ATTENZIONE: L’articolo contiene spoiler sulla prima stagione di Andor
Andor è decisamente qualcosa di mai visto in precedenza nell’universo di Star Wars. La serie di Disney Plus ha terminato metà del suo percorso con la fine della prima stagione, regalando ai fan un punto di vista decisamente eccezionale sulla galassia creata da George Lucas. Situata in un periodo storico poco narrato all’interno del franchise, specialmente in live action, Andor ha saputo costruire delle solide basi concettuali andate a illuminare di una luce del tutto inedita tutto l’apparato narrativo che abbiamo visto dal 1977, anno d’uscita del primo iconico film della saga, ad oggi. La serie infatti si colloca nel periodo che va dall’ascesa dell’Impero all’affermazione della Ribellione, andando da una parte a illustrare gli albori della forza che ristabilirà la pace nella galassia, e dall’altra ad analizzare il funzionamento dell’Impero come figura e organizzazione politica.
Andor è una serie fortemente innovativa e la sua forza è quella di riuscire a dare una cornice teorica a tutto il movimento ideologico e politico che ha da sempre connaturato la narrazione in Star Wars: lo scontro tra Ribellione e Impero. Un discorso che fino a questo momento era stato affrontato solo per vie traverse, con le due forze che hanno avuto connotazioni molto vaghe e stereotipate e sono state più che altro incarnate da personaggi esemplari, come Darth Vader, Luke e via discorrendo. In Andor, invece, queste due componenti vengono presentate nei loro tratti distintivi, che siano pratici o ideologici. Per la prima volta, insomma, conosciamo tutto il sostrato ideologico e politico che ha guidato l’azione nei vari capitoli di Star Wars e ha portato alla formazione delle due forze in gioco.
Andor si sobbarca di questo compito divulgativo, diventato ormai necessario, approfondendo talmente tanto la riflessione da rendere possibile la stesura di una sorta di compendio ideologico sia della Ribellione che dell’Impero. Vale sicuramente la pena andare a ripercorrere tutte le connotazioni che la serie di Disney Plus lascia, le quali s’inseriscono in una cornice politico-ideologica molto vivida e attinente a fatti storici. Partiamo, dunque, dall’analisi di tutti gli indizi disseminati in queste dodici puntate che vanno a formare, insieme, un quadro completo su come si forma e su che basi poggia la Ribellione.
Andor e la nascita della Ribellione
In tutti i precedenti capitoli di Star Wars, che siano stati film o serie tv, siamo stati abituati a dare per scontato determinate cose, tra cui l’esistenza di una forza del bene e una del male. Di fatto, la Ribellione nel franchise creato da George Lucas è sempre stata una sorta di condizione d’esistenza, come se fosse una forza immutabile e fissa nella galassia. In Andor non è così. La narrazione muove i suoi passi dal periodo di massima ascesa dell’Impero, dopo il crollo della Repubblica, quando l’idea di resistere a questa forza spietata era ancora lontana dal prendere forma. La serie di Disney Plus si è trovata, dunque, a dover narrare la nascita della Ribellione e per farlo ha scelto la via più complessa, ma decisamente più esaustiva.
Andor ha scelto di porre, accanto a quelle narrative, anche le basi concettuali della nascita della Ribellione e lo ha fatto portando in scena un potentissimo apparato politico-ideologico. La prima connotazione che viene presentata è il carattere frammentario e incerto del movimento di resistenza. Nella fase primigenia domina un clima di paura e diffidenza, ben visibile dall’accoglienza che i ribelli riservano a Cassian nei primi episodi. Nelle sue battute iniziali, la Ribellione si forma come un movimento individuale: tramite le parole di Vel, ci viene spiegato come ognuno abbia il proprio motivo per combattere l’impero e dia vita alla lotta in maniera personale. La somma di queste ribellioni individuali, quindi, fa, in un secondo momento, la ribellione collettiva.
