Vai al contenuto
Home » 8 giorni alla fine

8 giorni alla fine non è la Serie Tv che ci si aspetta

8 giorni alla fine
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Cosa fareste se vi trovaste con la matematica certezza che tutto il vostro mondo, per come lo conoscete, finirà entro 8 giorni? È questa la domanda che si pone la prima puntata di 8 giorni alla fine, serie tv tedesca lanciata da Sky Atlantic lo scorso 23 settembre.

Si tratta di una produzione originale di otto puntate, otto come i giorni che rimangono alla fine di buona parte del mondo. Creata da Rafael Parente e Peter Kocyla, ha la regia di Stefan Ruzowitzky e Michael Krummenacher,

Il primo episodio si apre in medias res: la gente tenta in tutti modi di sfuggire dalla zona che circonda il punto di impatto dell’enorme asteroide Horus che sta per colpire non solo la Germania, ma l’Europa intera.

Le vie di fuga principali sono la Russia e gli Stati Uniti d’America, in un momento storico in cui l’immigrazione non è un passo semplice da portare a termine.

8 giorni alla fine

C’è la famiglia formata da Uli, la moglie Susanne e i figli che fuggono alla disperata ricerca di una via di fuga sicura. Si passa poi al fratello di Susanne, Hermann, un politico di spicco che ha un posto riservato su un aereo diretto negli Stati Uniti insieme alla fidanzata incinta Marion. C’è un ragazzo dall’ottima parlantina che rompe una vetrina e finisce per essere arrestato. Infine c’è Ricciolina, rinchiusa in un bunker antiatomico dal padre, molto probabilmente uno di quei paranoici survivalisti che si preparano da anni alla fine del mondo.

Mettiamo le cose in chiaro fin da subito.

Per quanto l’idea di un’apocalisse imminente sia un argomento abbastanza sfruttato sia al cinema che in televisione, 8 giorni alla fine riesce a cambiare le carte in tavola.

8 giorni alla fine

Non aspettatevi nessun eroe senza macchia e senza paura in stile Bruce Willis che salverà la situazione: non c’è più nessuna speranza. Dagli Stati Uniti sono stati già lanciati dei missili, che hanno mancato il bersaglio, quindi l’impatto è inevitabile e resta solo una fuga disperata.

Nelle strade è il caos e alla televisione non si parla altro, la polizia ha ordine di “tolleranza zero” e stanno per intervenire i militari nel tentativo di riportare la calma.

Tutti gli svariati personaggi di 8 giorni dopo sono in conflitto con sé stessi, i propri valori e i sentimenti nei confronti dell’altro: se io mi salvo, che ne sarà dei miei cari, dei miei amici, conoscenti, delle persone a cui voglio bene? Non è una decisione da prendere a cuor leggero e nessuno, in effetti, lo fa.

8 giorni alla fine

Nemmeno Hermann che, pur avendo un biglietto assicurato verso la salvezza, tenta comunque di offrire una speranza al padre, un rancoroso vecchio ormai rassegnato all’inevitabile.

Ciò che rende interessante 8 giorni alla fine è l’assenza ancora concreta della tragedia e, al contempo, il fatto che ormai sia imminente. Chi resterà sarà irrimediabilmente condannato; al contrario chi può fuggire deve farlo a ogni costo, in una lotta dolorosa e lacerante per la salvezza.

Questa serie tv non è il classico esempio di serie apocalittica, perché i momenti poetici sono quasi strazianti e il senso di perdita della speranza sfocia in un nichilismo rassegnato e toccante al tempo stesso.

C’è chi resta e chi tenta di fuggire, chi vuole combattere e chi lascia prevalere i legami familiari e il senso di appartenenza.

Come si può andare incontro alla morte senza un rimpianto?

Quello che manca a molte serie tv, non manca a 8 giorni alla fine: fin dalla prima puntata si crea una rara empatia nei confronti dei personaggi. La scrittura è complessa ma scorrevole e, per quanto l’idea possa sembrare banale, viene sviluppata in maniera interessante. Niente è lasciato al caso e non ci sono colpi di scena fini a sé stessi.

8 giorni alla fine

8 giorni alla fine è una sinfonia in crescendo, che tiene incollati allo schermo della televisione e, di questi tempi, è cosa rara. Tutto ciò che, in apparenza, sembra una scelta facile (come quella del padre che rinchiude Nora nel bunker antiatomico per salvarla e poi cerca adepti che lo assistano nella sua missione) in realtà non lo è. Nora è in carcere, non vuole stare lì.

Fino a che punto è lecito proteggere i propri cari? È possibile perfino ledere la loro libertà?

La prima puntata di 8 giorni alla fine è ricca di spunti, sorprese e punti di riflessione e, di certo, non è la serie tv che ci si può aspettare dalle premesse.

Leggi anche – Una brutta recensione su The I-Land