Season 4 (Freak Show):
quando la filosofia incontra lo spettacolo
Andrò forse controcorrente, ma l’ultimo episodio della quarta stagione è invece il mio preferito (per quanto riguarda American Horror Story). O meglio, diciamo che è molto variegato e può essere diviso in due parti, una un tantino scontata e l’altra assolutamente fantastica.
Da un lato abbiamo la vendetta dei Freaks nei confronti di Dandy, e sebbene quest’ultimo sia un personaggio psicologicamente molto affascinante e il discorso di Jimmy a proposito del fatto che “i mostri erediteranno la Terra” lo sia ancora di più, dobbiamo ammettere che lo schema morte del cattivo – rivincita delle vittime – lieto fine è piuttosto datato; non fuori luogo, sia chiaro, ma non abbastanza incisivo da competere con l’altra metà del finale, che concerne Elsa Mars.
Ciò che le accade in questo episodio è straordinario: dapprima la vediamo realizzare il proprio sogno e diventare famosa (ma sapevamo già che sarebbe successo, perchè al termine della puntata dedicata a Pepper avevamo visto la sua foto sulla copertina di una rivista), poi scopriamo che non è tutto oro quello che luccica e che la vita della bella Elsa è assai più noiosa e insoddisfacente di quanto lei stessa si fosse aspettata… Adesso sarebbe forse disposta a lasciar perdere il mondo dello spettacolo per seguire l’uomo che ama davvero e condurre un’esistenza tranquilla, però appena il suo cuore si riapre alla speranza le arriva la terribile notizia dell’imminente morte dell’amato.
E’ da sola quindi, le rimane unicamente la carriera e presto perderà anche questa, quando i rigurgiti di un brutto passato torneranno a tormentarla e le impediranno di continuare a essere una star della televisione.
Allora sceglie di andarsene a modo proprio, esibendosi in un ultimo show e lasciandosi portare via dal demonio (comparso nei panni di un sensuale Edward Mordrake) sulle note di “Heroes” di David Bowie.
Tutto ciò è molto commuovente, però la parte davvero interessante arriva quando Elsa entra nel Limbo, una specie di al di là in cui ritrova tutti i vecchi amici pronti a dare inizio a un nuovo spettacolo… Credo che la valenza filosofica di tale immagine sia espressa magistralmente dalle parole che Ethel rivolge all’amica appena arrivata:
“I peccati dei vivi non hanno importanza da queste parti. In vita recitiamo una parte assegnata […] Riesci a immaginare la polizia che si presenta al Globe Theatre e arresta l’attore che interpreta Otello perchè ha ucciso Desdemona?”
Già. La vita reale non è che un gigantesco show, al termine del quale non esistono premi nè punizioni, perchè un attore non può essere considerato responsabile delle azioni commesse sul palcoscenico. Si tratta di una presa di posizione piuttosto drastica, di un concetto sconvolgente che gli autori di American Horror Story hanno voluto inserire quasi per dispetto in un telefilm d’intrattenimento.
Come abbiamo accennato, la sorte della signora Mars segna l’apice dell’evoluzione dei personaggi interpretati da Jessica Lange; apparentemente Constance, Jude, Fiona ed Elsa non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra, eppure il volto che le rappresenta è lo stesso e questo deve pur voler dire qualcosa…
In Murder House, Constance ottiene un lieto fine che però non è per nulla conclusivo: suo nipote è infatti una specie di Anticristo, e anche se lei sorride nel guardarlo abbiamo l’impressione che quel bambino le porterà guai, che il castigo per gli errori commessi nei confronti dei figli le verrà in qualche modo da lui. In Asylum al contrario Jude ha un finale molto triste, perchè è vero che i due ragazzini miracolosi le danno la pace e che muore in modo tutto sommato sereno, però la sua vita è stata travagliata, priva di qualsivoglia rivincita personale.
In Coven la malvagia Suprema ottiene l’Inferno che merita (Inferno che, badate bene, non consiste in fiamme e diavoli ma nella cosa che la sua vittima teme di più in assoluto: la casetta in campagna in cui Fiona è costretta a vivere per l’eternità non sembra così spaventosa, eppure per lei rappresenta un incubo senza fine perchè la considera una prigione)… E in Freak Show? Qui la lunga dissertazione sulla giustizia e sulla punizione per i propri peccati viene spazzata via dalle parole di Ethel. Elsa non è certo una santa, però per lei non esistono nè Inferno nè Paradiso: il suo essere “cattiva” non ha avuto importanza, non ha influito minimamente sulla natura delle cose, in quanto la vita non è stata che una recita priva di fondamento.
La vera vita è nel Limbo, e laggiù non ci sono castighi. Là, Elsa potrà continuare a essere se stessa e a comportarsi come le pare senza temere ripercussioni, a differenza di quando era sulla Terra e ogni sbaglio le costava conseguenze gravissime.
A proposito di esse, ne ricordiamo una per tutte: Elsa si accorge troppo tardi di desiderare l’amore vero più della fama, e quando se ne rende conto l’uomo che potrebbe renderla felice è ormai malato e condannato a morte; lei vorrebbe stargli accanto ma non può, viene separata da lui.
Parallelamente, parte dell’Inferno di Fiona in Coven è proprio trascorrere l’eternità con una persona che non vuole e che nonostante questo non la lascerà mai (guarda caso il compagno di Elsa e quello di Fiona sono interpretati dallo stesso attore).
Insomma, chi rifiuta l’amore in una vita è destinato a perderlo in un’altra… Però tutto ciò, non dimentichiamolo, riguarda l’esistenza terrena: dopo la morte, nulla ha più senso perchè niente è mai stato reale.
Il finale di Freak Show mi ha sempre riempita di entusiasmo. Ma ora devo assegnare un voto nel modo più imparziale possibile, e obiettivamente questo episodio presenta anche delle pecche abbastanza palesi: quindi mi manterrò cauta e gli darò un onesto 8,5!