Attenzione: sono presenti spoiler su tutta la prima stagione di American Gods.
Alla sua vita ha messo fine un Dio.
Rinata da una moneta d’oro,
Laura Moon è quello che la fede ha creato,
una vita,
che prossima alla fine,
segue il suo Dio e lentamente muore ancora.
Laura Moon diventa sempre più interessante, pensavamo di poterla facilmente dimenticare, come una comparsa, importante per l’evoluzione del protagonista e niente più. Pensavamo di doverla immaginare come un personaggio morto, finito.
Evidentemente non è stato così.
In una dimensione spirituale, quasi completamente astratta, in cui esiste ciò che crediamo esistere, lei è concreta, seguita sempre dal suo corpo, dalla sua fisicità, quasi a voler sottolineare il confine (netto) tra verità e credenza.
Eppure, se non fosse per il suo passato, che torna a tormentarla, per i suoi ricordi sempre presenti, potrebbe realmente sembrare parte del nuovo mondo di Shadow. Ma il suo tentativo di suicidio la tormenta, le mosche, prima simbolo su di un impersonale insetticida, adesso diventano sintomo di morte e di vita. Diventano sempre di più, aumentano come aumenta la probabilità di Laura di dover andare via di nuovo. Questa volta per sempre.
Lei, così annoiata dalla vita, tanto da affidare la sua morte a quell’insetticida, adesso vuole vivere.
Divenute l’emblema di una Laura Moon diversa, consapevole della sua fede, le mosche sono ormai parte del personaggio. Un’ossessione presente sin dall’inizio, a partire dal suo passato come soggetti esterni, fino ad arrivare alla sua decomposizione dove diventano parte integrante della sua evoluzione.
Non ha abbastanza tempo di ripresentarsi nella sua vita come persona viva. Le sue priorità sono inevitabilmente cambiate. É sorpresa della svolta che la sua vita ha preso, ma non le importa, adesso vuole definitivamente vivere e seguire la sua fede.
É qui che interviene il genio di Bryan Fuller nel decomporre improvvisamente i personaggi e nel farli lentamente ricomporre con le loro azioni e la loro trama.
Attraverso lo scontro di due onde, Laura e Shadow, il flusso del mare che dalla morte di Laura si era arrestato, adesso ricomincia a vivere. Dopo un scontro avvenuto inaspettatamente e d’improvviso, quasi a voler consapevolmente ferire entrambi, le loro nuove essenze si sono incontrate, per la prima volta dopo tempo, è ormai sono indissolubilmente legate.
Lei è una vita che c’era prima, un passato senza miti né leggende, senza eroi né dei. Shadow è la sua luce, ciò che la salverà, nonostante tutto. Perché gli dei amano prenderci in giro, ma lui non si è ancora reso conto di essere uno dei protagonisti della guerra che arriverà. Non fino a quando non scoprirà la verità sulla morte di Laura.
É tornata indietro, dopo aver incontrato Anubi, dopo aver sperimentato il limbo della morte, solo per un attimo.
Una volta tornata in vita trova in Shadow la sua ragione d’esistere, lo segue e lo salva. Dopotutto è solo grazie a quella moneta d’oro che è riuscita a essere lì, di nuovo di fronte a lui. Risucchiata dalla terra, è arrivata fino a lei e da lei non se n’è più andata.
É un viaggio di speranza e devozione quello che Laura Moon affronta insieme a Mad Sweeney. É una trama nella trama, come a voler strappare totalmente la quarta parete e farci essere consapevoli che lei non è lì per noi, e neanche per lei stessa.
Durante questo tragitto comprende quanto sia cambiata la prospettiva di Shadow, quanto l’incontro con Wednesday abbia minato e modificato completamente la sua fede. La guerra tra dei vecchi e nuovi ha portato al capovolgimento degli ideali e delle idee, facendo allontanare Shadow dalla sua prima fedele.