Siamo sempre stati avvertiti, consapevoli che Una Serie di Sfortunati Eventi sarebbe stata una storia terribile. Lo abbiamo sempre saputo, eppure abbiamo seguito quei tre orfani le cui sventure non finivano mai. Durante ogni episodio finale, quando i fratelli Baudelaire saltavano da una piccola scoperta a un’enorme delusione, noi abbiamo fatto una scelta: guardare il prossimo episodio. E quella scelta è sempre stata la migliore, considerato il finale di stagione.
Nella 3×01 di Una Serie di Sfortunati Eventi la storia riprende esattamente dove l’avevamo lasciata, con Violet e Klaus che scampano da morte certa. Da questo momento in poi, inizierà il declino per i tre sfortunati orfani che, pur di sfuggire al Conte Olaf, saranno ancora costretti a fare dei sacrifici.
Le risposte alle domande lasciate in sospeso nelle precedenti stagioni non tardano ad arrivare. I nemici aumentano e nulla lascia presagire l’ombra di un lieto fine, malgrado questi tre ragazzini lo meritino. Viaggiano in lungo e in largo, seguiti dallo sguardo vigile di vecchi amici e di nuovi, da mostri selvatici e umani.
Una Serie di Sfortunati Eventi si rivela il gioiello dell’anno, riuscendo a non annoiare mai e a sorprendere sempre.
Dopo aver scoperto che nessuno dei loro genitori è riuscito a salvarsi, i fratelli Baudelaire si convincono di non aver nulla da perdere. L’idea di seguire una zuccheriera, il cui contenuto è ancora un mistero, sembra essere l’unica motivazione per andare avanti. Ogni strada sembra condurli a un passo dalla disgrazia che porta il nome di Olaf.
Siamo stati abituati nel corso delle precedenti stagioni a non fidarci mai di un buon presagio. Ne abbiamo avuto conferma quando i tre orfani hanno incontrato Fiona, il capitano del sottomarino Queequeg, e il Conte Olaf e la sua squadriglia li hanno comunque raggiunti.
E l’ennesima conferma la otteniamo quando, durante il processo ai Baudelaire, la giustizia non segue il suo corso ma viene sfruttata dai cattivi per raggiungere i propri scopi.
In questa terza stagione viene rincorsa una morale che è inesistente, perché, malgrado i tre orfani cerchino di fare la cosa giusta, essa precede costantemente terribili eventi. Durante la narrazione i frammenti di un puzzle ancora incompleto ritrovano il loro posto, rendendoci i fatti ancora più chiari.
In Una Serie di Sfortunati Eventi non esistono né il bene, né il male: due concetti così semplicistici si disperdono in un caos scatenato molto tempo prima.
La tematica di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato si presenta in maniera improvvisa, malgrado sia sempre stata presente e velata in ogni episodio. Ne abbiamo un esempio grazie all’uomo con le mani a uncino, Fernald, ex componente dei VF nonché fratello di Fiona. Per scongiurare che degli scienziati sfruttassero il fungo velenoso Mycelium Medusoide, Fernald decise infatti di dare alle fiamme la struttura di ricerca. Ma il benevolo gesto gli si ritorse contro perché, a causa di tale decisione, perse le sue mani. Egli andò contro i suoi stessi colleghi pur di salvare l’umanità da una simile piaga, per la quale non esisteva ancora alcuna cura. Eppure, è considerato un crudele manipolatore che lavora per Olaf.
Più volte si ripete nella serie che in alcune occasioni è opportuno fare delle scelte per un bene maggiore, lasciando che il concetto di correttezza si sgretoli, e perda il suo significato.
E mentre i Baudelaire continuano la loro fuga, l’ardore della vendetta spinge il Conte a organizzare un piano per eliminare tutti coloro che lo hanno tradito, dai componenti dei VF agli stessi orfani.
Uno dei punti chiave di questa terza stagione è la scenografia. Ci lascia senza parole, a partire dall’Hotel Denouement, che ricorda fieramente il film Grand Budapest Hotel, all’isola finale piena di colori e luce. La contrapposizione delle tonalità utilizzate lasciano presagire che il peggio sia passato, che ora, alla fine dei conti, i fratelli Baudelaire riusciranno ad avere il loro lieto fine. Ma è solo l’ennesimo inganno da parte di Una Serie di Sfortunati Eventi.
Perché ancora una volta la giustizia fallisce e i Baudelaire ne hanno l’ennesima dimostrazione durante un processo fasullo che, invece di graziarli, li condanna.
Quell’addio ai vecchi volti che, durante il loro cammino, gli sono stati vicini e li hanno aiutati finalmente avviene. E per salvare la vita ai presenti, i tre orfani decidono di fuggire con il Conte e allontanarsi dalla città, mentre l’ultimo incendio della serie tv divampa e distrugge l’Hotel Denouement.
Sembra essere la scelta più opportuna quella di allontanarsi dalle persone alle quali tengono. Una volta dispersi, nulla ha più importanza, né la fuga, né la loro fortuna. Nemmeno lo scisma avvenuto all’interno dell’organizzazione segreta, causato dal furto della zuccheriera e dall’omicidio del padre di Olaf. Il passato del Conte ci piomba addosso con violenza, inaspettatamente, al punto da domandarci se dopotutto un simile cambiamento non fosse necessario.
L’umanità caratterizza il villain per eccellenza di Una Serie di Sfortunati Eventi che ferito ha deciso di ferire a sua volta, senza alcuna pietà.
