostrarlo agli altri.
13 Reasons Why è acqua.
È l’acqua che scorre via da un rubinetto lasciato aperto. È acqua che pian piano dilaga. Senza fermarsi, senza essere fermata. Acqua limpida che scorre. Che riempie una vasca da bagno. Che scorre sotto le porte di stanze chiuse.
Ed è allora, in quel momento, che qualcuno si accorge di cos’è realmente e decide di correre in quella stanza e chiudere il rubinetto.
Solo allora, ma è già troppo tardi.
Anche quando proviamo a resistere affondiamo. Non c’è modo di risalire in superficie, a meno che qualcuno non ci trascini a riva e ci rianimi. Vedere 13 Reasons Why è perdere i sensi sott’acqua. È quel perfetto istante in cui non si ha più contatto con l’aria e riesci a sentire i polmoni riempirsi d’acqua, lentamente.
Ti porta sempre più lontano dalla vita e dalla possibilità di essere salvati.
Ci si ritrova sul fondo. Si annega. Si muore.