*Attenzione, la recensione contiene spoiler delle tre stagioni di Altro che caffè *
Altro che caffè è tornata l’8 settembre su Netflix, più assurda e ancora più fuori di testa delle prime due stagioni. Due anni fa, la piattaforma di streaming con la “N” maiuscola tentava una nuova impresa lanciando una creazione francese incentrata sul traffico di cannabis ad opera di una famiglia tanto comune quanto sui generis; da qui il titolo originale della serie: Family Business. Altro che caffè però non fa il verso ai crime drama in piena regola – come i cugini Narcos e Narcos Messico – né propone il solito humor francese o la classica commedia degli equivoci all’europea (date un’occhiata alle 10 Serie Tv europee più brutte di sempre), ma ci mostra il lato tragicomico dei problemi familiari. La serie creata e diretta da Igor Gotesman (Famiglia all’improvviso e Five) propone un intrattenimento che sembra confezionato per essere una comedy familiare tradizionale, invece finisce per regalarci un condensato di follia, imprevedibilità e umorismo non sense. E se al termine della seconda stagione pensavamo di aver visto tutto, le sei nuove puntate della terza vanno ben oltre. Il nuovo capitolo si apre tra funghetti allucinogeni, festini orgiastici, narcos travestiti da frati e un nuovo nemico, Leonard: pericoloso, idiota e matto da legare.
Gli Hazan
Come sappiamo, la storia ruota intorno alle rocambolesche vicende di una famiglia di origine ebraica, la famiglia Hazan, che – trovandosi in ristrettezze economiche – decide di trasformare l’attività di famiglia, una macelleria kosher, nel primo coffee-shop di marijuana della Francia. Il piano però non decollerà mai, ma innescherà una serie di incidenti divertenti che si complicheranno in un’escalation di improbabilità, fino a trasformare dei comunissimi cittadini francesi in criminali ricercati in tutto il Paese. Sebbene la comedy non sia diventata uno dei prodotti europei di punta della piattaforma, come è successo con La Casa de Papel, e le prime stagioni abbiano faticato a ingranare, il verdetto complessivo è positivo. Altro che caffè ha ottenuto su IMDb uno score di 7.4, l’aggregatore di Rotten Tomatoes ha totalizzato un gradimento del pubblico del 100% e anche la stampa europea, salvo qualche riserva, si è espressa a suo favore. Il magazine spagnolo Clarín l’ha definita:
Questa serie ha l’aroma delle buone commedie francesi. Nonostante uno scenario abbastanza prevedibile e delle dinamiche fin troppo incredibili, la serie ha grazia, un buon ritmo, una storia agile e uno sguardo rilassato sulla società francese.
Il Times of Israel ha scritto una recensione positiva elogiando il modo in cui la serie esplora la vita ebraica francese mentre in patria, Family Business ha ottenuto una calorosa accoglienza, sebbene non manchino delle perplessità, come quelle di GQ France che scrive:
Dopo una prima stagione deludente, la seconda aveva invertito le sorti offrendo un migliore sviluppo dei personaggi nelle loro vesti di venditori di erba e perfino la trama è stata decisamente migliorata. Ed ecco che arriva la terza, annunciata come “stagione finale” da Netflix, che si compone di sei episodi di poco più di 30 minuti ciascuno. Per dirla semplicemente, diciamo che la nuova stagione si pone a metà delle prime due, con del buono che a volte è ancora più buono e dei lati negativi che a volte sono troppo negativi.
Difetti a parte, l’umorismo del terzo capitolo è esilarante
Come fanno notare lo stesso GQ France e AlloCiné, la terza stagione insiste marcatamente sull’umorismo scatologico, presentando una dietro l’arta delle battute e delle scene incentrate sul sesso e sulle secrezioni corporee. Gli escrementi faranno da filo conduttore delle nuove vicende criminali, dove il bagno in comune e i membri maschili saranno i protagonisti indiscussi. I dialoghi di Clémentine Cendron, l’ex di Olivier, più psicopatica che mai, sono tanto impertinenti quanto estenuanti a causa della sua mania irrefrenabile di trovare in ogni situazione dei riferimenti sessuali che – seppur divertenti – alle lunghe diventano prevedibili. L’umorismo non manca e le situazioni grottesche e disgustose sono divertenti, ma a volte appesantiscono inutilmente la nuova storia che si presenta già molto ricca. Infatti, come avevamo accennato, la trama della terza stagione è delirante, eccessiva e allucinata.
Eppure, funziona.
