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American Horror Story: Apocalypse – L’irresistible fascino del male

American Horror Story
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Come ogni stagione di American Horror Story, anche questa, dall’allettante titolo Apocalypse, non è un’eccezione e procede tra alti e bassi.

American Horror Story ha infatti il pregio di essere insieme geniale e deludente, frustrante ed esaltante, terrificante e ridicola e di alternare episodi grandiosi ad altri che lasciano lo spettatore destabilizzato in senso negativo.

C’è un filo conduttore che lega questa ottava stagione a tutte le altre precedenti, al di là di raccontare storie spaventose legate principalmente alla cultura e all’immaginario americani.

Attenzione, da qui in avanti questo articolo contiene spoiler sull’ottava stagione di American Horror Story.

American Horror Story

Questa particolarità è data da un personaggio che spicca su tutti gli altri, come la Contessa di American Horror Story: Hotel, interpretata da una meravigliosa Lady Gaga, oppure Dandy Mott che annienta (in senso artistico, ma non solo) tutti i comprimari di Freak Show. 

O, ancora, Kai Anderson che rende giustizia a Evan Peters: un bravo attore, ma che era stato avvilito in moltissime stagioni, prima di interpretare il razzista genio del male in Cult.

Bene, in Apocalypse, che segna anche un ambizioso tentativo di riunire in un’unica due stagioni  storiche, Murder House e Coven, chi spicca in un cast stellare è un attore che non aveva mai partecipato ad American Horror Story, l’australiano Cody Fern.

Classe 1988, gli appassionati di serie tv targate Murphy/Falchuk lo conoscono bene per aver interpretato una delle vittime di Anthony Cunanan in American Crime Story, l’Assassinio di Gianni Versace.

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In American Horror Story: Apocalypse, invece, si leva la maschera da bravo ragazzo, da vittima, per indossare quella di carnefice e interpretare niente meno che Michael Langdon, una creatura  demoniaca.

Un ruolo di certo impegnativo, considerato che Michael Langdon altri non è che il figlio di Tate Langdon e Vivien Harmon, protagonisti della prima stagione.

Concepito in circostanze drammatiche, viene allevato dalla nonna Constance, fin da bambino si rivela un assassino prima di animali, poi di esseri umani.

Eppure la sua indole non è crudele, perché quando uccide lo fa inconsapevolmente.

Arriva all’Avamposto affascinando e sorprendendo tutti con il suo charme, il distacco quasi regale e i modi freddi e, al tempo stesso, sensuali e suadenti.

Cosa rende attraente e il centro assoluto intorno al quale ruota tutta Apocalypse un essere così malvagio e controverso?

Prima di tutto, proprio il suo essere malvagio, perché, da che mondo è mondo, il fascino del male è sempre stato innegabile nell’immaginario comune.

La malvagità, la crudeltà, il sadismo si portano spesso dietro caratteristiche quali carisma, potere, controllo, tutte qualità di un dominatore, in altre parole, un maschio alfa.

E, che piaccia o no, molti sono attratti da questa tipologia di uomo.

Michael trae ispirazione da tanti affascinanti malvagi delle serie tv venuti prima di lui (da Roman Godfrey passando per Ramsay Bolton fino a Eric Northman) che hanno come comune caratteristica quella di essere belli e dannati.

Michael, inoltre, sembra indifferente a tutto e a tutti e solo a tratti lascia trapelare i propri veri sentimenti, come l’affetto che prova nei confronti di Miriam Mead, la donna che lo ha cresciuto ed amato come un figlio.

La sua ambiguità è interessante e, per certi versi, intrigante: è davvero solo interamente malvagio o ha in sé qualcosa di buono?

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È capace di amare, provare emozioni?

C’è una possibilità di redenzione per lui?

È un potentissimo mago, il Supremo, oppure addirittura l’Anticristo in persona?

Perverso, affabile, intelligentissimo, forbito, Michael è un novello Dorian Gray nei modi e nell’aspetto: sensuale, ma apparentemente indifferente alle avance di entrambi i sessi e si muove con scioltezza a spasso nel tempo.

Infatti è giovanissimo, immortale e secolare: una creatura senza età destinata a durare per sempre.

Elegante, raffinato, i suoi gesti sembrano spesso quelli di un ballerino di danza classica, tutto, in lui, è misurato, ma sempre in bilico sull’orlo della perversione.

A ben vedere,  ha in sé il germe del male della Contessa, l’animo fragile di Tate Langdon, il languido atteggiamento di Dandy Mott, il carisma di Cordelia Goode e, via via, una parte di tutti i principali protagonisti di American Horror Story.

Ed è proprio per questo che risulta così morbosamente affascinante.

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Un saluto agli amici di American Horror Story ITALIA