American Horror Story è una bestia particolare, nel panorama delle serie tv. Al suo debutto, ha conquistato cuore, mente e anima di pubblico e critica, ottenendo molti riconoscimenti. Già dalla terza stagione, però, qualcosa ha cominciato a scricchiolare, e American Horror Story è diventata, insieme a poche altre, sinonimo di serie che si trascina senza più anima.
Cosa sia successo ad American Horror Story, che continua comunque a macinare record di ascolti, non è chiaro e non è univoco. Forse una fisiologica mancanza di idee, unita alla necessità di tirare avanti per esigenze di contratto, hanno privato questa serie della sua anima. Resta il fatto che American Horror Story può vantare di aver portato l’horror televisivo a vette altissime, anche nelle sue stagioni meno ispirate.
Proviamo a racchiudere ogni stagione di questa serie in un solo concetto, che descriva non solo la natura della stagione, ma anche un giudizio complessivo.
1) Murder House – Segreti
Le premesse di American Horror Story – Murder House sono semplici. Casa infestata, nucleo familiare funestato da liti e rancori, fantasmi, storie antiche che tornano a tormentare il presente. Niente di nuovo, insomma. Eppure questa, insieme ad Asylum, può essere considerata il punto più alto nella storia di American Horror Story.
In Murder House i segreti sono ciò che giace sepolto nella casa, tra le mura domestiche, tra i muri che i componenti della famiglia Harmon innalzano per non comunicare. Segreti, che portano con loro la distruzione. La famiglia verrà fagocitata dalla casa, digerita e rimasticata dalla potenza distruttiva del passato, come ha rischiato un’altra famiglia delle serie tv, più di recente.