Una Serie di Sfortunati Eventi, la Serie Tv Netflix con Neil Patrick Harris, trova spazio nel mondo già durante primia anni del 2000 quando l’autore Lemony Snicket pubblica i 13 libri da cui viene tratto il film e, successivamente, la nota Serie Tv. Mettiamo fin da subito i puntini sulle i: non siamo qui a parlare di Una Serie di Sfortunati Eventi come di una produzione sfortunata (perdonate il gioco di parole) perché non vista o sottovalutata. La serie, complice anche la presenza di Harris, è riuscita a scalare le classifiche della piattaforma Netflix senza troppe difficoltà. Ciò di cui stiamo per parlarvi ha a che fare con qualcosa di più grande, con qualcosa che dipende da noi e di cui soltanto noi possediamo la colpa: la semplicità con cui dimentichiamo. Siamo come un pianoforte che cambia spartito e che, in questo caso, ha totalmente dimenticato la musica che ha prodotto qualche tempo fa. Una Serie di Sfortunati Eventi non vive più nella nostra memoria perché l’abbiamo dimenticata, messa da parte con una facilità estrema. Eppure ci piaceva, eccome se ci piaceva. Abbiamo amato il film con il grande Jim Carrey, i libri, e poi abbiamo amato la serie che, in nessun modo, ci ha privati delle stesse sensazioni che le prime due opere ci avevano restituito.
Perché Una Serie di Sfortunati Eventi è stata fedele alla sua storia, delicata come ricordavamo. Ha portato in scena ciò che avevamo visto aggiungendo nuovi capitoli che, invece, avevamo soltanto letto, e il risultato è stato impeccabile. Ma noi continuiamo a dimenticarcene
A differenza della pellicola, infatti, la Serie Tv Netflix continua il suo racconto attraverso la trasposizione di tutti e tre i libri di Lemony Snicket. Ogni stagione si concentra su un libro diverso e ci permette di conoscere in modo completo il temuto e crudele Conte Olaf. In questo modo, una volta giunti alla parte finale della terza stagione, scopriamo che perfino egli possieda una luce, un sentimento che gli permette di andare oltre il suo spietato opportunismo, la sua crudele voglia di sfruttare i piccoli orfani della serie. Il suo personaggio può essere considerato come uno dei villain più interessanti degli ultimi anni, uno di quelli che – fino alla fine – non ti ha mai detto tutto. In una parte nascosta in cui è quasi impossibile accedere, nasconde quella delicatezza che ha sempre contraddistinto Una Serie di Sfortunati Eventi e da cui lui sembrava escluso. Eppure non era così. E questo, la Serie TV Netflix, lo confessa soltanto alla fine, soltanto quando oramai non si può più far niente per lui. Su quel letto di morte, il Conte Olaf è morto e nato allo stesso tempo.
Ma tutto questo continuiamo a dimenticarlo. Nello stesso modo, abbiamo rimosso il talento che Una Serie di Sfortunati Eventi ha messo in campo. Sia i piccoli interpreti – Malina Weissman, Louis Hynes, Presley Smith – che il mastodontico Neil Patrick Harris hanno infatti svolto un lavoro straordinario mettendo in atto delle interpretazioni che non sarebbero mai dovute cadere nell’oblio. In questo senso non possiamo non parlare del talento di Harris che, nel ruolo del Conte Olaf, è riuscito a dar prova nuovamente della sua versatilità.
Come (non) ricordete bene, infatti, il Conte Olaf ha cercato in lungo e in largo i piccoli fratelli con l’obiettivo di risucchiar loro l’intera eredità dei genitori. I tre, dopo la prima esperienza di affidamento con quest’ultimo, sono stati affidati ad altri parenti che hanno cercato di metterli al riparo dalla crudeltà del Conte. Per cercare di riprenderne possesso, quest’ultimo ha più volte finto di essere qualcun altro, dando così vita a dei travestimenti e personalità fuori da ogni immaginario. Harris in questo senso è riuscito a cambiarsi d’abito e personalità nel giro di poche scene, mostrando il suo sconfinato talento e dando così vita a una delle sue migliori interpretazioni.
Una delle cose che più hanno portato Una Serie di Sfortunati Eventi a finire nell’oblio è che soltanto chi l’ha vista sa la verità. Chi l’ha ignorata decidendo di non recuperarla in futuro ha pensato, probabilmente, che la serie non fosse per tutti, che fosse – in poche parole – una produzione adatta a un pubblico selezionato e infantile.
Nulla di più sbagliato: Una Serie di Sfortunati Eventi è una Serie Tv per chiunque, un prodotto trasversale che aiuta i grandi a tornare leggeri e i piccoli a scoprire la tenerezza e la delicatezza. Non esiste un target per questa produzione, ma questo purtroppo è un dettaglio non da poco di cui non tutti sono a conoscenza e che, in modo smisurato, ha fatto sì che la serie venisse dimenticata. Il successo di un prodotto non avviene infatti soltanto durante il momento della sua distribuzione, ma anche negli anni a seguire. The Office è rimasta immobile nella nostra memoria anche perché negli anni il pubblico ha deciso di recuperarla dandole sempre così una nuova vita, occhi sempre diversi che la osservavano. Una Serie di Sfortunati Eventi, invece, ha goduto di un successo che è morto qualche attimo dopo la sua fine e che, per questa ragione, l’ha confinata all’interno di un angolino della piattaforma streaming Netflix.
La cura dei dettagli di questa produzione, l’attenzione al significato delle parole, le meravigliose interpretazioni, la bellezza della leggerezza, il controverso mondo degli adulti: tutti questi sono solo alcuni dei punti di forza della serie, e sono solo alcuni dei motivi per cui questa produzione non avrebbe dovuto avere il destino che invece le abbiamo restituito. Abbiamo bisogno di questo tipo di storie, di questo tipo di meraviglie così delicate che sanno ricordarci la bellezza della semplicità, e urlare per averle per poi guardarle e metterle via non è il modo migliore che abbiamo di curarle. Il lavoro dei produttori, dei registi, dei creatori di una Serie è solo l’inizio, il fiocco che confeziona del tutto una produzione, dopo di che tocca a noi. Il compito di non farle cadere nell’oblio e di renderle ancora vive nonostante il passare degli anni è affidato a noi. E purtroppo, per ora, con Una Serie di Sfortunati Eventi abbiamo fallito miseramente.