ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su American Horror Story: Delicate
Può bastare una singola, seppur eccezionale, interpretazione a tenere le redini di un’intera stagione televisiva? Questa sembra essere la domanda della cui risposta si è fatta carico American Horror Story: Delicate, perché altrimenti non si spiega l’approccio che ha caratterizzato questa dodicesima stagione dell’amatissima serie tv nata dal genio di Ryan Murphy e di Brad Falchuk.
American Horror Story è pura storia della televisione (qui abbiamo raccolto i migliori finali di stagione della serie), ma inizia visibilmente a sentire lo scorrere del tempo. Questa dodicesima stagione ha provato a rivitalizzarsi, mettendo al centro della scena una delle sue più grandi icone, Emma Roberts, accompagnata da qualche volto noto e dall’innesto sorprendente di Kim Kardashian. La storia ruota intorno all’incubo di una donna, divisa tra la sua carriera da attrice e la maternità incipiente. Una storia che pretendeva di farsi assoluta, ma che invece ha mostrato il fianco a enormi debolezze. Oltre Emma Roberts, di fatto, c’è poco altro in American Horror Story: Delicate. Ed è un gran peccato.
Il tempo passa, ma American Horror Story rimane sempre sotto i riflettori
Come dicevamo, la serie tv di Ryan Murphy inizia a mostrare con evidenza fisiologici segni del tempo che passa. Dodici stagioni non sono uno scherzo, eppure ci si aspetta sempre molto da American Horror Story. Parlare di questa serie tv, d’altronde, non è semplice. Siamo davanti a un titolo davvero storico, fondamentale nella serialità moderna. Il giudizio attorno a esso è sempre delicato, perché se da una parte è evidente che rivivere i fasti delle primissime stagioni è praticamente impossibile, dall’altra la speranza di tornare a riassaporare un visione di quel livello lì è dura a morire.
L’attenzione rimane sempre massima, dunque, intorno a uno di quei titoli che hanno scritto la storia della televisione. Per cui, nonostante tutto, American Horror Story: Delicate era attesa al varco con trepidazione. Il risultato ottenuto, però, non può sicuramente soddisfare chi riponeva in questo ritorno una risposta alle delusioni del recente passato.
American Horror Story: Delicate conferma il trend delle ultime stagioni
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, tuttavia, non c’è granché di nuovo nel fallimento di American Horror Story: Delicate. Questa dodicesima stagione è stata, a conti fatti, una delusione, ma se analizziamo il trend degli ultimi tempi, questo esito era assai prevedibile. Veniamo da anni delicati per quanto riguarda la serie tv. Dopo la convincente 1984, sono stati registrati due clamorosi passaggi a vuoto. La sinceramente incomprensibile Double Feature, con l’esperimento, miseramente fallito, della doppia narrazione (qui potete rivivere il deludentissimo finale con la nostra recensione). E l’inconcludente NYC, costruita intorno a un tema anche interessante, ma sviluppato male, nonostante alcuni spunti, più che altro estetici, molto validi.
American Horror Story: Delicate prometteva un riscatto. Ma sinceramente, ce lo aspettavamo? Il tema scelto poteva far ben sperare, visto che è di un’attualità disarmante. Così come la centralità conferita a Emma Roberts, uno dei volti simbolo dello show. La bravura dell’attrice non è bastata, però, perché la narrazione ha fallito proprio laddove prometteva di eccellere. Proprio questo tema centrale, quella scissione che la società impone alla donna tra la carriera e la famiglia, viene sviluppato in maniera approssimativa, con un incedere narrativo troppo claudicante e con una risoluzione deludente. Da qui, dunque, un’altra delusione, con una stagione in cui si salvano, davvero, Emma Roberts e poco altro.
American Horror Story: Delicate ha fallito nel raccontare la scissione della donna
Prometteva di essere un Rosemary’s Baby al tempo di TikTok, ma oltre l’incantevole omaggio a Roman Polanski, di questo intento rimane ben poco. American Horror Story: Delicate prova a raccontare la storia di Anna Victoria Alcott, giovane attrice in ascesa e futura mamma. È una storia dalla portata universale, che si fa portavoce di tutte quelle storie di donne che sono chiamate a scegliere. La famiglia o la carriera. E invece Anna, giustamente, vuole tutto. Ha diritto a tutto. Non può averlo, però, perché la società, presentata con l’effigie di un’antichissima setta demoniaca matriarcale, la costringe a scegliere, a rinunciare, per poi offrirle tutto quello che lei desiderava solo dopo aver sperimentato il bivio.
Il tema centrale, come detto, sarebbe anche interessante, se non fosse sviluppato attraverso una narrazione inconcludente, con un ritmo troppo sincopato. I personaggi sono piatti, tranne quello della protagonista chiaramente. L’innesto della congrega nel racconto produce l’effetto solo di qualcosa di già visto, non ottenendo quella denuncia sociale che ci aspettavamo la serie volesse portare avanti. Alla fine, la crociata di Anna risulta ampiamente fine a se stessa e la storia si appiattisce su un qualcosa di ampiamente prevedibile: una congrega che trama nell’ombra. Dov’è finito il fuoco innovativo di American Horror Story?
L’anima strozzata della serie
Oltre a presentare una narrazione davvero troppo strozzata, American Horror Story: Delicate manca anche di quel coraggio che ha da sempre contraddistinto la serie. Non c’è shock, non ci sono scene sconvolgenti. Non c’è impatto emotivo. È come se la serie tv abbia, a sua volta venduto la propria anima a qualche entità demoniaca in cambio della vita eterna. Abbiamo amato American Horror Story per il coraggio di scandalizzare. In questo capitolo non abbiamo visto nulla di tutto ciò. E in realtà non lo vediamo da un po’.
Ne esce con le ossa rotte, di conseguenza, anche questo interessante tema scelto, che meritava ben altro palcoscenico. L’idea alla base rimane molto valida, ma andava veramente sviluppata con maggior coraggio. Non abbiamo visto la serie che conosciamo, e non è la prima volta. Peccato, perché come in NYC l’argomento da trattare possedeva anche qui enormi spunti, lasciati largamente inespressi.
Ciò che si salva
Visto che c’è di mezzo Emma Roberts, dobbiamo parlare anche di ciò che ci è piaciuto di American Horror Story: Delicate. E andiamo poco oltre la prova sontuosa dell’attrice. Abbiamo menzionato il riferimento a Rosemary’s Baby, molto calzante. Da segnalare anche una più che valida Kim Kardashian, che per l’occasione ha preso lezioni di recitazione, con successo. Scommessa vinta, anche se non è riuscita l’operazione Lady Gaga bis. In quel caso la cantante resse quasi interamente Hotel, qui Kim fa bene, ma non così bene. Comunque è sicuramente una prova valida. Poi davvero, c’è poco altro da salvare.
Siamo d’accordo che è un bottino decisamente troppo misero per una serie come American Horror Story. Noi siamo felicissimi di ammirare Emma Roberts e vogliamo continuare a farlo, ma lei da sola non basta a salvare un’altra stagione deludente della serie disponibile in Italia su Disney+. E ora, i passi falsi si stanno pericolosamente accumulando. American Horror Story tornerà con una tredicesima stagione, vedremo se ci sarà davvero un cambio di marcia che ormai è non solo auspicabile, ma necessario.