Giungiamo così all’episodio finale di questa splendida serie, illuminati da un sole al quale non siamo mai stati abituati nelle precedenti stagioni. Raggiunta un’isola in cui, per assurdo, troviamo tutti i personaggi fantasma di questa storia, i nostri protagonisti sembrano certi di non aver altra scelta che restare lì.
Quel setting, che ricorda tanto un paradiso fittizio, sembrava voler essere l’ultimo posto sicuro per i tre orfani, nel quale la morte non ha più un sapore così amaro, e non fa così paura.
Il colpo di scena finale vede gli stessi genitori dei Baudelaire come i salvatori dei figli: o almeno, ciò che di loro è rimasto.
Attraverso un libro, essi hanno lasciato le annotazioni più importanti circa la sopravvivenza dei VF e la stessa cura per il Mycelium.
Ogni dubbio avuto durante la narrazione degli eventi trova la sua risposta in questa terza e ultima stagione. Il segreto circa il contenuto della zuccheriera è così rivelato da una Kit Snicket morente. In essa vi era l’antidoto per il fungo velenoso Mycelium Medusoide e custodire tale segreto ha portato alla morte di tantissimi volontari e innocenti.
Sarebbe stata la scoperta del secolo, nonché la salvezza da un male precedentemente incurabile, eppure la domanda alla fine sorge spontanea: davvero ne è valsa la pena?
Una Serie di Sfortunati Eventi non è semplicemente la storia di tre sfortunati ragazzini, e nemmeno di un’organizzazione segreta che vuol fare del bene. È la storia di un uomo che cerca vendetta, di uno scisma nato per odio e rancore, alla cui base vi è la necessità di fare la cosa giusta, soggettivamente diversa per tutti.
Non assistiamo alla redenzione del Conte che, sino alla fine, puntualizza che non ha mai chiesto alcun perdono. Rivela la sua umanità soltanto quando l’unica persona che abbia mai amato sta per lasciarlo, per sempre.
Egli cerca, sul punto di morte, di rendersi agli occhi del suo primo amore ciò che è: un uomo, con difetti e pregi. La giustizia, da sempre sorda, Olaf l’ha ricercata e l’ha ottenuta nel modo più sbagliato e mostruoso.
Proviamo persino compassione per lui. Forse, i fratelli Baudelaire non sono stati gli unici a vivere una vita di sfortunati eventi. Forse, questo circolo vizioso ha avuto come protagonista Olaf che, reagendo, si è trasformato in ciò che una volta amava combattere, plasmato dalla vendetta e dal rancore. Ha donato ai Baudelaire un incubo, e a noi i ricordi di una storia terribile, eppure straordinaria.
Pensavamo che Una Serie di Sfortunati Eventi non potesse godere di un lieto fine, e in effetti così è stato: agli orfani è stato concesso ciò che più si avvicinava a una piacevole conclusione.
Violet, Klaus e Sunny crescono così la figlia di Kit, orfana proprio come i protagonisti. E il suo nome sarà Beatrice, come la madre dei suoi guardiani, come la donna che ha dato inizio a quello scisma, all’interno dell’organizzazione. Dopo un anno trascorso in quell’isola, i quattro ragazzi decidono di imbarcarsi su quella nave che porta il nome della madre, solcando acque ignote, forse in cerca del proprio lieto fine. Forse, ora più vicino, senza Olaf alle calcagna.
La conclusione della serie ci rivela una piccola Beatrice che intraprende una conversazione con lo zio Lemony Snicket. Le parole di Beatrice continueranno così a diffondere il ricordo dell’infelice, ma coraggiosa famiglia Baudelaire. E di quell’uomo chiamato Conte Olaf, cattivo e tremendo, nonché il personaggio più coerente e umano della vicenda.
Non ci saremmo mai aspettati una conclusione simile, sotto ogni punto di vista. La fotografia, la bravura degli stessi attori, persino la sceneggiatura: tutto è curato nei minimi dettagli.
L’interpretazione magistrale di Neil Patrick Harris resterà negli annali, così come quella dei ragazzini protagonisti che si consacrano dei giovani talenti.
Abbiamo assistito a una serie di sfortunate avventure. Le abbiamo seguite con l’ansia e la preoccupazione degli stessi protagonisti, condividendone le sofferenze e le gioie, le delusioni e le vittorie. La storia di questi tre tristi orfani ci ha regalato sorrisi e lacrime. Sarebbe riduttivo ringraziare la penna di Lemony Snicket per aver dato vita a questi personaggi e questa narrazione, eppure banalmente ci è possibile soltanto questo.
L’unico piccolo difetto di questa stagione lo ritroviamo nel frettoloso epilogo circa i personaggi che hanno conosciuto i Baudelaire. Un ulteriore approfondimento sulla storia dei Volontari del Fuoco o una spiegazione su come la scomparsa degli orfani abbia influito sulla quotidianità dei loro conoscenti avrebbe reso la serie tv perfetta.
Non conosciamo cosa sia accaduto con esattezza durante il viaggio di ritorno dei fratelli, o ai presenti nell’Hotel Denouement quando l’incendio ha distrutto la struttura. Probabilmente questi dubbi non troveranno mai una risposta. Ma forse fa parte dell’intera vicenda, focalizzata unicamente sul coraggio di tre piccoli ragazzini e sulla ricerca di una giustizia che, non sempre, è giusta o buona.
Sfortunati, forse, lo siamo stati davvero: la terza stagione è finita e non ve ne saranno altre. Sino alla fine, Una Serie di Sfortunati Eventi ci ha ingannato, lasciandoci sperare in un lieto fine al quale forse siamo stati troppo abituati.