Do not stand at my grave and weep. I am not there, I do not sleep. I am a thousand winds that blow, I am the diamond glints of snow. I am the sunlight on ripened grain. I am the gentle autumn’s rain. When you awaken in the morning’s hush, I am the swift, uplifting rush of quiet birds in circled flight. I am the soft starshine at night. Do not stand at my grave and cry. I am not there, I did not die.
Non piangere sulla mia tomba. Non sono lì, non dormo. Sono nei mille venti che soffiano, sono nel luccichio abbagliante della neve. Sono il sole sul grano maturo. Sono la delicata pioggia autunnale. Quando ti svegli nel silenzio del mattino, sono la corsa rapida degli uccelli ovattati che si levano a cerchio in volo. Sono la morbida luce notturna delle stelle. Non piangere sulla mia tomba. Non sono lì, non sono morta.
Nella vita si ha la tendenza a dare per scontato tutto ciò che si presenta in qualche modo come ordinario. Non ci facciamo caso, semplicemente. Ci si abitua. Ci si abitua alla bellezza di un cielo stellato, così come ci si abitua alla quotidianità del tramonto; ci si abitua alla certezza di avere un amico a cui rifarsi in caso di bisogno, così come si rischia di abituarsi ad un amore straordinario proprio per la sua ordinarietà, per la sua semplicità. La straordinarietà perciò sta nel non dare mai per scontato qualcosa di ordinario, qualcosa che è meraviglioso proprio perché ordinario, normale, quotidiano. In After Life, Tony ha dovuto imparare a sue spese il dolore (e la normalizzazione dello stesso) e la disperazione che si celano dietro la perdita di qualcosa di straordinario come l’amore di una vita, straordinario proprio alla luce della sua ordinarietà.
In questo senso, i video che sua moglie Lisa gli ha lasciato per prepararlo alla sua assenza hanno una duplice funzione: ricordargli chi è, ricordargli che uomo buono lui sia, ma anche e soprattutto ricordargli che il loro tesoro più prezioso è sempre stato la fortuna di vivere una vita straordinaria nella sua ordinarietà. Guardare il mondo con gli occhi di Lisa ci permette di vederne la bellezza celata: lei non è morta, lei è lì nel vento che soffia tra gli alberi. Lei vive nel gesto gentile compiuto in un momento difficile. Lisa è la parte più bella di Tony, la parte che Tony deve tornare ad amare nonostante il dolore.
Quei momenti che in After Life ci vengono mostrati attraverso la telecamera diventano così una finestra su una vita passata – la vita prima della vita -, una vita che Tony ha vissuto a pieno, con il cuore colmo d’amore. Ciò che Lisa ha regalato a Tony è il dono più prezioso in assoluto: non lasciare scorrere la bellezza della vita quotidiana, ma sii presente, sii gentile.
Non importa quanto si soffra, un cuore buono non può essere nascosto.
Un cuore buono riconosce la straordinarietà di ciò che è ordinario, di ciò che troppo facilmente si dà per scontato. E così guardiamo il sorriso di Lisa attraverso gli occhi di Tony e ne riconosciamo la forza. Guardiamo l’amore che li legava, e non possiamo non restare stregati dal coraggio di una donna disposta ad anteporre le paure di Tony al suo dolore, alla sua stessa paura di morire.
E straordinarie sono anche le storie di cui Tony si fa testimone attraverso il giornale per cui lavora, il Tambury Gazette. Storie straordinarie di gente ordinaria.
E, ancora, straordinario è il rapporto che lega Anne e Tony: due anime spezzate, due cuori in lutto che lentamente – in tempi certamente diversi, perché non siamo tutti uguali – smettono di sanguinare. Nel contesto ordinario della lotta per la sopravvivenza quotidiana, Anne è riuscita a vedere in Tony ciò che lui nascondeva a sé stesso. Quella scintilla che, semplicemente, non puoi ignorare troppo a lungo.
