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American Horror Story – Cult 7×09: la morte è una faccenda seria

American Horror Story
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Strana puntata, questa nona di American Horror Story – Cult. Siamo ormai alle battute finali di questa stagione, e un po’ di stanchezza si comincia a intravedere, nella scrittura e nelle interpretazioni degli attori. Stiamo forse inevitabilmente imboccando quella china che ha condotto le precedenti stagioni a concludersi in modo insoddisfacente (soprattutto Roanoke)? Si tratta solo di fisiologica stanchezza da fine stagione, che si risolverà nel prossimo episodio, riportandoci ai fasti di Valerie Solanas Died For Your Sins: Scumbag, la puntata in assoluto più bella a cui abbiamo assistito in questa stagione?

Vorremmo entrare nella mente di Ryan Murphy per essere rassicurati, per sapere che non ci tradirà anche stavolta, che ci darà un finale degno di questa magnifica stagione. Finora siamo stati fiduciosi, anche se queste ultime due puntate hanno messo in bilico questa speranza; ma non disperiamoci prima del tempo e andiamo piuttosto ad analizzare quanto accaduto.

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Innanzitutto, siamo felici della ripresa di Ally. Un personaggio che sembrava condannato senza appello a rappresentare l’anello debole della stagione, si è ripreso in queste ultime puntate e in Drink The Kool-Aid sfodera degli assi che fanno rabbrividire: uccidere a sangue freddo la moglie, la codarda e debole Ivy, e manipolare Kai, facendogli credere di essere il padre biologico di Oz, risolleva le nostre speranze per lei e ci fa capire come la prima impressione non sia sempre quella che conta, in questa stagione di American Horror Story.

Punto dolente della puntata è invece proprio Kai: l’evoluzione del personaggio da tipico elettore di Trump a raffinato manipolatore e aspirante padrone del mondo sembra essersi arrestata, facendolo regredire al santone fanatico, intollerante, collerico che vediamo in questa puntata. La scena in cui riprende il piccolo Oz, colpevole di usare la testa (e Wikipedia) per controbattere alle sue argomentazioni è forse il punto più basso del personaggio, che sappiamo essere molto più complesso di un capriccioso capetto fanatico.

Speriamo si tratti di uno dei suoi innumerevoli giochi, anche se le premesse non sono dalla nostra parte. Anche durante la scena finale, a casa di Ally, la sua ingenuità ci colpisce e ci spiazza: come può mangiare tranquillamente dopo che Ally stessa gli ha confessato di avere appena avvelenato la moglie? Come può credere di essere veramente il padre di Oz?

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La scena del finto avvelenamento di massa, invece, è emblematica della vena trash che ogni tanto fa capolino in questa stagione di American Horror Story: anche nei momenti più drammatici, Ryan Murphy inserisce un elemento di nonsense che ci fa capire quanto, in questa stagione, conti l’aspetto American più che quello Horror. Che sia la scena in sé, già sufficientemente grottesca, le osservazioni di Kai sulla colite di uno dei suoi adepti, la visione di Gesù impersonato dallo stesso Kai, è tutto un grande gioco in cui la vita e la morte si rincorrono, e così fanno la paura e la risata.

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Non sappiamo come sentirci, alla fine di questa puntata di American Horror Story: se sollevati per la guarigione di Ally e la sua metamorfosi in una donna forte, risoluta e vendicativa, delusi per la regressione di Kai in un capriccioso pazzo con manie di grandezza, straniati dai mille elementi che continuano a non tornare o a essere trattati con eccessiva superficialità.

Come la gestione delle scene con Oz, che viene rappresentato prima come un bambino ingenuo e credulone al punto di credere che Kai sia il suo vero padre, poi portato ad esempio di lucidità e spirito critico, e punito da Kai, ridotto ad adolescente che pesta i piedi per farsi ascoltare. O come i mille giochi di ruolo, i mille voltafaccia e mascheramenti, che iniziano a diventare una giostra fine a se stessa. O come la svolta anarco-femminista del movimento anti-Kai, nato in seno alla setta, mai approfondito e messo in un cassetto troppo presto: che ne è stato di Bebe, del suo doppio e forse triplo gioco con Kai? Che ne è stato della fiera Bev? E della tormentata Winter?

Terremo le dita incrociate per una settimana, dopo aver visto questa puntata di American Horror Story. Aggiungiamo solo che speriamo ne valga finalmente la pena.

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Un saluto agli amici di American Horror Story ITALIA , Citazioni improbabili di American Horror Story