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1670 è l’ennesima figlia dei Monty Python

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Chi l’avrebbe mai detto che una delle più divertenti sorprese degli ultimi mesi a livello di comedy sarebbe stata una serie polacca ambientata nella spesso sottovalutata epoca moderna? Eppure, questo è quello che abbiamo pensato quando, un po’ per caso, ci siamo ritrovati a vedere le strampalate vicende proposte da 1670, geniale comedy di Netflix creata da Jakub Ruzyllo e diretta da Maciej Buchawald e Kordian Kadziela. Ambientata nella Polonia del XVII secolo, precisamente nel (poco) ridente villaggio di Adamczycha, la serie racconta delle imprese di un eccentrico e ambizioso (ma incapace) signore feudale che sogna di far diventare grande il proprio nome e di quelle della sua famiglia e degli altri abitanti del contado.

Una commedia in costume (qui vi proponiamo le serie migliori), quindi, ambientata in un passato che non siamo soliti ricollegare all’umorismo e all’ironia, ma che, inaspettatamente riserva una mole infinita di spunti comici e con il giusto tono è in grado di far ridere come non mai. Ma l’idea dietro a un soggetto del genere non è nata dal nulla.

Per quanto originale e in apparenza insensata, l’idea dietro a 1670 può contare infatti su illustri capostipiti. Certo, chiaro è il rimando ad alcune popolarissime comedy che impiegano l’uso del finto documentario (mockumentary) simile a quello di The Office e di Parks and Recreation che porta a giocare di meta-serialità. Tuttavia, risalendo indietro nel tempo, è impossibile non citare quella che è forse la principale fonte di influenza della serie Netflix, il mitico gruppo comico britannico dei Monty Python, artefice di sketch e film comici che hanno fatto la storia del genere parodico-satirico della tv.

Ma in cosa 1670 è debitrice dei Monthy Python? Per quale motivo? Quali sono le altre fonti di ispirazione della serie? Ve lo raccontiamo nella nostra analisi.

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La fantastica famiglia protagonista di 1670.

Mai sentito parlare dei film comici Monty Python e il Sacro Graal, Brian di Nazareth e Monthy Python – Il senso della vita? O, ancora, della meravigliosa serie televisiva il Monty Python’s Flying Circus? Se sì, bene. Siamo sicuri che questi prodotti vi avranno regalato tantissime risate e affinato il vostro senso dell’umorismo. In caso contrario, anche meglio. Avrete infatti la possibilità di recuperare ore e ore di intrattenimento e di una comicità talmente esilarante da risultare universale, estrapolandosi dallo spazio-tempo, risultando sempre e comunque godibile. Parliamo infatti di veri e propri capolavori della comicità che hanno fatto scuola e che continuano tuttora a farla, sfidando i canoni precostruiti con la loro follia ed eccentricità.

Un umorismo assurdo e non convenzionale, che spesso sfida le aspettative e rompe le regole, giocando con lo spettatore e le regole della narrazione.

Diventati un vero e proprio fenomeno negli anni ’70/80, i componenti di questo fantastico gruppo ci hanno infatti insegnato a usare la satira per mettere in discussione le convenzioni sociali, politiche e culturali, spesso prendendo di mira istituzioni e comportamenti irrazionali della società. Principale strumento della loro comicità sono infatti i loro sketch brevi e spesso surreali, che spaziano da parodie storiche e culturali a situazioni assurde e grottesche. Come dimenticare per esempio la loro spassosa e iconica gag sull’Inquisizione Spagnola (anche se, lo ricordiamo, Nessuno si aspetta l’Inquisizione Spagnola) o quella sull’Impero romano?

Giocando con la storia dall’alto della contemporaneità, e togliendole quell’aura di oscura epicità a cui siamo tanto abituati, i Monty Python hanno aperto strade fino allora poco percorse agli sceneggiatori loro contemporanei e a quelli delle generazioni a venire, giocando con il non sequitur (illogico) e il nonsense e il demenziale. Perchè è questo che fanno i Maestri.

Una scena da Monty Python e il Sacro Graal, capostipite dell’umorismo di 1670

Giochi di parole, doppi sensi, ambiguità linguistiche. E ancora, situazioni surreali se non addirittura nonsense e demenziali: tutti elementi ripresi dalla poetica di Mel Brooks, operante principalmente dalla metà degli anni ’70 al finire dei ’90.

Sue sono infatti perle del genere parodico quali Frankenstein Jr., Dracula morto e contento e lo spassoso Robin Hood – Un uomo in calzamaglia. Pellicole capaci di mescolare in maniera geniale colti riferimenti alla modernità con ambientazioni lontane e solitamente trattate con tono più serio, precursori a loro volta di serie comiche come la sempre troppo sottovalutata Galavant.

Da qui a 1670, il passo è breve. La serie polacca sguazza con gusto tra ambientazione passata e mentalità odierna scherzando con leggerezza su tematiche attuali. Parodiando lo “ieri“, la serie si prende infatti gioco dell'”oggi“, un presente in cui la Polonia si è da poco liberata di un governo estremamente conservatore, dalla mentalità chiusa, xenofoba e arretrata.

1670 non si fa scrupoli a puntare sottilmente il dito con alcune problematiche ancora ben presenti nella società.

Si parla quindi di denuncia al potere temporale della Chiesa, passando con scioltezza al surriscaldamento globale. Dal sessismo e alla libertà di culto, dalla discriminazione sociale alla liberazione sessuale, il tutto con grande classe e inventiva. Il tutto grazie alla compartecipazione da un lato di personaggi con una mentalità quasi aliena per l’epoca, come Aniela e Macie, che rappresentano l’occhio di uno spettatore spaesato (e spesso indignato).

Si introducono quindi gag surreali, a tratti grottesche, senza colpo ferire in cui si può ironizzare su tutto. Scene in cui ogni presa in giro è lecita grazie a personaggi assurdi ed eccentrici. Gli stessi che finiscono per vivere altrettanto assurde e bizzarre avventure: vogliamo per esempio parlare del personaggio di Bogdan? Ussaro alato che dovrebbe rispecchiare l’ideale di forza guerriera, ma che invece finisce per incarnare follia e surrealtà.

Che dire del grande protagonista di 1670, Jan Pavel (Bartlomiej Topa)? Un signore feudale che passa più tempo a misurare la propria “nappa” che a curarsi del bene del suo popolo. Una spassosa figura che deve sicuramente tanto al Michael Scott di The Office, ma che per la sua intrinseca stupidità ricorda molto anche tantissimi personaggi delle commedie spoof anni ’80/90, a loro volta eredi di Monty Phyton & Co.

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Jakub in 1670, solo su Netflix

Ma non solo debiti: 1670, pur essendo figlia, forse nipote, dei Monty Python, dimostra di avere una propria identità. Un’identità derivante da fusioni di genere, stile e sensibilità, ma non per questo deforme. Una creatura che ha preso tutto ciò che poteva adattandola alla mentalità odierna. Un prodotto che speriamo di rivedere ancora preso sul piccolo schermo, consapevoli che ha ancora tanto da dare e da dimostrare agli spettatori di tutto il mondo. Una serie forse imperfetta, ma che merita tutto il nostro amore.

1670: la recensione della stravagante serie polacca di Netflix