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Acapulco – La Recensione della seconda stagione di una Serie Tv che non si dovrebbe più snobbare

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Venerdì 16 dicembre, Apple Tv Plus ha pubblicato la puntata conclusiva della seconda stagione di Acapulco, la comedy dagli sgargianti toni pastello rilasciata a cadenza settimanale. La storia ispirata al film del 2017, How to Be a Latin Lover (con parte originale del cast presente anche nella serie tv), è senza dubbio una gemma in un catalogo che presenta alcune tra le comedy migliori degli ultimi anni, grazie a show come Ted Lasso e Mythic Quest. Apple Tv Plus, sembra dunque capace di proporre dell’intrattenimento originale brillante e completo in un genere per certi versi in crisi. Il racconto ispano-anglosassone di Maximo Gallardo Ramos ha da poco ultimato il suo secondo ciclo di episodi, confermando lo standard qualitativo e narrativo del primo, e alzando ancora di più l’asticella delle aspettative rivolte a una confort comedy del genere.

Come nel caso delle altre commedie seriali presenti sul portale Apple Tv Plus, Acapulco è uno show puramente leggero e ironico, capace di rendere concreti e profondi anche gli attimi più drammatici, veicolati senza perdere mai la cornice da comedy. Pur con un pubblico estremamente ristretto, se posto in proporzione a quelle che sono le sue doti, la serie tv ispirata a How to Be a Latin Lover è ancora poco conosciuta, ma con la seconda stagione si conferma un racconto irrinunciabile per qualsiasi appassionato del genere.

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Acapulco (640×362)

La seconda stagione di Acapulco parte proprio da dove si era interrotta la prima.

In occasione dei funerali di Don Pablo, il Maximo adulto del presente torna ad Acapulco col nipote Hugo e, nel frattempo, ne approfitta per visitare alcuni luoghi e individui cardine della sua giovinezza, per poi terminare alla porta del misterioso amore della sua vita. Allo stesso tempo, il racconto del passato procede, e il giovane Maximo Gallardo del passato affronta i soliti alti e bassi all’interno del resort Las Colinas. In particolare, il secondo capitolo della serie tv approfondisce tutte le questioni anticipate dal finale della prima stagione: andando a fondo nella tresca tra Hector e Diane, e nella riconciliazione familiare di Don Pablo. Sono riprese anche le questioni sul futuro matrimonio tra Chad e Julia, e sulla relazione tra Memo e Lorena, la nipote di Lupe. Sul piano familiare, Maximo racconta ed esperisce le vicende relative alla relazione tra sua madre ed Esteban, è la celata omosessualità della sorella Sara. Tutto sembra tornare nell’atmosfera da sogno onirico del narratore più inaffidabile ed egocentrico degli ultimi anni. Il lussuoso resort Las Colinas, nel 1984, si riconferma un microcosmo di entità eccentriche, frenetiche e inesorabilmente legate tra loro. Ogni storia non è individuale o autoconclusiva, tutto è legato a un quadro più grande in cui ogni azione genera una o più conseguenze che si riflettono sullo staff, sulla famiglia di Maximo Gallardo, e/o sui vacanzieri.

Ne è l’emblema il bracciale che il giovane protagonista aveva comprato per dimostrare il suo amore per Julia, lanciato poi in mare a seguito della delusione di capodanno al termine della prima stagione.

Con l’annuncio del matrimonio con Chad, le speranze di Maximo sembravano ridursi. Eppure, è proprio il viaggio indiretto che il braccialetto fa nel corso del secondo capitolo a esplicitare concretamente le interconnessioni e i legami che fanno di Acapulco una serie tv curata nel dettaglio narrativo. Ogni protagonista è a contatto con l’altro, complice un destino in cui Maximo vuole credere, nel caos frenetico e allegro de Las Colinas ogni cosa col tempo trova il proprio posto, culminando nel finale della stagione corrente. Un po’ il destino, un po’ il desiderio di rompere finalmente gli schemi e lasciarsi andare, ciascun personaggio arriva a un punto di svolta nel proprio cammino individuale, ma inevitabilmente connesso agli altri e all’hotel, motivo per la quale la terza stagione (se confermata) permetterà ancora di più di giocare con le figure che goffamente perseguono i propri intenti in un ecosistema colorato e contornato da una malinconica e seducente atmosfera anni Ottanta.

