Qualche mese fa ce ne aveva dato un piccolo antipasto, ma da non molto Disney + ha voluto deliziarci caricando sulla propria piattaforma la restante parte degli episodi di Abbott Elementary, divertente workplace comedy ambientata in una scuola elementare di Filadelfia che si rifà alla collaudata tecnica del mockumentary (finto documentario). Dopo il successo all’esordio della prima stagione premiata agli Emmy e ai Golden Globes, la serie si è infatti guadagnata una fiducia tale da aver ottenuto la possibilità di portare il proprio numero di episodi da dieci a ventidue: un piccolo trionfo personale e un vero e proprio ritorno alle origini di un genere che, in un’epoca in cui le comedy si sono per lo più adeguate agli standard delle piattaforme streaming, sa di ventata d’aria fresca. Se, infatti, la prima stagione della serie era servita come apripista volta a introdurre contesti e personaggi, è con la seconda stagione che, almeno a parer nostro, la comedy ha spiccato completamente il volo.
Vi lasciamo alla nostra recensione no spoiler della seconda stagione di Abbott Elementary
Nuovo anno scolastico in quel della Abbott e con esso tante novità e tanti sviluppi per il gruppo di docenti di cui fanno parte i protagonisti: nuove dinamiche interpersonali e nuove sfide tanto nel campo dell’insegnamento quanto nella sfera privata che hanno tutto il tempo di essere esplorate, senza frettolosità dovute a uno scarso minutaggio. La seconda stagione di Abbott Elementary, infatti, riesce laddove tante altre comedy recenti hanno fallito: fare interessare sempre di più il pubblico alle storie dei protagonisti e fidelizzarlo tanto da spingerlo a provare sempre più affezione per il vissuto dei personaggi. Come, del resto, rimanere indifferenti di fronte all’evolversi della caratterizzazione dei vari personaggi, che impariamo a conoscere sempre di più, con i loro limiti e stramberie?
Dopo aver lasciato lo storico fidanzato Tarik, Janine si ritrova in una vera e propria situazione di crisi esistenziale: sola, persa e posta di fronte a significative difficoltà economiche che dovrà risolvere facendo affidamento sulle proprie forze e il sostegno di quelli che, più che colleghi, stanno ora diventando una vera e propria famiglia. Anche Gregory, d’altra parte, deve fare fronte a nuove sfide: persa la speranza di diventare preside, l’uomo deve ambientarsi a pieno nel suo ruolo di maestro fisso. Le cose non sono però facili per nessuno, nemmeno per Melissa e Barbara o per Jacob: quando un problema sembra risolversi, ecco che nuove difficoltà continuano spuntare come funghi!
La seconda stagione di Abbott Elementary mantiene gli standard introdotti da quella precedente permettendosi anche di inserire ulteriori spunti e una trama orizzontale che, seppur non si dipani in ogni puntata verticale, permettono di creare un interesse tale da motivarne la visione. Oltre alla crescita individuale di ogni singolo personaggio, messo ogni giorno di fronte a nuove sfide, infatti, a scatenare il grande interesse dello spettatore è l‘evolversi delle relazioni tra i vari protagonisti, come quello da madre-figlia tra Barbara a Janine, l’amicizia tra Jacob e Gregory e lo svilupparsi dei sentimenti reciproci tra quest’ultimo e Janine. Ma non solo: la minaccia incombente secondo cui la scuola potrebbe essere inglobata all’interno della rete privata delle scuole leggendarie di cui fa parte la storica rivale della Abbott è un filone narrativo che permette numerosi spunti di riflessione in merito all’educazione e introduce un “nemico” che compatta ulteriormente il gruppo.
Nonostante questa sottotrama si risolva forse fin troppo facilmente, è comunque interessante notare come ognuno dei personaggi principali reagisca a proprio modo di fronte alla questione senza mai smentirsi. Se infatti la serie sta avendo il successo (soprattutto in America) che dimostra, ciò non si deve solo all’ottima scrittura della sceneggiatura della stessa Quinta Brunson (che nella serie interpreta Janine), ma anche alla cura e all’unicità dei vari protagonisti. Creando un gruppo variegato sia per quanto riguarda vissuto che generazione di appartenenza, la serie infatti ci dà modo di mostrare prospettive diverse che, pur entrando spesso in contrasto, ci dimostrano anche un grande senso di unità e solidarietà che scaldano il cuore.
Accanto a momenti di divertimento dato dalle reazioni dei personaggi di fronte ai problemi della quotidianità accanto ai pasticci che solo dei ragazzini potrebbero creare e passando per le personalità più fuori dalle righe di individui come l’iconica preside Ava o del tanto imperscrutabile quanto esilarante bidello Johnson, infatti, non mancano anche scene commoventi e altamente formative. Attraverso la prospettiva di insegnanti tanto motivati, riusciamo infatti a percepire davvero le frustrazioni di un mondo che può essere compreso appieno solo se vissuto dall’interno. Se nella prima parte di stagione la maggior sfida che i docenti si trovano a combattere è data da un sistema incapace di fornire assistenza, aiuti e risorse a una scuola considerata di fascia B, nella seconda tranche di episodi a essere al centro dell’attenzione è stato il rapporto, molto spesso problematico, intercorrente tra insegnanti e genitori degli alunni. Una difficoltà , questa, che negli ultimi anni è andata crescendo a causa di un cambiamento interno alla società .
Con grande maturità e consapevolezza, la serie, però, non si dà a facili moralismi facendo di tutta l’erba un fascio: Abbott Elementary riesce infatti a ben rappresentare quel complesso mosaico che rappresenta le differenze interne a ogni famiglia: se in alcuni casi, infatti, a costituire tensione sono malintesi e incomprensioni che possono essere sanati con poco, vero è anche che, in altri, la situazione si presenta come ben più complessa e molto realisticamente non trova una soluzione.
Situazioni che mettono a dura prova i più giovani e inesperti come Gregory, Janine e Jacob, ma che talvolta schiacciano anche le veterane come Melissa, che si ritrova a dover gestire due classi in una sbrigando il doppio del lavoro senza alcun riconoscimento.
E dal lato dell’umorismo? Se Abbott Elementary aspira ad arrivare al livello di comicità di altri mockumentary ai quali, per forza di cose, si ispira, allora ha ancora parecchia strada da fare, eppure, grazie alla chimica tra i personaggi e al contesto scolastico, capaci di fornire tantissimi spunti per una bella risata, riesce a fare la sua buona figura. Merito di dialoghi freschi e naturali, capaci di sembrare realistici e ad alcune running gag che si apprezzano sempre di più con il passare del tempo. Un plauso da questo punto di vista va sicuramente agli irresistibili personaggi del bidello Mr. Johnson e la favolosa Ava, che oltre a dare colore alla serie con spassose battute collocate sempre al posto giusto ci delizia inaspettatamente dimostrando di essere molto di più di quanto non appaia all’esterno. Che dire poi della spassosa pedanteria del dolce Jacob e della tenera goffaggine di Janine? Dell’estro di Melissa, delle dolci e ingenue storpiature di Barbara, della spassosa mimica di Gregory quando si trova in situazioni di disagio?
Con la sua seconda stagione, Abbott Elementary si conferma come uno dei punti fermi di questa nuova generazione di serie a stampo comico statunitense. Grazie alla sua capacità di rifarsi a quegli ingredienti che hanno reso grande il genere e a una volontà di esplorare territori fino ad ora poco battuti ma che possono dare davvero tanto al panorama seriale odierno. Già rinnovata per una terza stagione, ci auguriamo che Abbott Elementary possa continuare a riscuotere il successo meritato!