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Perché Abbott Elementary continua a essere più apprezzata dalla critica che dal pubblico

Abbott Elementary a rischio cancellazione?
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Noi abbiamo sempre le idee chiarissime, e basta dare un’occhiata ai titoli dei nostri pezzi dedicati per farsi un’idea del nostro approccio. “Il mondo delle comedy aveva un bisogno disperato di Abbott Elementary“, scrivevamo nel 2022. “Abbott Elementary è tutto quello che dovrebbe essere oggi The Office per sopravvivere“, incalzavamo nel 2023 con un paragone più che generoso. “Dovete assolutamente guardare Abbott Elementary, la sit-com che sta finalmente raccogliendo l’eredità dei numeri uno“, dicevamo un anno fa senza nasconderci. Pochi mesi dopo, riconoscendo una certa frattura tra l’entusiasmo della critica e la freddezza del pubblico, ci avevamo riprovato con un articolo altrettanto chiaro: “Tempo e pazienza: Abbott Elementary non è una serie d’amore a prima vista“.

Siamo arrivati al 2025, Abbott Elementary è in onda con la quarta stagione ed è arrivato il momento di farsi una domanda chiave. Perché il nostro atteggiamento, sovrapponibile in questo caso a quello della critica nella sua globalità, non trova una corrispondenza nel grande pubblico?

In sintesi: perché Abbott Elementary non ha ancora fatto il grande passo che hanno fatto tutte le grandi sit-com per diventare dei titoli iconici, universalmente riconosciute coi crismi del “vero dieci”? È il momento giusto per domandarselo con maggiore forza. La quarta stagione rappresenta spesso e volentieri un turning point decisivo in questo senso, ma la comedy, invece di crescere, sta attraversando una fase di appannamento.

Alcune settimane fa, d’altronde, avevamo sottolineato il calo dei numeri portati a casa dalla produzione ABC, la meno vista del network. Meno vista, nell’ordine, di High Potential, 9-1-1, Doctor Odyssey e l’immortale Grey’s Anatomy, ormai arrivata alla ventunesima stagione. Un campanello d’allarme chiaro, seppure facilmente contestualizzabile. Il cambio d’orario della messa in onda non aveva giocato a favore della serie, tanto da averla portata a scendere in alcune occasioni sotto la soglia critica dei due milioni di spettatori. Un campanello d’allarme che sembrava addirittura messo timidamente in discussione il rinnovo, poi arrivato pochi giorni dopo.

Cosa sta succedendo? E cosa è successo, in fondo, fin dall’inizio? Perché Abbott Elementary non riesce a catturare un pubblico all’altezza del suo gigantesco potenziale qualitativo?

Abbiamo elaborato una risposta dopo aver visto le prime otto puntate della quarta stagione, disponibili da alcuni giorni su Disney+.

Quinta Brunson, protagonista della serie tv comedy Abbott Elementary
Credits: ABC

Partiamo da un presupposto, il filo conduttore che ha fin qui accompagnato l’esperienza di Abbott Elementary. Il calo, arginato nelle ultime settimane dal cambio d’orario e dal fortunato crossover con It’s Always Sunny in Philadelphia, è solo numerico. Arrivata alla quarta stagione, la comedy è quella di sempre e sta trovando per strada una maturazione capace di strutturare con maggiore forza i suoi personaggi, connetterli con una chimica sempre più palpabile e portare avanti, parallelamente, un’efficace critica del sistema scolastico statunitense. La quarta stagione, incentrata sullo sviluppo della relazione sentimentale tra Janine e Gregory e sul processo di gentrificazione che porterà alla costruzione di un campo da golf in un’area limitrofa alla scuola, risponde pienamente alle aspettative. La comicità proposta è raffinata e ricca di citazioni alte, caratterizzata da una tendenza che non scade mai nella volgarità né nella ricerca del sensazionalismo.

Abbott Elementary è una comedy classica, nell’accezione più positiva della definizione.