Joseph, Aure, Gérard, Ludmila e Olivier arrivano in elicottero in una destinazione sperduta e vengono imprigionati in un monastero. Alla fine della seconda stagione la famiglia era stata rapita da un gruppo di uomini armati e mascherati, e scopriamo che Catherine, la nuova fiamma di Gérard, non è chi dice di essere. La donna è Penelope Cavillan ed è il capo di una delle organizzazione criminali interessate alla famiglia Hazan per impossessarsi della Pastraweed di nonna Ludmilla. Gli Hazan si ritroveranno così in un luogo sconosciuto circondati da frati armati e narcos colombiani determinati ad avere la ricetta miracolosa. Mentre i colombiani prenderanno la nonna, i criminali francesi rinchiuderanno nel monastero il resto della famiglia in attesa che Ludmilla porti a termine il nuovo raccolto. Inutile dire che i galeotti non riusciranno a restarsene con le mani in mano e, durante ogni tentativo di evasione, non faranno altro che peggiorare la loro posizione, combinando tanti guai facilmente evitabili. Il punto forte della nuova stagione è rappresentato dalla strana coppia Joseph/Olivier, i quali uniti raddoppieranno i loro livelli di stupidità. In un tentativo goffo di ammalarsi per impedire ai carcerieri di prelevare i loro organi per venderli al mercato nero, i due ingeriscono dei funghi cresciuti sul tubo di scarico della cella. Fortunatamente, oltre a rimediare un trip allucinato che rappresenta l’apice comico della terza stagione, i funghi sono dei potenti allucinogeni che gli Hazan sfrutteranno come merce di scambio (falafel ripieni di super funghi chiamati FalafeLSD) con il nuovo gruppo criminale, capeggiato appunto dal pazzoide Leonard.
Ma Altro che caffè è pur sempre una storia sulla famiglia
Situazioni improbabili a parte, Altro che caffè parla di famiglia. In questo nuovo capitolo però i drammi familiari aumentano. Non solo verranno confermati i nostri sospetti, ovvero che Gérard è il padre biologico di Olivier, ma faremo l’incontro – malaugurato – con un’altra famiglia disagiata: i Cavillan. Il nuovo nemico, Leonard, altri non è che il figlio di Catherine/Penelope, la quale prosegue il doppio gioco tenendo gli Hazard all’oscuro della sua vera identità. Le intenzione di Catherine però non sono malvagie e il suo legame con gli Hazam è più vero di quanto crediamo. Di fronte alla follia allucinata di suo figlio, Penelope deciderà di confessare la verità e schierarsi con la sua nuova famiglia, lasciando il figlio legato come un salame in mezzo ai boschi della Corsica. Altro che Colombia, verrebbe da dire! Infatti – nonostante il verso dei tucani (registrato) – il paesaggio circostante non aveva proprio nulla di tropicale. I colpi di scena dunque ci sono, ma sono abbastanza prevedibili. Poco importa perché il finale si presenta come una piacevole sorpresa. L’ultima puntata ci regala un momento di intimità familiare davvero toccante che verrà rovinato dal diabolico piano di Clémentine, la cui follia innesca la maggioranza delle svolte narrative di Family Business 3. E da Mazel Tov a Molotov, il passo sarà breve.
I nuovi personaggi di Altro che caffè 3
Nel cast di Altro che Caffè 3 troviamo la famiglia Hazam al completo: Joseph (Jonathan Cohen) imbranato, divertente e sempre pronto a combinare casini; Gérard (Gérard Darmon), più innamorato che mai della sua tanto bella quanto (troppo) astuta Catherine; Ludmila (Liliane Rovère) che vedremo di meno, ma agguerrita come sempre; Aure (Julia Piaton), l’unica che riesce a mantenere il polso della situazione, ma che si beccherà uno squarcio in pieno petto e Olivier (Olivier Rosemberg) che finalmente ritrova il padre che ha sempre sognato, un bandito e un rubacuori, e perfino un fratello (per davvero!) e una sorella (con la quale da ragazzino ha avuto un tête-à-tête intimo). Immancabili anche i personaggi secondari, ma fondamentali, come i vari amici, fidanzate, ex fidanzate/avvocatesse e fratelli pasticceri: Ali Benkikir (Ali Marhyar), Clémentine Cendron (Louise Coldefy) e Aïda Benkikir (Lina El Arabi) e suo fratello Youssef (Oussama Kheddam). La new entry, nonché la vera sorpresa del nuovo capitolo, è Leonard Cavillan (Raphael Quenard), il figlio pazzo criminale di Catherine/Pénélope.
Altro che caffè 3 conferma piacevolmente di avere ancora qualcosa da dire sulla famiglia Hazam e sui suoi tentativi disperati di uscire da una situazione ancora più disperata. Imprigionati e spaventati, con la nonna tra le piantagioni di marijuana circondata da temibili narcos, e alle prese con un gabinetto in comune, la loro unione ne uscirà più forte di prima. Netflix pare essersi già espressa dichiarando che Altro che caffè – per ora – non avrà una quarta stagione. Ma la decisione non sembra essere del tutto definitiva. La vicenda si conclude senza lasciare questioni in sospeso (salvo per il povero Leonard) e potremmo ritenerci soddisfatti con il rappacificamento di Aïda e Joseph travestito da rabbino scontroso.
Eppure la famiglia Hazam potrebbe avere ancora molto da raccontarci e la sua avventura criminale potrebbe proseguire un pochino più in là, quanto basta per regalarci un’altra stagione divertente, contraddistinta dalla sua cifra umoristica sporcacciona, allucinata e sopra le righe.