In questo articolo si passeranno in rassegna cinque trasmissioni televisive che hanno floppato fragorosamente in televisione negli ultimi quindici anni. L’aspetto emerso più interessante è che proprio il fatto di essere stati degli insuccessi ha fatto sì che queste trasmissioni rimanessero nella memoria collettiva. E, in alcuni casi, diventassero dei veri e propri cult della televisione italiana. Tra l’altro, questi 5 flop fragorosi della televisione italiana non hanno intaccato (quasi) mai la carriera dei personaggi coinvolti né, tantomeno, la solida tenta del broadcaster che li ha mandati in onda.
UNO DEI 5 FRAGOROSI FLOP DELLA TELEVISIONE ITALIANA: IL FESTIVAL DI SANREMO 2008
L’edizione del Festival di Sanremo del 2008 fu condotta da Piero Chiambretti e, per l’ultima (e tredicesima) volta nella sua lunga carriera, da Pippo Baudo. La cinquantottesima edizione della kermesse ligure è, a oggi, la peggiore dal punto di vista degli ascolti, con il 35,64% di share. Nonostante due mostri sacri alla conduzione, questa edizione non riuscì ad invertire la tendenza negativa di quegli anni. Oltre a essere stata l’edizione meno vista di sempre, quella del 2008, vinta da Giò Di Tonno e Lola Ponce con Colpo di fulmine, ottenne un altro record negativo. Infatti, risulta essere anche il Sanremo con la finale che ha registrato il numero più basso di spettatori, meno di 10 milioni. Sarà stato per questo che Pippo Baudo non ha più presentato il Festival?
IL PIÙ GRANDE (ITALIANO DI TUTTI I TEMPI)
Uno dei più grandi flop della televisione italiana si registrò nel 2010, quando su Rai2 andò in onda il programma Il più grande (italiano di tutti i tempi), condotto da Francesco Facchinetti. L’obiettivo del programma è intuibile fin dal suo titolo: stabilire quale italiano, più di ogni altro, abbia saputo essere un’eccellenza nella Storia. Meno immediato era il meccanismo di voto, ripartito tra una giuria in studio e il televoto da casa che, nella puntata finale, premiò il grande Leonardo Da Vinci. A non essere premiato sicuramente fu il programma che, dopo alcuni aggiustamenti in corsa, chiuderà la puntata finale con il 6,8% di share. Nonostante questo, il programma viene ricordato per alcune clamorose gaffe e momenti di puro trash. Su tutti, Vittorio Sgarbi che, all’eliminazione di Dante Alighieri, esclama indispettito: “è un ce**o questo programma”.
TAMARREIDE
In prima serata su Italia1 dal 13 giugno al 25 luglio 2011, andò in onda Tamarreide, un docu-reality (molto reality e poco docu) condotto da Fiammetta Cicogna. In ogni puntata, 8 ragazzi “tamarri“, a bordo di un camion approdarono in diverse città italiane, dovendo affrontare alcune sfide, sia pratiche che culturali. Nonostante, quindi, nascesse in un’epoca di grande forza del reality show, Tamarreide, dopo 7 puntate con uno share progressivamente in calo, terminò senza stagioni successive. Se lo share del programma avesse raggiunto in maniera direttamente proporzionale le vette di trash toccate, staremmo parlando del più grande successo televisivo di tutti i tempi. Invece, Tamarreide entra di diritto tra i 5 flop fragorosi della televisione italiana.
RADIO BELVA
Altro giro, altro flop. Era il 2013 e nelle reti del Biscione andò in onda Radio Belva, tentativo di trasposizione televisiva de La Zanzara, condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. Il programma esordì e finì su Rete4 la stessa sera: il 9 ottobre 2013. A decretare la sua fine non fu solo lo share del 2,8%. Radio Belva, infatti, fu un esperimento fin troppo sui generis che mise insieme, tra gli altri, Emilio Fede, Paolo Villaggio e Vittorio Sgarbi, quest’ultimo arrivato a un passo dalla rissa con lo stesso Cruciani. Lo share basso e i contenuti a dir poco rivedibili decretarono la chiusura di Radio Belva dopo una sola puntata. Proprio per questa sua natura ineffabile, che la trasformò in evento e in unicum irripetibile, Radio Belva è ancora oggi ricordata per le sue discutibili particolarità.
ADRIAN
A volte il buongiorno si può vedere solo al mattino, senza che arrivi sera in maniera tranquilla. È quello che successe nel 2019 su Canale5 ad Adrian. Il programma presentava una struttura particolare, in cui prima del cartoon Adrian, andava in onda lo show Aspettando Adrian, la cui conduzione fu affidata ad alcuni showmen tra cui Nino Frassica. Adrian, vero cuore del progetto, è invece un prodotto d’animazione doppiato dallo stesso Celentano. La serie tv si pose l’ambizioso obiettivo di raccontare diverse tematiche sociali.
La prima puntata del programma registrò un ottimo ascolto, con oltre il 20% di share. Tuttavia, a partire dalla successiva, gli ascolti cominciarono a calare, portando Mediaset a sospenderne la messa in onda. Adrian venne poi riproposto a dicembre dello stesso anno, anticipato da uno spettacolo dal vivo con protagonista lo stesso Celentano. Nonostante questo cambio di stagione televisiva, si confermò il trend negativo di ascolto e share.
LE RAGIONI DIETRO AI 5 FRAGOROSI FLOP DELLA TELEVISIONE ITALIANA
È sempre complicato tentare di mettere in luce le ragioni di un insuccesso, come di un successo, di un qualsiasi prodotto, soprattutto artistico. In questo articolo sono stati riportati 5 flop fragorosi della televisione italiana degli ultimi quindici anni. Tentiamo ora di darne una spiegazione. L’edizione 2008 di Sanremo probabilmente ha floppato poiché non riuscì a trovare elementi di rottura che facessero uscire la kermesse dal pantano nella quale era finita in quegli anni.
Il flop de Il più grande (italiano di tutti i tempi) e di Adrian, invece, può essere ricondotto a strutture poco chiare che non arrivarono al pubblico come si auspicava. Tamarreide e Radio Belva, seppur in maniera diversa, flopparono a causa del contenuto delle trasmissioni. Il primo mostrò quanto possa essere complesso realizzare un buon reality, il secondo fu oltremisura scorretto.
Insomma, seppur per motivi diversi, queste 5 trasmissioni televisive italiane si sono rivelati dei fragorosi flop. Proprio per questo, però, a differenza di trasmissioni mediane, come qualità e ascolti, che si sono perse nel flusso, questi programmi sono rimasti, nel bene e nel male, nella memoria collettiva di ognuno di noi. La tendenza ad apprezzare ciò che sta alle estremità è una tendenza tipica della società contemporanea, non solo nel campo artistico. E questa propensione culturale è una delle cause che ha fatto sì che, ad oggi, almeno alcuni di questi programmi, siano considerati dei veri e propri cult. Al contrario, ma pur sempre dei cult.