Siamo, dunque, in una fase che possiamo definire inconsapevole. Si verificano in giro per la galassia atti individuali e isolati di resistenza all’Impero, ma ognuno di questi rientra già in una cornice più grande, quella della Ribellione. Ogni gesto d’insorgenza è un atto rivoluzionario, ci spiega Andor, la differenza sta poi nell’organizzazione e nella partecipazione, come vedremo più avanti. Il punto focale evidenziato da questa fase primigenia è che la Ribellione, come spiega anche Nemik nel suo manifesto, nasce secondo un moto spontaneo ed è un movimento naturale perché tende alla libertà. Le persone sono spinte per indole a ribellarsi, anche a livello inconsapevole.
La fase di formazione della Ribellione si consuma, dunque, nelle sue ragioni naturali e individuali. Il passaggio successivo è segnato dalla presa di coscienza, che porta alla nascita del movimento vero e proprio, ma concettualmente la Ribellione inizia a esistere dal momento stesso in cui una singola persona reagisce. Anzi, dal momento stesso che esiste una forza che ostacola la libertà, che in questo caso è l’Impero. Possiamo concludere che, di fondo, è l’Impero stesso la condizione d’esistenza della Ribellione, naturale e spontanea come l’idea a cui tende: la libertà.
Andor e la formazione della Ribellione
Nel precedente paragrafo abbiamo parlato nel dettaglio della nascita concettuale e ideologica della Ribellione. C’è però un passaggio decisivo, che porta alla formazione vera e propria del movimento ribelle. La famosa somma dei movimenti individuali inquadrata in un’organizzazione. La Ribellione nasce in maniera spontanea e naturale, ma si forma solo grazie alla volontà. L’ideale chiave, in questo senso, è la partecipazione: la Ribellione diventa un movimento collettivo dal momento che chi si ribella si rende conto delle motivazioni che lo spingono e capisce che le sue azioni rientrano in un quadro più ampio. Arriva la presa di coscienza che la propria ribellione s’incontra con quelle degli altri e in questo modo si crea un movimento organico e definito. A questo punto sopraggiunge l’organizzazione e arriviamo alla Ribellione che abbiamo conosciuto prima di Andor, una fase che però è solo il culmine di un percorso e non una condizione di partenza, com’è parso prima d’ora in Star Wars.
Volontà e partecipazione sono le forze che animano la fase formativa della Ribellione. La prima fa da sostrato concettuale al movimento, la seconda operativo. A un certo punto, l’insurrezione individuale o meramente teorica non basta più, ma serve l’organizzazione, che si traduce sostanzialmente nella lotta armata. Di fatto, con la presa di coscienza la Ribellione diventa un movimento di guerra, passaggio necessario per compiere una rivoluzione.
Le ombre della Ribellione
Nel corso della sua prima stagione, Andor ci ha guidato attraverso la nascita e la formazione della Ribellione, analizzando con scrupolo i vari snodi ideologici del suo percorso. Questo enorme apparato riflessivo è stato accompagnato, chiaramente, da una struttura narrativa esemplificativa, che ha reso ad esempio Cassian l’incarnazione dell’evoluzione della Ribellione, colui che passa attraverso le sue fasi di costituzione, da quella inconsapevole e individuale fino alla presa di coscienza. Nemik è invece il grande disegnatore del movimento, teorico delle ideologie col suo manifesto. Le ombre, invece, che circondano questa forza sono tutte affidate a Luthen Rael.
Da sempre siamo stati abituati a considerare la Ribellione una forza pura, il bene stereotipato. Una declinazione consegnata anche dal genere del racconto e da esigenze narrative, ma comunque appiattita sul solito binomio bene-male che ha costantemente guidato l’azione nel franchise di Star Wars. Andor scardina questo schema, perché illustrando la formazione ideologica della Ribellione ne sottolinea anche i punti critici.
“Chiamala guerra”, dice Saw verso la fine a Luthen, tirando giù il velo d’ingenuità che ha sempre circondato questa forza in Star Wars. Di fatto, la Ribellione è una rivoluzione, una guerra. Da ciò ne deriva che deve avere per forza di cose i suoi lati oscuri e la serie di Disney Plus non esita a mostrarceli. Luthen è l’incarnazione di tutte le ambiguità del movimento ribelle. Contatta Cassian per assoldarlo come mercenario e poi capisce che deve ucciderlo, per non rischiare rivelazioni indesiderate. Rael mostra più volte i suoi lati più spietati, come quando ad esempio impedisce a Lonnie di rinunciare al suo ruolo di infiltrato nell’Impero o quando sacrifica Anton Krieger e le sue truppe. Luthen, però, non è affatto un personaggio cinico o malvagio, ma è semplicemente realista. La Ribellione è guerra e in quanto tale ha le sue vittime.