La componente drama è in qualche modo sottintesa ma non ruba mai la scena, mentre si combinano l’impegno sociale con una ricerca di leggerezza mai frivola. Insomma, se da un lato il mondo è un posto difficile e Abbott Elementary non chiude mai gli occhi di fronte a esso, dall’altra è una comfort series che conserva coerenza e non ricorre mai a scorciatoie per attirare l’interesse del grande pubblico.

Rarissimi i colpi di scena, mentre l’intensità emotiva dei personaggi spicca in situazioni specifiche che garantiscono tridimensionalità e profondità. La gestione stessa della relazione principale della serie, quella che vede coinvolti i già citati Janine e Gregory, ha in sé gli elementi canonici della coppia tormentata che trova sempre un modo per sfuggire a un amore plateale e desiderato dal pubblico, senza mai scadere nei topoi di scrittura più attrattivi che ci accompagnano dai tempi di Ross e Rachel (ma pure da prima, in realtà).

Insomma, Abbott Elementary è quanto di meglio si possa chiedere a una comedy contemporanea. È inclusiva ma senza forzare la mano sul politically correct, scritta senza sottovalutare l’intelligenza del pubblico, abbastanza accessibile ma allo stesso tempo non troppo immediata. Divertente sì, ma con una comicità che trova solidità nel racconto più che nelle gag. E i risultati li conosciamo, eccome. La critica non perde mai occasione per rimarcarne il valore, e altrettanto si può dire a proposito dell’impatto sugli Emmy. Ventiquattro le candidature ottenute, quattro i premi vinti. Risultati notevoli che certificano la bontà dell’opera creata da Quinta Brunson. Il pubblico, però, continua a essere d’accordo solo fino a un certo punto: è presente, ma non abbastanza. Accoglie positivamente la serie, senza esagerare con l’entusiasmo.

Arriviamo, allora, al punto. Un punto che trova molte delle risposte in un capovolgimento della prospettiva su alcune delle considerazioni appena fatte per elogiarla.

Abbott Elementary
Credits: ABC
  • Partiamo dall’ultimo punto: gli Emmy. A fronte di 24 candidature, sono “solo” quattro le vittorie. Non poche, ma emerge un dato fondamentale: le comedy vincenti nella principale categoria di riferimento sono un chiaro segno dell’evoluzione dei tempi. Per intenderci, negli ultimi quattro anni hanno vinto, nell’ordine: Ted Lasso (2021, 2022), The Bear (2023) e Hacks (2024). Scenario simile se si estende l’orizzonte ai Golden Globe: Hacks (2021), The Bear (2023 e 2024), intervallate dalla vittoria di Abbott Elementary nel 2022. Fioccano le candidature, ma poi vince (quasi) sempre qualcun altro. Vince la commistione dei generi e l’evoluzione del formato comedy, sempre più ibrido e votato all’orizzontalità. Il caso più evidente è la bellissima The Bear, una serie che definire “comedy” sarebbe persino eccessivo se non addirittura fuori luogo, ma anche le altre sfuggono con grande evidenza alle catalogazioni più rigide.

Cosa ne possiamo trarre? Lo spazio per le comedy più classiche è sempre più limitato.

Il formato mockumentary ha garantito una transizione di successo dagli storici dettami del genere a proposizioni meno statiche, ma la centralità che un tempo avevano è ormai perduta. Ciò non significa che si debba parlare della fine di un’era, sarebbe sbagliato. Le comedy più canoniche ricoprono ancora un ruolo importante, ma hanno perso la priorità nei gusti del pubblico. Abbott Elementary, d’altronde, è uno dei migliori esempi in circolazione, ma la concorrenza è tale da non averla ancora portata a diventare un cult assoluto.

