Non pensavamo che avremmo mai inserito nella stessa frase le espressioni “The Office” e “Polonia del Seicento”. Eppure, dopo esserci imbattuti per caso nel trailer di 1670 scorrendo il catalogo di Netflix, questo strambo abbinamento ha di colpo acquistato senso. La curiosità si è trasformata subito in smania di scoprire se questo folle concept di girare un mockumentary in stile The Office sulla Polonia rurale dell’età moderna avesse senso di esistere: inutile dire che è bastata la prima battuta della comedy a farci innamorare completamente dell’idea e del suo esilarante modo di raccontare la storia.
Quando il nobile capovillaggio della poco ridente località di Adamczycha, presentandosi ha affermato: “Mi presento, sono Jan PaweÅ‚ Adamczewski e la grande ambizione della mia vita è diventare il Giovanni Paolo più famoso della storia della Polonia” non abbiamo potuto fare altro che alzarci in piedi e toglierci il cappello di fronte a tanta genialità . Una volte ottenuta la nostra completa attenzione, metà del gioco era fatto: 1670 si è fatta amare subito, e molto intensamente, non solo per la genialità delle situazioni proposte, ma anche per il suo peculiare modus operandi, fatto di omaggi, ma anche di tanta, tanta creatività .
Oggi siamo dunque qui riuniti non solo per celebrare una delle proposte più divertenti degli ultimi anni, ma anche per analizzare lo stile della serie e il suo grande debito nei confronti di serie tv come The Office, che, per quanto diverso per ambientazione e trama, è per certi versi uno dei padri spirituali di 1670.
Se ancora non avete visto 1670, sentendo parlare di ambientazione risalente al Seicento, nobiltà e campagne rurali, forse faticherete a trovarvi elementi in comune con l’americana The Office, a sua volta remake della versione britannica. Dopotutto, cosa possono avere da spartire una comedy che racconta la vita in un ufficio di una compagnia che vende carta con le vicende politiche e sociali di un povero paesotto di campagna dell’est Europa del 1670? La risposta è: ben più di quel che credete, a partire dall’impostazione umoristica fino al format del girato, passando per la rappresentazione di alcuni tra i principali protagonisti. Alle redini della serie, oltre che del già citato villaggio della campagna polacca, troviamo infatti uno tra i personaggi che forse più si avvicina a quello di Michael Scott nella storia della televisione.
Jan PaweÅ‚ sta infatti ad Adamczycha come Michael Scott sta all’Ufficio più famoso d’America.
Due regnanti poco astuti, non particolarmente benvoluti, ma desiderosi di farsi apprezzare dalle proprie famiglie, uomini con grandi ambizioni e manie di grandezza che faticano a concretizzare. Istantaneamente simpatici al pubblico in tutta la loro gloriosa pateticità , ma capaci talvolta di guizzi inaspettati. Nonostante i folti baffi del primo, i due hanno lineamenti e modi di porsi davvero molto simili. Non ci stupiremmo affatto se l’eccezionale BartÅ‚omiej Topa avesse prese il grande Steve Carell a modello nella sua interpretazione: l’uomo infatti riesce di volta in volta grazie alla propria interpretazione a fa ridere lo spettatore quanto a irritarlo e a suscitare in esso ora compassione ora vero e proprio imbarazzo.
Ma non finisce qui: abbiamo la giovane figlia del nobile, Aniela, che ci ricorda vagamente Pam e soprattutto Maciej, giovane stagista fabbro lituano, il personaggio più “normale” della serie in cui il pubblico è chiamato a rispecchiarsi e che non può fare altro che farci pensare al nostro adorato Jim Halpert, non solo per la particolare frangetta sfoggiata, ma anche per i continui sguardi che il giovane riserva alla macchina da presa ricercando la silenziosa approvazione del pubblico, tra disagio, stupore e sconcerto. Che dire poi del personaggio di Dwight, la cui lucida follia viene perfettamente portata in scena in parte dal pazzo Bogdan, cognato di Jan PaweÅ‚, in parte dall’esilarante prete dal grande senso degli affari Jakub, figlio secondogenito di quest’ultimo.
Per non parlare poi del tanto odiato Andrzej, perfetto corrispettivo di Toby.
Al di là di alcune tipologie di personaggi con caratteristiche in parte simili, l’elemento che più accomuna le due serie e che risulta immediatamente visibile è di certo la scelta di rappresentare la storia secondo la tecnica del falso documentario, ossia del mockumentary, stilema che da anni è sulla cresta dell’onda in ambito comedy. In entrambe le serie infatti i personaggi interagiscono direttamente con la telecamera come se fossero consapevoli della loro presenza: tramite false interviste e particolari interazioni, il modo stesso in cui la serie viene girata diviene quindi motore comico della narrazione. Se in The Office, tuttavia, questa tecnica risultava oltremodo spassosa, soprattutto quando i vari personaggi venivano colti dalla camera in situazioni imbarazzanti, interagendo con essa nei più svariati modi, l’effetto di straniamento che essa porta in 1670 è forse ancor più divertente.
Questo perché noi, effettivamente, non abbiamo idea di chi sia l’identità degli interlocutori dei personaggi, sicuramente non con documentaristi: l’idea che, nonostante il voluto anacronismo, personaggi vissuti in un’epoca lontana dalla nostra possano comportarsi come concorrenti di programmi televisivi o reality è davvero geniale e funziona alla grande, proprio per il contrasto che va a generare.
Con grande intelligenza e non senza un chiaro riferimento parodico, sfruttando un contesto e un’ambientazione peculiare, la serie di Netflix non manca infatti di inserire chiari richiami alla nostra contemporaneità , prendendo in giro l’uomo contemporaneo e le sue contraddizioni interne: seppur apparentemente lontani dal contesto di una Polonia tardo-seicentesca, la serie affronta tematiche fortemente attuali, come il cambiamento climatico, i diritti della donna e la sessualità senza scadere in facili moralismi. Essa riesce infatti a colpire nel segno facendo sentire paradossalmente lo spettatore a un livello inferiore perfino di quello di villici zotici di un’epoca lontana.
Pur prendendo The Office come base, 1670 attinge a tante serie di stampo mockumentary mostrando anche grande originalità .
Ne è esempio la parodia dei tanti programmi incentrati sul restauro/ vendita di immobili, così come la tanto pungente quanto spassosa critica legata alla venalità della chiesa proposta dal personaggio di Jakub… Tra esorcismi, assurdi rapimenti, personaggi sopra le righe e un umorismo che gioca tanto con il demenziale, quanto con la satira sociale, 1670 è una serie davvero unica nel suo genere, capace di risultare davvero divertente proprio per il suo essere così fuori dagli schemi e al contempo “fuori dal tempo“, capace di attualizzare anche circostanze più strambe e ardite.
Insomma, 1670 risulta essere una comedy fresca e volenterosa di sperimentare. Una serie che, pur rifacendosi ad alcuni stilemi tipici del genere della commedia riesce a lasciare una propria impronta, potendo contare su di un’ambientazione davvero peculiare e in grado di creare situazioni uniche nel suo genere e dall’elevato potenziale, che speriamo di poter vedere in un’ipotetica seconda stagione della serie.