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American Crime Story 2×09 – Solo

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Siamo arrivati alla puntata finale di American Crime Story. Un’altalena di emozioni, un viaggio delirante e lisergico nei meandri di una mente malata, nel tentativo di farci capire perché qualcuno, un giorno come tanti, decide di portarsi via una vita.

La puntata di apre così come era iniziata l’intera stagione: con l’assassinio di Gianni Versace.

Gianni riverso a terra, con Andrew che lo fissa, quasi a contemplare un’opera d’arte, perché, in fondo, è l’arte che rende eterni e Andrew, che da bambino aspirava ad essere speciale, diventa speciale davvero. Non importa come, o quante vite innocenti si sia lasciato alle spalle. Conta esserci, restare, rimanere impresso.

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Dopo eccessi di qualsiasi tipo, dopo aver sparato a Gianni Versace, Andrew si gode una vita contemplativa, osserva, si rimira, si racconta, guarda se stesso, colpevole di un omicidio a sangue freddo, quasi stesse guardando un film, ride, non prova nessun rimorso, tranne quando si riscopre sospettato. Perché, sì, è un maniaco omicida, ma è anche una creatura fragile, spezzata e, senza volerlo in alcun modo giustificare, è stato inevitabilmente portato a commettere crimini efferati.

Poteva essere diverso? Forse sì.

Poteva sforzarsi di più? Altrettanto vero.

Ma, a conti fatti, Andrew, in fondo, chi era davvero?

Il bambino timido, soggiogato da un padre dispotico, violento, malato? L’istrione mattatore sempre al centro dell’attenzione? Il fuggitivo senza pensieri, nemmeno troppo preoccupato per la propria sorte?

La vittima, il carnefice, l’innamorato non corrisposto, il wonder boy, l’edonista, lo squilibrato, il braccato, il tormentato?

Beh, Andrew è tutto questo e molto di più. È un’espressione della facciata perbenista degli anni ’90, in cui tutto, all’apparenza, andava alla grande, mentre, in realtà, piano piano, si gettavano le basi per la rovina della società americana. Macerie calpestate sotto a copertine patinate.

Il sogno americano è un incubo ed è la vita di Andrew Cunanan: è la sua biografia, passo, dopo passo.

“Andrew non si sta nascondendo: sta cercando di essere visibile”.

E, infatti, in fondo, Andrew non scappa. Si stabilisce in un posto relativamente sicuro, ma non remoto, nascosto o al riparo dalla vista del plotone che ha alle calcagna. No, lui vuole farsi trovare, perché non ha proprio più nulla da perdere.

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C’è tanta speculazione dietro alla storia di Andrew. C’è il tacere e il non voler dire, c’è la paura di svelarsi per ciò che si è davvero e ci sono segreti che non possono essere rivelati, perché troppo scabrosi, troppo difficili da spiegare o capire. Ci sono padri che negano l’ovvio e madri inerti, incapaci di reagire, abbagliate dai flash dei fotografi. Ci sono amiche che tentano il tutto per tutto e c’è, soprattutto, una solitudine e un abbandono che gridano forte, che feriscono, che fanno capire che, in fondo, siamo tutti soli, non importano le bugie, i raggiri, le illusioni, non importano i silenzi o le frasi non dette.

Andrew, ancora una volta, si affida alle cure del padre e, come da copione, rimane deluso. Modesto non vuole un figlio, vuole il successo, insegue ancora scioccamente quel sogno americano che lui stesso aveva infranto con le proprie mani.

Come in un vecchio film d’epoca, Andrew attende il proprio destino nella casa galleggiante. Potrebbe fuggire ancora, ma sceglie deliberatamente di restare, giusto in tempo per vedere il padre in un salotto televisivo in stile Barbara D’Urso, pronto a vendersi, a venderlo, a dar via tutti i loro, orribili, segreti. È l’ultimo tradimento, l’ultima delusione dall’unico uomo che Andrew avrebbe mai voluto approvazione. Modesto lo vende al migliore offerente, e quando Andrew spara alla televisione, è un po’ come se davvero sparasse in testa al padre, che gli ha rovinato la vita.

Parentesi sulla famiglia Versace: Antonio è l’ombra di se stesso, è distrutto, Donatella cerca di mantenere le apparenze, perché è la sua educazione, perché è stata forgiata in questo modo. Tra i due non ci saranno mai convergenze, perché, morto Gianni, l’unico legame che li univa è svanito del tutto.

Impressionante la scena sui funerali di Gianni Versace: Andrew usa un proiettore, quasi a desiderare di essere presente, mentre il prete, un vero cattolico, nega tutto ciò che Gianni era stato. Dimentica Antonio, dimentica l’amore, dimentica una relazione durata per più di un decennio.

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Nascondiamo tutto sotto ad un tappeto, perché, di certe cose, non si parla.

Antonio è l’amore soppresso, soffocato sotto ad un telo di perbenismo e di cose non dette. È un cuore infranto, che non ha voce per esprimere il proprio dolore. Nel frattempo, Andrew è in trappola: deve solo scegliere come alzare le mani. Si siede accanto al suo giovane alter ego, un bambino che poteva fare moltissimo, ma che è stato oppresso, sacrificato, messo in un angolo.

Un’icona degli anni ’90, Kurt Cobain, ha lasciato scritto: I’d rather burn out than fade away. Ed è esattamente quello che decide di fare Andrew: si brucia, sparandosi un colpo di pistola in bocca. La punizione in American Crime Story.

No, Gianni ed Andrew non si sono mai incontrati: nessuno mai saprà perché, quel giorno in particolare, abbia proprio scelto lui come vittima, è tutto parte di un meccanismo troppo complesso, troppo distorto, che noi non abbiamo il privilegio o la condanna di conoscere.

Andrew Cunanan muore suicida, prima che la polizia riesca a mettere le mani su di lui, muore da star, da protagonista, negativo, ma comunque nel ruolo di interprete principale.

E, da interprete principale, Darren Criss che ha dato cuore, anima, sentimenti, istrionismo, charme, merita tutti i premi sulla piazza. Bravissimo, una spanna sopra a tutti. Anzi, no, dieci spanne sopra a tutti. Andrew e Gianni riposano in una tomba, entrambi accomunati da un unico destino tragico, violento, ingiusto.

Questo tragico dramma si conclude con la confessione di Donatella, una meteora in American Crime Story: attesissima, abortita, dimenticabile. Mentre tutti piangono, a modo loro, in un vero epilogo drammatico, lei riesce solo a piangere se stessa. Ed è in questo che emerge tutta la sua solitudine.

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