Luthen illustra alla perfezione questa componente oscura della Ribellione quando parla del concetto di “bene superiore”. Il leader spiega come, per combattere il nemico, occorra usare persino le sue stesse armi, piegarsi al suo gioco, sporcarsi le mani. Un sacrificio necessario per un bene superiore e ciò costa tantissimo a Luthen, consapevole di aver perso la sua anima per una missione che di fatto ha come obiettivo il ristabilimento del bene e della pace nella galassia. Il bene superiore è, in sintesi, l’insieme di tutti quei sacrifici necessari per portare avanti la battaglia. Verrà ripagato dalla pace e dalla libertà, ma i costi sono sempre molto alti. In tal senso, Luthen assurge a “exemplum” della corruttibilità che può portare questo tipo di ideologia, pura nelle intenzioni, ma non nelle azioni quando si fa lotta armata.
Queste ombre, dunque, sono ben presenti. Ci ragiona anche Nemik, il più puro tra i pensatori, quando riflette sulla legittimità dell’uso dei mercenari. È una deriva inevitabile dal momento che la Ribellione ha imbracciato le armi. Questa lucidità di ragionamento è una novità incredibile nell’universo di Star Wars, l’ambivalenza della Ribellione non ci era mai stata presentata, ma è una riflessione necessaria per contestualizzare ancora meglio il movimento, che finalmente assume dei contorni molto più realistici e meno sfocati nell’immaginifico universo di una galassia lontana lontana.
La Ribellione e la storia
La straordinaria forza di Andor non sta solo nell’aver posto le basi concettuali e ideologiche della Ribellione, ma di averla messa anche in continuità con la storia. Quella vera, quella umana. Nella teorizzazione che la serie di Disney Plus fa del movimento troviamo diversi riferimenti storici e politici. In tal senso, l’episodio 10 è un esempio chiave, perché durante la fuga dei prigionieri da Narkina 5 viene esemplificata la forza del popolo come arma per l’abbattimento del potere. Un elemento che possiamo riscontrare nel compimento del più grande movimento sovversivo della storia dell’uomo, la Rivoluzione Francese, la cui molla è rappresentata proprio dalla presa di coscienza del Terzo Stato, ovvero del popolo, che comprende la sua superiorità numerica e insorge, cambiando per sempre le sorti del mondo intero.
Non è un caso che i prigionieri siano presentati in bianco, colore associato alla purezza e al candore. Una delle immagini più forti di tutta la serie è, infatti, il rovesciamo in mare di questa marea bianca durante la fuga dalla prigione, uno scatto dal forte significato simbolico, che si mette in continuità con l’idea di Nemik della naturalezza della Ribellione. Un altro riferimento storico importante è sicuramente, a tal proposito, il manifesto steso dal ribelle, la creazione di un documento che faccia da fondamento ideologico a tutto il movimento. Un atto fondamentale di proselitismo, come abbiamo visto proprio con Cassian che, leggendolo, si è convertito definitivamente alla causa.
L’eccezionale lavoro portato avanti da Andor in questa prima stagione è stato fondamentale per inserire la Ribellione in una cornice molto più realistica, storica e politica. Un’operazione necessaria, per avvicinare l’intero universo di Star Wars a una concezione ideologica e storica che possa essere familiare agli spettatori. La serie di Disney Plus ha fatto compiere all’intero franchise un’evoluzione impressionante, perché tutto il lavoro concettuale porta a una rilettura totale di ogni cosa che abbiamo visto negli anni. Dal punto di vista riflessivo Andor ha sfoggiato una potenza inaudita, elevandosi a chiave di lettura ideologica e concettuale di tutta quanta la narrazione di Star Wars.