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Come è nato American Horror Story

American Horror Story
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American Horror Story, la Serie cult “sorella” di Glee, creata da Ryan Murphy e Brad Falchuk, è stata rinnovata per altre 3 stagioni (in questo articolo trovate il tema della settima stagione), che presumibilmente la porteranno ad ingigantire ancora di più la lista degli Awards vinti (al momento 59 su 235 candidature).

Da dove nasce un prodotto di tale successo? Come è spesso il caso, la risposta generica direbbe: passione, tanta determinazione, un pizzico di fortuna e il decisivo (non sempre prevedibile) pensiero giusto al momento giusto.

Sebbene la decisione di realizzare una Serie antologica sia stata presente sin dagli inizi, il tema generale che ha fatto da ispirazione ad American Horror Story è meno cruento di quanto si possa inizialmente immaginare.
American Horror Story nasce innanzitutto dal desiderio di narrare un aspetto molto più vicino a noi nella nostra quotidianità di qualunque demone d’occasione: l’infedeltà.

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In un’intervista al PaleyFest del 2013, Ryan Murphy afferma che in origine l’idea era semplicemente di scrivere un pezzo che trattasse l’infedeltà. Tuttavia, quasi immediatamente, Murphy, da sempre un appassionato dell’horror, ha sentito che questa tematica meritava di essere esplorata in una dimensione più profonda.
L’infedeltà, il tradimento, lede l’intimità, la dimensione più emozionale e fragile in cui ci si possa calare.
E l’idea inizia ad ingrandirsi. E dalla trasposizione esterna delle angosce, degli orrori interni, American Horror Story inizia a prendere vita.

La valenza simbolica dello spazio fisico e architettonico affascina Murphy, e l’orrore dell’intimità violata inizia a prendere una forma più ampia: quella di una casa, l’ambiente privato per eccellenza, in cui sono all’opera forze oscure, inizialmente non riconosciute, imbattibili, che sempre ritornano, sempre perseguitano. Una casa in cui il privato è in realtà pubblico. Una casa che dovrebbe segnare un nuovo inizio per la famiglia Harmon, e invece ne segna la fine.

Dalla voglia di esplorare come l’infedeltà è capace di “distruggerti e perseguitarti”(per usare le parole dello stesso Murphy) la trama si espande per descrivere l’orrore della perdita di qualunque dimensione di sicurezza.
A tal proposito, Falchuk rivela un momento cruciale per la trama nel secondo episodio, quando Hayden irrompe nuovamente nella vita di Ben Harmon. Per Falchuk, la scena in cui Hayden inizia a piangere nella casa è la parte più spaventosa dell’episodio:

<<Per me è quello il momento in cui realizzi “questo è un tizio che ha portato l’orrore in casa sua“. Ed è questa l’idea dietro ogni film su una casa infestata dai fantasmi. Non si tratta dell’infestazione in sé, ma della perdita della casa. Del non sentirsi al sicuro nel posto più sicuro>>.

Nella prima stagione di American Horror Story l’ineluttabilità del ritorno del passato è legato in particolar modo al passato della casa stessa. E Murphy ci tiene a sottolineare quanto lo affascini questa situazione contemporanea in cui è caso più unico che raro che si abiti in uno spazio che non ha visto altri inquilini prima:

<<Non importa dove vai, non importa dove vivi, avrai sempre a che fare con qualcuno che era [in quell’abitazione] prima di te, e con i suoi ricordi e con i suoi traumi.>>

American Horror Story

American Horror Story nasce anche dalla passione condivisa dei suoi autori per il genere horror. Per Murphy, l’approccio all’ horror riporta anche memorie d’infanzia, quando i nonni per punizione gli facevano vedere la Serie Dark Shadows. Il fascino verso la sensazione di piacere provata dalla tensione e dall’essere spaventato ha lasciato un marchio profondo in Murphy. Un marchio che meritava di essere esplorato fino in fondo.
Murphy e Falchuk iniziano a discutere delle possibili idee da inserire e nell’arco di un paio di settimane scrivono il pilot.

L’idea è di produrre una Serie che parli dei pericoli insiti nelle nostre scelte quando sono guidate dagli istinti più bassi. Ma in American Horror Story Murphy e Falchuk vogliono anche trattare l’horror da un punto di vista profondamente psicologico e attraverso personaggi che sappiano evocare emozioni e affetti nello spettatore. Murphy e Falchuk decidono dal principio che puntare unicamente sugli elementi scioccanti avrebbe condfannato la Serie a una vita molto breve (e se fossero stati fedeli a quella che dichiarano essere una decisione iniziale avremmo forse avuto meno problemi da inserire in questa lista sulle 10 cose che non hanno funzionato in American Horror Story).

Lo spettatore di oggi, ragionano i creatori della Serie in un’intervista in cui raccontano gli albori di questa esperienza, è più abituato a immagini spaventose di quanto lo fosse l’audience dell’horror anni ’70-’80 (da cui traggono largamente spunto).
Per Murphy e Falchuk American Horror Story era destinata sin da subito ad essere una Serie che trasudasse emozioni, oltre che terrore.

La discussione delle paure personali è uno spunto sempre importante nella sceneggiatura di American Horror Story, al punto da essere una sorta di vera e propria regola che lega anche gli altri sceneggiatori della Serie. Murphy e Falchuk ci hanno tenuto da subito a trattare di orrori vivamente sentiti e spesso anche reali, come dimostrano le varie storie dell’orrore della nostra realtà che hanno ispirato più volte la Serie.

La scelta di rendere American Horror Story una serie antologica è stata fatta sin dagli inizi in parte per evitare che con il passare del tempo la narrazione si arenasse miseramente. Un’altra ragione è che questo format consente di dedicare un tema preciso a ogni stagione. Così i creatori possono mostrare con più precisione la loro posizione a riguardo.

E una preoccupazione corrente che Murphy in particolare teneva a far vedere in American Horror Story è la situazione di crisi economica attuale:

<<Ti fa sentire paranoico, in ansia e preoccupato, e questo Zeitgeist è decisamente ripreso nello show…insieme a tutte le storie dell’orrore americane con le quali veniamo bombardati ogni giorno.>>

Ma un elemento cruciale che per anni ha dato carisma alla Serie non era stato affatto pianificato. Parliamo di Jessica Lange. Il personaggio di Constance era considerevolmente meno rilevante nella stesura iniziale della Serie. Ma dall’entrata di Lange nel mondo di American Horror Story è stato immediatamente evidente quanto dovesse cambiare. Il personaggio stesso di Constance è stato in gran parte ispirato dall’interpretazione proprio di Jessica Lange in una produzione di A Streetcar Named Desire (“Un tram chiamato desiderio”) che Murphy aveva visto a New York.

Quando Murphy e Falchuk hanno presentato la loro idea alla FX non avrebbero potuto incontrare una reazione più positiva. Con il successo travolgente che stava avendo un’altra grande Serie horror, The Walking Dead, la FX non ha esitato un momento ad appoggiare in pieno il progetto.

E così, dallo spunto offerto dal tema dell’infedeltà, dalla voglia di offrire una Serie che fungesse da catarsi delle angosce del quotidiano, cavalcando l’onda dell’inizio del gran revival del genere horror nel mondo televisivo e dalla presenza nell’equipe di una musa ispiratrice è nato American Horror Story.

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