1994, l’ultimo atto della trilogia seriale targata Sky, si prepara al debutto. In vista del prossimo 4 ottobre, data ufficiale di uscita, abbiamo partecipato all’anteprima stampa che si è tenuta a Roma, su gentile invito di Sky Atlantic Italia nel magnifico scenario del Cinema Moderno di Piazza della Repubblica. Un momento di incontro e confronto aperto e multidirezionale veicolato dall’indispensabile partecipazione del cast. Quello che ne abbiamo ricavato è un quadro assai dettagliato della prossima stagione, tanti spunti di riflessione e anche qualche divertente curiosità.
Finora avevamo assistito a storie indipendenti, solo a tratti intrecciate tra loro. La visione dei primi cinque episodi di 1994 ribalta totalmente le carte in tavola. Come sottolineato dai creatori, il capitolo finale riconnette tutte queste storie in un movimento centripeto che ricorda quello di Game of Thrones 8.
La discesa in campo di Berlusconi farà da trait d’union.
La figura dell’imprenditore, homo novus della politica, convoglierà le vicende di tutti i protagonisti in una trama sempre più organica e coerente. A giovarne è il racconto stesso, sciolto e naturalissimo. Un exploit ben studiato già dalle precedenti stagioni in cui determinante risulta la caratterizzazione comportamentale e psicologica dei personaggi che raggiunge ora piena maturità. Le loro diverse prospettive, i desideri e le speranze, unite a una finale consapevolezza della propria natura mettono in moto l’azione, riconnettendosi perfettamente alla vicenda storica.
Elemento sempre più centrale la lotta per il potere e il potere stesso declinato in variopinte accezioni. Per Veronica Castello è il potere di riprendere in mano il proprio corpo. Ma senza moralismi a posteriori, come evidenziato da Miriam Leone, sua interprete, in conferenza stampa. Per il redivivo (come abbiamo scoperto dal trailer ufficiale) Leonardo Notte è il potere “di decidere chi sono i ministri” ma, come scopriremo, anche una necessità di sopravvivenza.
La stessa sopravvivenza che spinge Berlusconi all’ingresso in politica e al patto con i leghisti. A tal proposito qualche parola merita Paolo Pierobon che ci è apparso ancor più straordinario (e inevitabilmente protagonista) nella stagione che ci aspetta. Come rivelato da Maurizio Lombardi (Paolo Pellegrini nella serie, devoto uomo di Berlusconi), Pierobon sul set non esce mai dalla parte, isolandosi dal resto del cast per poi apparire “trasfigurato” durante la scena. Un trasformismo che condivide con l’eccellente Guido Caprino (originario, pensate, di Taormina), sempre più interprete credibile in 1994, nel ruolo del leghista Pietro Bosco.
Se alla serie si chiedeva maggiore profondità nella narrazione e nei dialoghi, 1994 risponde presente con episodi monocentrici che approfondiscono ora uno ora l’altro protagonista senza mai trascurare, però, l’unitarietà dell’intreccio. Quanto alla trattazione troppo didascalica e all’osare poco, a detta degli autori e per nostra stessa constatazione, il nuovo capitolo spinge sull’acceleratore, entrando nel vivo di quegli anni ruggenti.
Disillusione, intrighi di potere ma anche le vicende soggettive.
Dominante anche in 1994 l’ex sessantottino Leonardo Notte, sempre più libero da legacci morali. Come evidenziato egregiamente da Stefano Accorsi nel corso della conferenza, Notte si esprime ora in tutta la sua più verace e violenta essenza. Cadono le reticenze e ciò che rimane è un uomo che si rivela per quello che è davvero. E che, in fondo, è sempre stato.
Esattamente come in Breaking Bad dove Heisenberg non è altro che il disvelamento della vera natura nascosta dietro l’apparenza remissiva del professor White. Il risultato è una figura al suo ultimo atto, nella pienezza del suo essere. Magnetica e irresistibile.
Ma grosse novità ci aspettano anche nella regia e nella fotografia con tanta originalità e tecniche sperimentali di grande fascino: tra filtri vintage ed espedienti narrativi arditi (non manca una tragica ironia) la visione scorre veloce e irresistibile.
Piacevole conferma anche dalle musiche che si prospettano le migliori della trilogia.
Già nel secondo capitolo il livello si era alzato ma ora, in 1994, sembra proprio che la serie compia il decisivo salto finale. Il risultato è un racconto che riattualizza continuamente le vicende, strizzando l’occhio ai tempi attuali. Gli stessi autori, in passato, si sono detti sconvolti dall’outfit di Salvini, identico a quello del leghista Bosco nella serie. Per non parlare della relazione tra l’ex premier e la Isoardi in cui è facile vedere un parallelo nel rapporto odi et amo tra lo stesso Bosco e Veronica Castello.
“Come in una profezia che si autoavvera“, scherza neanche troppo Stefano Sardo, sceneggiatore di 1994. E per comprendere cosa dobbiamo aspettarci dal finale di questa trilogia seriale vale più di tutto la sua citazione di Marx, con la quale vogliamo concludere questo articolo.
La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.
1994 mette in scena la farsa, il teatrante riattualizzarsi della restaurazione del potere che segue sempre a ogni rivoluzione. E noi siamo pronti a godercela. Dal prossimo 4 ottobre, naturalmente su Sky.