Fox Crime ha trasmesso la prima puntata della miniserie A Very English Scandal, con protagonista un eccelso Hugh Grant.
È una serie tv da non perdere e non solo per la regia magistrale e consapevole di Stephen Frears, né per le atmosfere British retrò dei favolosi anni ’60 o per la trama dark e, al tempo stesso, ironica.
No, A Very English Scandal è da vedere soprattutto per assistere con i propri occhi alla rinascita di un attore la cui carriera è stata costellata da alti e bassi, precisamente Hugh Grant.
La storia, basata su reali fatti di cronaca, racconta di John Jeremy Thorpe, leader del partito liberale inglese dal 1967 al 1976 e membro della Camera dei Comuni dal 1959 al 1979.
Dalla vita apparentemente integerrima, Thorpe è un omosessuale in tempi in cui in Inghilterra essere omosessuali era un reato.
Sì, succedeva anche questo, non tantissimi anni fa, nella civilissima Inghilterra.
Thorpe incontra e perde la testa per il giovane Norman Scott, col quale ha una relazione e, quando Norman minaccia di rivelare al mondo questo segreto, la paura di essere travolto da uno scandalo (e una condanna) lo travolge.
Thorpe è disposto a tutto, pur di difendere la propria figura politica, rivelandosi un personaggio estremamente controverso e privo di scrupoli.
Ironico che sia uno scandalo a porre fine alla carriera politica di Thorpe, perché anche la sfolgorante carriera di Hugh Grant subì uno stop consistente dopo lo scandalo a sfondo sessuale che lo vide protagonista nel 1995.
Fino a quell’anno, infatti, Hugh Grant aveva recitato nel 90% delle rom-com dell’epoca, incluso il super-blockbuster romantico per eccellenza: Quattro matrimoni e un funerale.
All’epoca, Hugh Grant era il fidanzato ideale, fidanzato realmente con una delle donne più belle del mondo, Liz Hurley, il ragazzo della porta accanto timido, impacciato e innegabilmente sexy.
Poi, il 27 giugno 1995, la polizia di Los Angeles lo arresta in compagnia della prostituta Divine Brown.
Boom, carriera messa in pausa per molto tempo, con tanto di pubbliche scuse, perdono della fidanzata e, a grande fatica, redenzione.
Non è certo un caso se, in Bridget Jones, non interpreta Mark Darcy, ma l’arrogante e odioso Daniel Cleaver.
In A Very English Scandal, Hugh Grant è magistrale: con l’età, ha oggi 58 anni, non ha perso un briciolo del suo irresistibile fascino tutto inglese, ma è consapevole, credibile e carismatico.
È ironico, divertente e sicuro di sé e non perde un colpo né quando parla dei diritti civili in parlamento, né quando seduce il giovane Norman, trattandolo come un mero giocattolo sessuale.
Non c’è un attore più British di lui e nessuno avrebbe potuto meglio interpretare Thorpe, un uomo che si conosce così bene e che non pensa di dover pagare per la propria omosessualità: semmai, quello che non accetta è essere ricattato da qualcuno che “non sa nemmeno ricattare per bene”.
Norman, aggressivo e complicato, è interpretato da Ben Whishaw, ottimo contraltare di Hugh Grant: l’uno sicuro di sé, l’altro introverso e pieno di problemi, mentre uno ha successo nella vita e nella carriera, l’altro si autodistrugge.
Nel ruolo di Thorpe, Hugh Grant riesce a superare se stesso: non è più uno stereotipo, l’eterno ragazzo balbettante e teneramente sempre insicuro delle proprie potenzialità.
No, è cresciuto e non ha nessuna paura di sperimentare con ruoli completamente diversi.
Posto che non potrà mai essere l’eroe di un action movie (sì, ci ha provato, ma con scarsi risultati che lo facevano sembrare un pesce fuor d’acqua), riesce ad alleggerire i toni gravi di A Very English Scandal in modo sorprendente.
Non è una storia leggera, qualcosa da prendere sottogamba, perché essere gay nell’Inghilterra degli anni ’60 era una colpa che portava al carcere o al suicidio, eppure
Le morti continuano, per impiccagione, avvelenamento, gas, uomini che si uccidono per vergogna e paura: io non ritengo che siano suicidi, credo che siano omicidi, sono uomini ammazzati dalle leggi di questo paese e io credo che sia il momento di smetterla.
Il suo sorriso convinto, il nomignolo “coniglietto”, insieme inquietante e dolce, che affibbia all’amante, il suo essere brillante e la sua cinica caccia alla moglie perfetta, alleggeriscono i toni di una vicenda altrimenti drammatica.
Ci si può rialzare da uno scandalo come quello che ha travolto Thorpe?
Certo e Hugh Grant è lì, in A Very English Scandal, a dimostrarlo.