L’arte del travestimento è tra le più antiche e longeve della cultura orientale e, maggiormente, occidentale: una pratica che porta l’individuo in una ricerca della propria femminilità o mascolinità (definito “drag queen” se uomo, mentre “drag king” se donna) e trasporta il pubblico in una dimensione di frivolezza e intrattenimento. Tanti sono i nomi degli artisti che si espongono su questo versante, sia in Italia che all’esterno, ma senz’altro il più noto è quello di RuPaul Charles: drag queen statunitense, nonché presentatore del celebre e longevo reality show RuPaul’s Drag Race, iniziato nel 2009 e tutt’ora in produzione, presso MTV. Da questo progetto ne sono derivati altri, delle versioni dell’omonimo show in nazionalità differenti: Canada, Regno Unito, Francia, Spagna e, tra questi, anche l’Italia. Per forza di cose, una proliferazione di prodotti del genere ha portato l’esercito dei sostenitori a moltiplicarsi esponenzialmente nel corso degli anni. Purtroppo, però, questa miriade di fan non è bastata per salvare la prima serie televisiva incentrata sul seguente mondo: stiamo parlando di AJ and the Queen.
Lo sviluppo di AJ and the Queen venne confermato nel maggio 2018 da Netflix, corredato dal numero di dieci episodi e l’attore protagonista: il già citato RuPaul. Egli ha collaborato assieme a Michael Patrick King per la stesura della sceneggiatura e la produzione esecutiva, alla quale si sono affiancate pure la Warner Bros. Television e MPK Productions. Dopo esser stato completato il cast nel 2019, le riprese si sono svolte in diversi luoghi degli Stati Uniti d’America e la pubblicazione è avvenuta il 10 gennaio 2020, sulla piattaforma streaming. Ahimè, la sua vita è stata breve, in quanto l’annuncio della cancellazione fu riferito neppure due mesi dopo la prima messa in onda, il 6 marzo. Un risultato inizialmente inspiegabile, vista l’alta qualità della serie, eppure oggi, a posteriori, una motivazione ce la possiamo dare: ancor prima di parlare di questo, vediamo di che cosa parla e i tanti punti di forza che avrebbero potuto giocare in suo favore, se solo fosse stata ascoltata.
Robert Lincoln Lee (RuPaul Charles), in arte Ruby Red, è una delle drag queen più seguite e sostenute del club notturno nel quale lavora: un artista eclettico, appariscente e straordinario sotto ogni punto di vista. Nella sua lunga carriera è riuscito a racimolare un’ingente somma di denaro e proprio questa lo porterà a decidere di abbandonare tutto per aprire un locale, in gestione con il proprio compagno Damien Sanchez (Josh Segarra); prima di stabilirsi però, deve svolgere un ultimo tour in dei locali sparsi per gli Stati Uniti d’America. Un progetto che realizzerà affranto, dal momento che l’amato si rivelerà un truffatore seriale e deruberà Robert di ogni suo possesso economico, attraverso la carta di credito creata in condivisione: un gesto che mostra la totale fiducia riposta nei suoi confronti, in nome dell’amore.
Supportato da Louis Bell (Michael-Leon Wooley), il suo migliore amico e coinquilino, nonché a sua volta drag queen, decide che questo evento non può permettere a Ruby Red di eclissarsi, pertanto il tour dovrà svolgersi, trovando tuttavia un’ulteriore complicazione: ovvero l’aggiunta di una nuova persona nella sua vita, quella di AJ Douglas (Izzy G), una ragazzina dalle sembianze maschili che vive nel suo stesso condominio e si intrufolerà nel suo rundown 1986 R/V poco prima della partenza. Le figure genitoriali di quest’ultima sono assenti: suo padre non l’ha mai conosciuto, mentre sua madre, Brianna Douglas (Katerina Tannenbaum), è una prostituta dei bassi fondi, oltre che tossicodipendente, perennemente assente nella vita della figlia. Una serie di circostanze porterà Robert ad accettare la compagnia della giovane ragazza e insieme partiranno per il viaggio forse più importante della loro vita: quello alla ricerca di se stessi, della propria stabilità e felicità interiore. Un percorso che verrà ostacolato da Damien e la sua partner in crimini, la tenebrosa Lady Danger (Tia Carrere), in cerca di vendetta per esser stati denunciati alla polizia ed essere, in quel momento, dei pericolosi ricercati.
