“Non voglio quello che voglio e voglio quello che non voglio e, per complicare ancora di più il tutto, non so nemmeno cosa voglio o non voglio!” Ally McBeal (qui potete monitorare quando e dove tornerà disponibile in streaming in Italia) si racchiude tutta in questa sua battuta. Calista Flockhart le ha prestato i suoi grandi occhi sgranati, le labbra quasi sempre declinate in espressioni di stupore, i capelli biondi che a volte invadono il viso, il fisico sottile che esprime tutte le sue debolezze.
Il primo immediato legame è generato proprio da lei, Ally McBeal, tanto amata per una grossa parte del pubblico quanto insopportabile per altri per le sue idiosincrasie, perenne indecisioni ma che sono rimasti soggiogati dalla creatività della serie, impigliati nelle maglie della genialità della nuova narrazione seriale, forse più dei sostenitori accaniti della sconclusionata Avvocatessa. Era il 1997, le Serie TV erano per lo più sit-com, la figura femminile di donna indipendente e single era rimasta ferma a vent’anni prima con la fine di Mary Tyler Moore.
Il personaggio di Ally guida una personale DeLorean che plana nella transizione del vecchio secolo con gli anni duemila. Il suo ritorno al futuro è una figura di donna emancipata e allo stesso tempo devota alla ricerca di Mr Right, salda nella sua professione ma fragile nel suo intimo, autoreferenziale ma generosa al momento opportuno, un groviglio di contraddizioni proprio come il nuovo secolo.
Ally McBeal e gli altri
Il suo rapporto con il mondo e gli altri passa per le proiezioni del suo mondo interiore. I suoi pensieri si sentono, la voce fuori campo esterna tutte le sue elucubrazioni. La sua immaginazione si stacca dal suo corpo come un ectoplasma volante e crea continue allucinazioni che l’aiutano a vivere una realtà di qualche taglia più piccola della vita che vorrebbe.
Gli altri, i suoi colleghi, le sue infatuazioni spesso confuse con l’amore, sono funzionali a lei stessa. Il rapporto più stretto con un uomo, che non sia stato un candidato ad una relazione romantica, è con John Cage (Peter MacNicol) lo strambo, saggio, introverso socio dello studio. Le sue stranezze sono al pari delle allucinazioni di Ally McBeal ed è probabilmente quello che li lega oltre alla visione romantica della vita che entrambi condividono, soprattutto nelle sconfitte delle proprie vite sentimentali. Le loro onde emotive s’infrangono contro il cinismo dell’altro socio Richard Fish (Greg Germann) non in cerca di romanticismo ma di soldi, innamorato esclusivamente del suo bilancio in attivo.
E le donne?
Più poliedriche, in bilico tra l’affermazione personale e quella sentimentale, come se fosse sempre necessaria una scelta con l’eccezione di Ling Woo (Lucy Liu), la spietata manipolatrice dello Studio che condividerà con Ally un bacio che ha fatto scalpore soprattutto perché le protagoniste non erano gay (episodio Sogni proibiti nella terza stagione).Tutto il cast di ottimi attori ricopre ruoli che sono perfettamente bilanciati nel meccanismo della serie e creano continue commistioni di generi rendendo Ally McBeal la prima vera Serie TV postmoderna che ha aperto un modo totalmente nuovo nel racconto ed è stata fonte d’ispirazione per le produzioni future. Dramma, commedia brillante, surreale e romantica, tutto in un episodio, generi che si commutano in vasi comunicanti in modo naturale. L’inverosimile diventa plausibile come in un montaggio attrazionale. Non sono previste difese narrative e va bene così.
Il primo vero testimone lo prende Scrubs per il mix dei generi, l’uso dell’ironia e delle situazioni al limite del paradossale. Ally McBeal a sua volta è stata ispirata dalla sitcom Dream On dove utilizzavano clip di film, programmi televisivi per esprimere i sentimenti, la vita interiore del protagonista così come Ally utilizza le allucinazioni. L’uso della voce fuori campo, il pensiero, la chiosa del protagonista è stato da lì in poi riproposto nella serie coeva Sex and the City per trionfare in Grey’s Anatomy. Motivi importanti per ricordarsi di Ally McBeal ma non finisce qui.
La musica che gira intorno
Sì, c’è un prima e un dopo Ally McBeal per l’uso della musica nelle serie tv (qui le 5 migliori colonne sonore degli ultimi anni).
Vonda Shepard, la cantante fissa nel bar dove Ally e i suoi colleghi si ritrovano dopo il lavoro, è il coro greco di ogni episodio. Commenta con le canzoni quanto è accaduto, sottolinea o sposta l’accento su un tema, un personaggio. Un riassunto in musica con spesso guest star del calibro di Sting, Elton John, Tina Turner a cantarlo Cantare è un modo per tutti i personaggi, nessuno escluso, per rendersi parte della comunità che si è creata tra loro, raccontarsi in pubblico per non esserci riusciti in privato. La musica è parte integrante della vita quotidiana anche senza i riflettori del bar. John Cage invoca Barry White ogni qualvolta deve confrontarsi o proporsi ad una donna che lo interessa.
Come se la canzone che ci ronza per la testa o che ci viene in mente per associazione di idee, ricordi sollecitati potesse uscire da noi. In Ally McBeal è la colonna sonora delle allucinazioni, ci riconosciamo in quanto accade. Ancora una volta, l’inverosimile diventa plausibile. La musica si aggiunge agli altri espedienti che Ally utilizza per raccontare se stessa. Se non ci fosse la musica, la voce fuori campo, le allucinazioni, gli effetti speciali a mostrarci il suo mondo interiore, i suoi dubbi, le sue fragilità, resterebbe solo la donna affermata professionalmente che non baratterebbe mai la sua carriera per i sentimenti.
Ally McBeal ci ricorda che l’essere umano è pura contraddizione, dubbio, debolezze impastati nei sentimenti che chiedono voce e se non la concediamo se la prendono con forza, che sia con una canzone davanti allo specchio, in un bar o in una fantasia. Noi dovremmo ricordarla e ringraziarla per tutti i contributi narrativi, gli stimoli creativi che ha seminato nelle serie tv a seguire. A tal proposito, vi lasciamo con le serie tv apripista, le più popolari per ogni anno di nascita!