  • Altro punto: mancano i conflitti interni. Abbott Elementary si distingue per una satira efficace rivolta al sistema scolastico americano, e qui si sviluppa il vero conflitto della serie. L’istituto al centro del racconto lotta per sopravvivere come può, a fronte di investimenti limitati e gravi carenze strutturali che ne minano la funzionalità. Un tema interessantissimo, ma quando si parla di “conflitti”, il pubblico si aspetta anche altro: i personaggi della serie sono alimentati da una notevole armonia, e qualcuno potrebbe arrivare a definire i toni un po’ troppo “buonisti”. L’approccio tende alla gentilezza, i personaggi non presentano sfumature convintamente antieroistiche e un forte senso di comunità caratterizza le dinamiche. In un mondo nel quale si alza la voce per tutto e si assiste a una profonda polarizzazione delle prospettive, l’atteggiamento di Abbott Elementary non è abbastanza attrattivo per il pubblico di massa.

Si potrebbe vedere un problema anche in tal senso, ma questo è un capitolo a parte.

In sintesi: Abbott Elementary è un po’ troppo tranquilla e non abbastanza irriverente per un certo pubblico, mentre hanno la meglio serie che giocano spesso su cinismo, sarcasmo o assurdità da una parte, sull’intensità emotiva dei personaggi dall’altra.

In questo secondo aspetto, la mancanza di situazioni davvero “drama” finisce per penalizzare la serie. Altrettanto si può dire per la sostanziale assenza di orizzontalità: il pubblico di oggi, più votato al binge watching, tende ad appassionarsi meno alle trame verticali, specie se trasmesse settimanalmente come accade negli Stati Uniti.

  • Il target di riferimento, inoltre, non è abbastanza trasversale. Destinata a un pubblico maturo e pienamente adulto, Abbott Elementary presenta una comicità poco immediata e destinata, spesso, a una platea molto americana e non abbastanza internazionale. Non è un caso, allora, che nel momento in cui vi scriviamo sia assente dalla top ten dei titoli più visti su Disney+ in Italia, pur essendo tornata alcuni giorni fa coi nuovi episodi. Il suo umorismo è spesso percepito come “di nicchia”, e per certi versi è vero.
  • Assenti, inoltre, i grandi momenti di hype. Poche le guest star coinvolte nel tempo, e pochi gli appuntamenti evento davvero importanti. La spinta positiva del crossover con It’s Always Sunny in Philadelphia è un segnale in questo senso: Abbott Elementary ha un gran bisogno di momenti del genere, ora come non mai.
  • La serie, infine, fatica nell’adattarsi a modelli narrativi alternativi, finendo per risultare a tratti ripetitiva. Potrebbe trarre dei benefici da una varietà più marcata di registri e stili adottati, senza perdere la sua identità.

Insomma, è chiaro: molti degli elementi d’analisi trovano una sponda positiva nella critica (e in chi ha sviluppato questa analisi), ma sono allo stesso tempo dei fattori limitanti per il grande pubblico.

Ciò non sminuisce Abbott Elementary, comedy che resta un riferimento assoluto per il genere nella tv contemporanea. Spiega, però, perché il pubblico di massa preferisca puntare su altro, garantendole una base importante ma non abbastanza significativa da issarla tra i top assoluti. Siamo arrivati alla quarta stagione: si parlava di un turning point, ma non è ancora il tempo delle sentenze definitive. Non sarebbe la prima volta che una grande comedy sia apprezzata dai “posteri” più che dai suoi contemporanei: è accaduto, in parte, per The Office, protagonista di una rinascita postuma dopo la sua fine. Non ebbe mai ascolti bassissimi (se non durante la prima stagione), ma solo in seguito divenne il fenomeno socioculturale che conosciamo oggi.

Succederà altrettanto ad Abbott Elementary? Abbiamo dei dubbi a riguardo, ma la speranza è che possa trovare nel tempo un pubblico diverso, più adeguato al suo potenziale. Il tempo delle grandi comedy non è ancora finito, ed è evidente che la serie meriterebbe una considerazione diversa. Non smetteremo di crederci: abbiamo un gran bisogno di una serie tv del genere.

Antonio Casu