AJ and the Queen ci fa da itinerario per la vasta circoscrizione territoriale nella quale si muovono i due protagonisti, portandoci in dieci tappe, una differente per ciascun episodio: partendo da New York City, passeremo a Pittsburgh, Columbus, Louisville, Mt. Juliet, Little Rock, Jackson, Baton Rouge, Fort Worth, per finire con Dallas. La serie ci scorta nei luoghi più periferici e inusuali, mostrandoci non solo il duro lavoro di Ruby Red nei locali notturni o la sua competizione con le altre drag queen, bensì anche la varietà di culture urbane locali, smosse dalle persone più singolari e disparate. Di sotto traccia, invece, ci vengono presentate una serie di tematiche, interne ed esterne al colorato mondo di Robert e di Ruby: qualcuna dichiarata alla luce del sole, altre bisbigliate sotto ai bagliori della notte. Nella narrazione accogliamo dei nuclei tematici che includono la frode, la ricerca della propria sessualità, il ritrovamento della fiducia verso se stessi, la legittimità di ogni forma estetica e la libertà di essere chi si vuole, dove lo si desidera e, soprattutto, quando.
Attraverso una fotografia cristallina, una scenografia chiara, ma mai banale, e una sceneggiatura semplice quanto basta per divenire usufruibile sia ai più giovani, che ai più anziani, il potenziale di AJ and the Queen era enorme.
Basti pensare alla grande versatilità e completezza del cast, sia tra i personaggi principali, che quelli secondari, tra loro abbiamo diverse drag queen provenienti dal reality show di RuPaul, come: Jinkx Monsoon (Edie), Katya Zamolodchikova (Magda), Monique Heart (Miss Terri Tory), Ginger Minj (Fanny Pack), Trinity The Tuck (Danielle Dupri) e Jujubee (Lee Saint Lee). Ed invece, altre ancora hanno fatto dei brevi cameo: Mayhem Miller, Valentina, Eureka O’Hara, Bianca Del Rio, Alexis Mateo, Manila Luzon, Vanessa Vanjie Mateo, Jaymes Mansfield, Ongina, Kennedy Davenport, Mariah Balenciaga, Dahlia Sin, Jade Jolie, Monica Beverly Hillz, Morgan McMichaels e Pandora Boxx.
Tutte quante caratterizzate da intriganti eccentricità e diversità, dei punti di forza propri dei loro personaggi e delle loro stratificate storie.
Le loro testimonianze saranno accompagnate da una soundtrack fluida e impossibile da non amare, che tra le tante tracce comprende dei capolavori dell’industria musicale, come: Girl, You’re a Woman di Carlin Glynn, Chandelier di Sia, I Will Survive di Gloria Gaynor e You’re The One That I Want di John Travolta e Olivia Newton-John.
Tutto sembra andare liscio, niente apparentemente risulta mal eseguito in AJ and the Queen e così è. Quindi, cos’è che ha portato il colosso streaming a decidere di troncare il progetto e lasciare i suoi telespettatori in bilico, dinanzi a un finale aperto? Quello in cui AJ deve decidere con chi proseguire il resto della sua storia: se al fianco di sua madre, ripulita da ogni sostanza stupefacente, o al fidato amico Robert, cosciente della sua nuova indipendenza. Mai avremo la risposta a questo quesito.
Senza dubbio, quello che non ha funzionato per l’ascesa al successo della serie, è stata soltanto la fiacca strategia di marketing (possiamo dire quasi assente) e, di conseguenza, il passa parola sui social network, e non. RuPaul è uno dei personaggi pubblici più seguiti e ammirati non solo nel suo paese, ma in tutto il mondo, però, la sua sola presenza non può bastare per reggere sulle spalle il potenziale successo del progetto o meno. Tante sono state, e continueranno a essere, le produzioni realizzate e lasciate a se stesse, senza alcun aiuto nella diffusione del loro verbo; AJ and the Queen rimarrà per sempre fra queste, insieme a tutto quello che sarebbe potuta diventare col tempo.