I want you to live, Tony. Not just not kill yourself or wait patiently for death. But live. Live your life as if there’s no tomorrow, and then you wake up and there is a tomorrow, and you do it again.
Voglio che tu viva, Tony. Non solo non ucciderti o aspettare pazientemente la morte. Ma vivi. Vivi la tua vita come se non ci fosse un domani, e poi ti svegli e c’è un domani, e lo fai di nuovo.
Iniziate a farci caso, vero? Quello del rapporto tra l’eccezione e l’ordinario, tra ciò che è normale e ciò che è straordinario, è una costante a cui After Life ci ha abituato nel corso delle sue tre stagioni.
Ma facciamo un passo indietro, e cerchiamo piuttosto di conoscere Tony e Lisa da vicino – interpretati da degli ispiratissimi e incredibilmente umani Ricky Gervais e Kerry Godliman – nonché tutti quei grotteschi e per niente casuali personaggi secondari. Cerchiamo insomma di capire da dove emerga questa straordinaria normalità.
In After Life, quella di Tony è una quotidianità amputata
Privato della parte migliore di lui, vive una vita trascinandosi giorno dopo giorno. Lungo le tre stagioni abbiamo però avuto modo di osservare il suo processo di cura, i suoi timidi iniziali tentativi. Abbiamo anche avuto modo di osservare i suoi errori, lo abbiamo persino visto gettare la spugna. Lo abbiamo visto toccare il fondo per poi risalire.
Attraverso After Life, Ricky Gervais ci ha mostrato la fatica del dover continuare a vivere una vita ordinaria dopo aver perso ciò che la rendeva straordinaria. Elemento di raccordo fondamentale tra la vita prima della vita – la sua vita con Lisa – e la vita dopo la vita – quella che si trova costretto a vivere all’indomani della morte di sua moglie – è Brady. Il cane è infatti l’unica ragione che ha spinto Tony a lottare nel momento più buio, a non arrendersi ma continuare a vivere. Non possiamo non notare, di nuovo, la straordinarietà di un gesto ordinario.
Se nelle prime due stagioni si ha la netta percezione che questi gesti ordinari dall’impatto straordinario provengano dalle persone che circondano Tony, persone che anzi sembrano come attratte da lui e dal suo atteggiamento repulsivo – pensiamo ad esempio a personaggi secondari come Daphne e Pat il postino, incapaci di accettare un rifiuto da parte di Tony ma sinceramente attratti dalla sua schiettezza ed empatia – nella terza stagione assistiamo ad un cambio di rotta.
Tony tocca il fondo, di nuovo. E, di nuovo, si rialza. Vuole stare bene, vuole farlo per Lisa. Vuole fare del bene. Dimenticare un amore così grande è impossibile. Smettere di piangerlo, pure. Ma farlo vivere, farlo brillare – questo Tony può farlo. Segno di questo cambio di rotta è, ad esempio, il momento in cui Tony decide di rispettare l’ultima volontà del padre e spargere le sue ceneri all’interno del locale in cui aveva deciso di sposare la donna della sua vita. Ma lo è anche la decisione di recuperare i soldi dell’assicurazione fatta da Lisa in vista della sua morte, soldi che Tony decide di donare a chi ne ha bisogno. Gesti ordinari, dal valore straordinario: nell’esatto momento in cui Tony decide di mettere il suo lato migliore a dispozione delle persone a lui care, tutto il mondo di After Life si colora di una luce diversa.
E forse è proprio qui che risiede la forza della grande opera di Ricky Gervais: anche le lacrime che rigano il volto degli spettatori si trasformano: da lacrime di tristezza, diventano lacrime di speranza, di gioia. Quella che Tony sta regalando agli altri – ai personaggi del suo mondo, ma anche a noi spettatori -, ma prima di tutto a sé stesso è perciò esattamente questo: una vita dopo la vita. Una vita fatta di momenti, di attimi di straordinaria normalità.
L’importante, come sempre, è farci caso.