E’ proprio la costruzione del microcosmo ironico, leggero e caldo a rappresentare uno dei punti di forza di Acapulco, distinguendosi come comfort comedy colorata e ritmata che pone al centro l’empatia in una favola dalla morale formativa.

In aggiunta, rispetto alla prima stagione, la seconda presenta una predominanza maggiore di dialoghi in spagnolo, rimarcando la doppia natura della serie tv di Apple Tv Plus. Buona parte delle conversazioni più importanti della storia avvengono nella lingua madre degli abitanti di Acapulco, enfatizzando il lato più vero e genuino delle dinamiche, e portando il pubblico verso un prodotto da fruire necessariamente in lingua originale.

Allo stesso modo, l’umorismo della storia narrata dall’egocentrico Maximo Gallardo continua a essere eccentrico, irriverente e spesso basato sulle estremizzazioni tipiche delle grandi telenovela. E’ proprio questo genere narrativo che fa da espediente comico per molte delle esagerazioni, battute e dinamiche della serie tv. La tradizionalista madre Nora, l’ambizioso Hector, il drammatico Memo, questi e molti altri sono caratteri che si prestano benissimo alle esigenze narrative di una serie tanto comica quanto profondamente delicata nel raccontare anche l’altro lato della medaglia, come nel caso dell’irruente Sara, sorella minore del protagonista. Acapulco è uno show nato per essere un comfort e un piacere educativo, e nostalgico, fuori dal resto. Episodio dopo episodio, il nucleo di individui de Las Colinas si fanno conoscere sempre di più, scoprendo anche i lati più celati dei caratteri apparentemente più forti. Nel suo essere comedy, work place comedy, e fiaba (anche dalla morale che Maximo da a sé stesso ricorrendo il proprio passato), Acapulco non fallisce nel mantenere coerente e intrigante la propria struttura narrativa, con colpi di scena in pieno stile soap, espressività caratteristica, e lezioni quotidiane veicolate con una prospettiva quasi genitoriale. Mettendo all’angolo i protagonisti in situazioni scomode, la serie tv regala ancora di più momenti caldi, emozionanti, a volte persino commuoventi nella sua semplicità e giusta leggerezza nel raccontare i fatti e la crescita personale.

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Acapulco (640×427)

La commedia dai colori pastello si riconferma e si supera, grazie anche all’intrisa malinconia sempre più presente all’interno della seconda stagione. Con lo scorrere degli episodi, il dream big, il materialismo e la fame ambiziosa del Maximo Gallardo del 1984 sono progressivamente palesati. Il giovane non ha intenzione di accontentarsi, conscio delle possibilità proprie, e del resort, mostra poco a poco un lato innocentemente più corrotto e materialista, riflettendo maggiormente l’uomo che sarà nella attualità. E che, all’inizio della serie tv, sembrava quasi irraggiungibile per un ragazzo tanto intraprendente, buono e naïf. Proprio per questo, e per il cliffhanger con cui il secondo capitolo si è chiuso, la storia di Acapulco sembra esser giunta a un punto di svolta decisivo, che speriamo con ansia possa trovare dispiegamento in una terza stagione. Perchè Acapulco è anche e soprattutto la scalata sociale di Maximo Gallardo, nonostante i momenti caldi e ironici, il pretesto narrativo della storia è proprio il modo in cui l’inesperto protagonista si sia fatto un uomo tanto diverso e apparentemente lontano dai valori che l’hanno formato e dall’inseguito amore per Julia.

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