Alfredino Rampi – Una Storia Italiana è giunta definitivamente al termine con gli ultimi due episodi. Due puntate, quelle andate in onda, che hanno logorato i telespettatori confermando ciò che avevamo già detto qui: il realismo così rispettoso di cui il regista si è servito per affrontare e raccontare la storia. Ciò che balza immediatamente agli occhi, in questo senso, è la scelta da parte di Marco Pontercorvo di non inquadrare mai il bambino in fondo al pozzo restituendoci come sua ultima immagine un sorriso innocente, innocuo, inconsapevole. Non avremo mai alcun focus su quel corpo sporco di terra, neanche un piccolo frammento. Proprio per questo motivo, forse, Alfredino – Una Storia Italiana non perde tempo a precipitarsi verso la fine della storia con sole quattro puntate che hanno l’unico obiettivo di raccontare e mostrare quanto questa vicenda cambiò il nostro paese. Ed è così che diventa necessaria un’altra scelta da parte del regista: farci vivere la tragedia da più punti di vista. Siamo gli occhi della madre, una donna che apre lo sguardo a ogni speranza e lo chiude a ogni tentativo fallito. Siamo gli occhi di un padre razionale, ma devastato forse perché proprio lucido. Siamo gli occhi della gente che vive in diretta questo dramma senza poter fare nulla. Siamo gli occhi dei vigili del fuoco che si riscoprono impotenti, pieni di crepe. Siamo gli occhi dello Stato che deve prendere le proprie responsabilità. Siamo gli occhi di un’Italia avvilita, sconfitta, persa.
Le ultime due puntate si dividono in momenti pieni di speranza e in altri che rivelano il vero epilogo della storia. Tutti conosciamo la storia reale, ma questo non ci impedisce di tornare a quel momento, non ci impedisce di sperare ancora come nell’81.
Alfredino – Una Storia Italiana convince ancora di più con la sua conclusione grazie alla dimostrazione tangibile che l’obiettivo della serie è stato raggiunto. Nell’81 i riflettori, dopo la morte di Alfredino, si sono spenti con la riserva di accendersi solo in caso di attacchi e lacrime da parte dei genitori Rampi, eppure questo nella serie non succede. La macchina da presa rimane accesa nonostante la storia abbia già avuto il suo dramma, e questo è il vero potere del nuovo prodotto Sky: non abbandona Alfredino, non abbandona i Rampi. Gli dà il diritto di parlare, di spiegare tutte le conseguenze che questo evento ha comportato, ha raccontato quello che succede dopo quando il dramma si consuma e chi è colpito da questo rimane solo.
La macchina da presa continua a seguire Franca e il marito mentre cercano di rassembrare i pezzi, e segue tutti quelli che hanno vissuto la vicenda raccontando come questa li abbia cambiati. Inevitabilmente tutti da quel momento divideranno il loro arco temporale da “Prima di Alfredino” e “Dopo Alfredino”. Sono tutti cambiati, emotivamente devastati, pronti a ripartire senza perdere alcuna traccia di tutto quello che è successo e si è attaccato addosso.
L’Italia che si unisce nel momento del dolore, ma anche quella che si divide quando questo smette di essere nei primi piani di una rivista.
Alfredino – Una Storia Italiana non smette mai di esserci, di esistere. Dimostra così significhi rimanere soli, quanto siamo solidali quando la notizia è in prima pagina ma quanto – al tempo stesso – smettiamo di esserlo quando la tragedia si consuma. Forse era proprio quello il momento in cui la Famiglia Rampi aveva più bisogno, quando le luci dei riflettori si sono spente. Avevano bisogno di cambiamenti, non di rivincita o di riscatto. Avevano la necessità di sapere che Alfredino sarebbe stato l’ultimo corpo frutto della disorganizzazione, e non solo uno dei tanti. Volevano, anche loro, una vita “Prima di Alfredino” e una “Dopo Alfredino”.
In queste due vite, racconta la serie, Alfredino Rampi è presente, il collant di tutto, la dimostrazione che ci fosse bisogno di altro, la consapevolezza che le cose stessero per cambiare. Sky ha detto sì alla realizzazione di questo progetto, e Marco Pontecorvo ha fatto tutto il resto insieme a un cast eccezionale che è riuscito a trasmettere tutte le sensazioni e le perdite di una società che non era pronta a vedersi fallire, ma che ha dovuto combattere contro se stessa e il potenziale che non ha messo in scena al momento giusto. Nessun rancore, racconta la famiglia Rampi con gli occhi e gli sguardi, solo la consapevolezza di dover rinascere in un’Italia pronta a saper soccorrere il prossimo corpo. Ed è così che Alfredino – Una Storia Italiana giunge al termine: facendoci vivere le basi di quelle costruzioni che alcuni di noi, i più giovani, hanno visto già pronte ignorando la storia, il perché, il come. Adesso tutti sappiamo tutto, chi ha dimenticato ha ripreso a ricordare, mentre chi non ha mai scordato impara a rivivere la storia – con questa serie – con più rispetto e una solidarietà che non smette mai di esistere, neanche con la fine delle riprese.