In 1883 non c’è un luogo dove incatenare l’amore a promesse e cerimonie. In questo posto l’amore brucia dentro come la febbre e quando il vento viene a strapparti quell’amore non ci sono funerali con tetri discorsi che annebbiano i sensi e sopiscono il cuore. In questo posto vai incontro al dolore che vuole lacerarti e glielo permetti perché è soltanto dalle sue ceneri che puoi rinascere.
Questo bellissimo Spin Off di Yellowstone è arrivato in punta di piedi ma senza fare rumore, cauto, con la voglia di sorprendere e ammaliare lo spettatore. Il peso degli spin off è pesante come un macigno perché, indirettamente o direttamente, devono passare sotto lo sguardo guardingo della serie madre. Ma alcuni di questi, come 1883, sono come le figlie più belle: incantano, brillano, scuotono. La serie sbircia nel passato della famiglia Dutton per analizzare un percorso lungo e faticoso ma anche straordinario. In 1883 non c’è ancora alcun Ranch di proprietà familiare perché quel Ranch, l’allevamento che vediamo in Yellowstone, va conquistato.
È una conquista che passa attraverso un viaggio tra i meandri della natura, a contatto con l’energia del suolo, a quattro passi dall’inferno di questo mondo: la paura, il delirio, la sensazione di non farcela. 1883 è come un amico quando ci parla di amore e sogni, della bellezza incontaminata degli oceani, della criniera dei cavalli che svolazza tra le mani del vento. Ci confida segreti, li tratta come se fossero nostri e noi facciamo lo stesso: quando guardiamo 1883 proviamo nuove sensazioni e giovani emozioni, come diceva Battisti. Ma 1883 fa anche la parte del nemico quando ci sbatte in faccia la crudeltà della vita, la forza ineluttabile del dolore e il suo incredibile procrastinarsi al di là del tempo e dello spazio. È una verità che si spoglia e si apre nuda a noi.
Personaggi indimenticabili
I personaggi, che ci sono sembrati nostri fratelli e sorelle, sono caratterizzati in modo straordinario dalla testa ai piedi. In 1883 nulla è lasciato al caso e i protagonisti compiono soltanto azioni credibili e coerenti, in linea con il loro passato, a contatto con il loro presente. Questa affetto collettivo è il punto di forza dello spin-off ma anche il nostro punto debole: sentiamo e soffriamo come se qual viaggio lo stessimo facendo noi. Questo aspetto trova campo fertile grazie allo strumento narrativo che Sheridan, il regista anche di Yellowstone, usa in maniera impeccabile: la voce narrante. In ogni episodio c’è la voce della bellissima Elsa che ci guida come una ninna nanna candida e delicata. Elsa ci prende per mano per accompagnarci dentro i campi di accampamento, a contatto con l’acqua contaminata e i lupi divoratori di speranze. Elsa è un personaggio memorabile, che vive in nome della spensieratezza, del fanciullino che sappiamo tutti di avere in grembo: danza tra i serpenti, cavalca tra i rottami, si nasconde dalle pallottole nei cespugli acerbi. Per lei La paura è solo un affronto contro cui lottare, se la vinci una volta puoi familiarizzare con essa e non arrenderti di fronte alla sua avanzata.
1883 ha un ritmo tutto suo, soave e mai flemmatico. Anche nei momenti meno frenetici, quelli in cui i dialoghi regnano, c’è sempre un alone di tensione che percuote la scena. Per tutta la durata dello show si ha la sensazione che qualcosa stia per accadere, che i monumenti stiano per cadere e invadere le piazze. Gli alberi mormorano tra la loro, i fucili sussurrano e persino le stelle, nostre vecchie amiche, non illuminano soltanto, ma parlano. Elsa dialoga con loro e si fa prestare quel pizzico di luce che abbaglia la scena. Tutto in 1883 prende vita e la narrazione procede spedita senza lasciare il passo, percorrendo una strada caotica ma sincera. I dialoghi messi in scena sono sbalorditivi per cura ed efficacia perché in 1883 la banalità non trova spazio, nemmeno nella spazzatura.
Lo sceriffo Shea Brennan, che vuole traghettare la famiglia Dutton e gli immigrati al di là del ‘fiume’, è l’esempio lampante della forza della parola. I suoi discorsi fungono da monito e coraggio per tutti i personaggi in azione e riesce, con la sua indomabile sincerità, a non far spegnere mai la fiamma della speranza. Lui, che ha visto morire dinanzi ai suoi occhi moglie e figlia, dimostra che chi ha sangue freddo attraversa gli abissi, chi non lo ha annega nel mare dell’esistenza. Quello stesso mare che diviene al tempo stesso cordiale e assassino, come tutti i contrasti dispiegati in questo bellissimo racconto.
1883 è un passo verso casa tra mille difficoltà
1883 è una continua corsa verso la meta, la casa, il posto felice: tutti aspettano di vedere l’oceano. Ma l’oceano è lontano e per inseguirlo non bisogna abbassare la guardia, nemmeno quando si è troppo stanchi per alzare gli occhi al cielo. È questa il punto di svolta di questo bellissimo spin off: spingere tutto al di là del limite. Il viaggio verso la salvezza non è facile e questa difficoltà deve essere trasmessa con ogni mezzo, come ha fatto il formidabile Sheridan. I personaggi si portano dentro questi frammenti di speranza e vedono il mondo attraverso i suoi occhi. Questa epica odissea brilla anche attraverso una scenografia esemplare: c’è sempre calore, in ogni scena, ad ogni buca d’angolo. Ogni posto e ogni sequenza sprigionano forza e naturalezza e il pregio più grande della vita è esattamente questo: essere naturali. Naturali come il sole che scotta sul viso e i tuoni che polverizzano i tetti delle case: come Elsa e i suoi desideri.
1883 non è un semplice spin off ma una delle serie più belle in circolazione. Vedetela, assaporatela e lasciatevi scomporre dai suoi sentimenti: Nuove sensazioni, giovani emozioni. È un canto libero.