Salve! Sono il dottor Sheldon Cooper! Benvenuti a Sheldon Cooper presenta: And Just Like That.
Qualche tempo fa la mia vicina di casa mi ha praticamente costretto a guardare una puntata di una delle sue serie tv preferite, dicendomi che se non l’avessi vista con lei avrebbe strofinato i piedi sul mio posto del divano. Ho passato circa quaranta minuti a guardare donne che parlavano di coiti e problemi sentimentali, un orrore. Non c’erano equazioni né bandiere né treni e non comprendo assolutamente come una cosa del genere possa avere successo. Eppure tutto ciò ha acceso in me una lampadina: per ogni Carrie Bradshaw a New York c’è uno Sheldon Cooper a Pasadena, e quindi forse è il caso che anche io racconti qualcosa della mia vita – che tra l’altro avrà sicuramente una rilevanza maggiore rispetto a ciò che ho dovuto ascoltare io. E quindi eccomi qui, a deliziarvi con una delle mie storie.
Non ho mai capito perché le persone hanno tutto questo bisogno di rapporti umani non regolati.
Insomma, sembra quasi che traggano piacere dal vivere delle relazioni nelle quali non è specificato chi debba fare cosa. Ma come si fa? Come si può convivere con qualcuno senza avere la certezza di quale sarà la temperatura del termostato – 22 gradi, ovviamente – e soprattutto di chi sarà a regolarlo? Come si può arrivare a ora di cena senza avere idea di cosa si mangerà? Io non lo so, e davvero proprio non riesco a comprendere cosa passi per la testa della gente che si ostina a vivere in questo modo.
Prendiamo per esempio Leonard: erano passati anni ormai da quando avevamo firmato il nostro contratto tra coinquilini, senza il quale sarebbe stato totalmente perso, eppure ancora non se ne rendeva conto. Era praticamente grazie a me e al patto che avevamo firmato che riusciva ad avere una vita organizzata: sapeva di dovermi accompagnare a lavoro tutte le mattine, che avrebbe dovuto assistermi nel caso in cui io fossi diventato un robot e sapeva anche che io sarei stato lieto di fare lo stesso per lui – beh, non proprio lieto, ma ormai avevo firmato, quindi lo avrei fatto in ogni caso. Grazie a me poteva addirittura programmare i suoi coiti, cosa che mi sembra di fondamentale importanza per una giusta preparazione. Fatto sta però che ogni volta che si tirava fuori l’argomento sembrava che il nostro contratto fosse un problema per lui, quasi come se non si rendesse conto di quanto gli semplificasse la vita. È davvero assurdo. E il tutto era peggiorato da quando Penny era entrata nelle nostre vite.
Prima che Penny si trasferisse sul nostro pianerottolo, Leonard era molto più incline alla collaborazione.
Ma da quando c’era lei, era come un toro impazzito e non capivo cosa lo guidasse. Penny era così disorganizzata e caotica, perennemente in ritardo a lavoro, per non parlare del fatto che la sua auto fosse totalmente al di fuori del concetto di sicurezza. Non si capiva mai se e quando avrebbe mangiato con noi, e questo chiaramente non era accettabile, perché bisogna ordinare in tempo e le quantità devono essere quelle giuste per sfamare tutti: io non sono mai stato disposto a lasciare neanche un pezzo del mio cibo. Aveva anche osato in diverse occasioni sedersi al mio posto, è una follia. È per questo che avevo consigliato più e più volte a Leonard di redigere un contratto tra fidanzati o qualunque cosa fossero, perché non era davvero possibile che la sua presenza in casa nostra fosse così poco regolata. Lui non l’aveva presa bene, e addirittura aveva dato di matto quando avevo cercato di far capire a Penny cosa fosse giusto e cosa no attraverso un tanto semplice quanto efficace sistema di educazione a premi. È incredibile, lui si ostinava a non darmi ascolto e io lo capivo sempre meno. E da quando si erano lasciati, le cose non andavano per niente meglio.
Howard purtroppo non era da meno in quanto a stranezze. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso – è pur sempre un ingegnere – ma anche lui aveva deciso di sacrificare quel po’ di sanità che gli era rimasta per una donna: Bernadette. Dopo aver passato buona parte della sua vita a provarci con qualsiasi donna respirasse, aveva ben pensato di dichiararsi con una canzone nel bel mezzo del Cheesecake Factory, cosa di cui devo ancora capire il senso. Ah, cosa non si fa per un coito! Bernadette però sembrava aver apprezzato e, contro ogni aspettativa, non era nemmeno tanto male, se non fosse stato per quella vocina fastidiosa. Ma per il resto niente da ridire, era addirittura intenzionata a portare a termine il dottorato in microbiologia (almeno lei!). Howard ormai non aveva più una ma ben due donne a urlargli addosso in continuazione (e continuava ad avere zero dottorati), anche se Bernadette almeno era molto più piccola di sua madre. Contento lui…
Ma adesso viene il bello.
Howard e Raj volevano farmi incontrare una donna, dicevano di essere riusciti a trovare quella giusta per me. Poveri illusi, credevano davvero che io fossi come loro, alla costante ricerca di una persona con la quale condividere le mie giornate e da mettere costantemente a confronto con mia madre. Io non ero in alcun modo intenzionato a presentarmi all’appuntamento con questa donna accalappiata con l’inganno, era totalmente fuori discussione. Ma i due mi hanno praticamente costretto ad accettare, perché a quanto pare c’era un calzino sporco in casa mia e io non avevo alcuna intenzione di rimanere lì, mai nella vita. E quindi eccomi qui, pronto per andare a un appuntamento dal quale forse uscirò innamorato perso, pronto per una nuova vita insieme alla donna perfetta per me. Bazinga! Andrò via in non più di cinque minuti e punirò Howard e Raj con un bel Pappappero. O forse semplicemente con il mio solito sguardo di sufficienza e derisione. Almeno questo è quello che pensavo.