Impossibile dimenticare il primo giorno in cui riuscii ad avere tra le mani un volume di Dragon Ball in cui campeggiava, a fianco al titolo, il nome di Akira Toriyama. Mi era già capitato, in precedenza, di vederne in televisione il cartone animato su Italia 1 (la parola “anime” decisamente non era ancora nel vocabolario comune) che era stato in grado di rapirmi. Altri avevano invece già avuto occasione di guardare la serie anni prima sulla mitica Junior TV. Per ragioni anagrafiche non feci in tempo a vedere Dragon Ball su canali che non fossero quelli Mediaset. In quel momento, per molti era già una serie iconica. Era addirittura riuscita a rivoluzionare le pubblicazioni di manga in Italia: fu il primo titolo pubblicato nel nostro Paese con il senso di lettura originale.
Quando dunque scorsi in edicola un volume con copertina nera, il numero 1 della new edition, che faceva bella mostra di un Goku bambino a cavallo di un drago Shenron amichevole, non riuscii a trattenermi e implorai per averne una copia. Ancora non ero in grado di leggere perfettamente e, a dire la verità, quel volume non era esattamente adatto per un bambino. Tuttavia lo stupore di fronte al tratto di Akira Toriyama fu enorme e non potei che innamorarmi subito. Di lì a poco in casa arrivarono videocassette con alcuni episodi. Fu così che scoprii le originali sigle giapponesi, oltre alle già note sigle di Giorgio Vanni, le quali dominavano nei campeggi e nei luoghi vacanze nelle baby dance, assieme ad altre sigle dei vari Pokémon, Digimon e dei balli di gruppo più classici.
La serie, trasmessa in televisione, è subito diventata iconica e ha fatto conoscere il nome di Akira Toriyama in Italia e nel mondo
La serie su Italia 1 continuò ad andare in onda per anni e anni. Purtroppo venne quasi sempre ignorata la prima parte, quella precedente a Dragon Ball Z e all’arrivo dei saiyan sulla terra. Vegeta, Freezer, Cell, Maijn Bu: ogni nemico era iconico (ed è stato eletto il preferito). Per quanto il canovaccio di ogni saga stesse diventando prevedibile, questo non inficiò mai la bellezza e lo stupore durante la visione. Ancora oggi provo le medesime sensazioni.
Nel frattempo scoprii un nuovo mondo, ovvero quello dei videogiochi. Recuperai i primi 3 Dragon Ball Budokai e se, da un lato, non riuscii a innamorarmi del combattimento (che ho invece cominciato ad apprezzare enormemente crescendo) rimasi sbalordito per la possibilità di volare con Goku da un punto all’altro della mappa, mappa che ormai conoscevo alla perfezione. Naturalmente in seguito sarebbero arrivati i 3 capitoli di Dragon Ball Tenkaichi. Questi 3 giochi sono quelli che in assoluto hanno trascorso maggior tempo nella mia PlayStation 2 e in quella di tanti altri appassionati.
Non ha sorpreso l’entusiasmo che ha accompagnato l’annuncio di un nuovo capitolo di Dragon Ball Tenkaichi
Nel frattempo però mi dedicai all’acquisto della nuova, bellissima Perfect Edition del manga. Ero ormai pronto per la lettura intera della serie e fu incredibile scoprire la prima magnifica serie di Dragon Ball: ancora oggi i primi due tornei Tenkaichi, il primo allenamento presso il Maestro Muten, la sfida al Red Ribbon sono alcuni dei momenti più belli dell’intera epopea di Goku e compagni.
Naturalmente non vanno dimenticate anche le saghe dello scontro col Grande Mago Piccolo (alias Al Satan) e quella del terzo torneo. Non parliamo di Dragon Ball Z perché l’abbiamo già fatto recentemente e, francamente, sarebbe difficile dire o raccontare qualcosa di nuovo a tal riguardo. Il manga però, essendo privo dei filler e avendo un ritmo più veloce e privo di certe lungaggini, arrivai a preferirlo alla pur sempre leggendaria trasposizione anime. Amavo e amo ancora oggi la fantasia del maestro Akira Toriyama e la sua ironia stupidotta ben presente soprattutto nei primi volumi. Per non parlare, naturalmente, dei combattimenti.
Ancora oggi è difficile trovare tavole più iconiche di quelle che disegnò Toriyama
Pochi altri manga o anime sono stati in grado di rendere l’impatto dei pugni sull’avversario altrettanto riusciti. Pochi altri sono riusciti a introdurre così tanti power up e tecniche iconici, nonostante fossero presenti in gran numero. Negli ultimi volumi, specie nella saga di Majin Bu, i disegni cominciano a diventare meno precisi, ma mantengono comunque un ottimo livello.
La storia può essere talvolta ripetitiva, avere alcune stranezze (con casi come la saga degli androidi e di Cell che ricevette dei cambiamenti in corsa) ma ciò non rovinò mai l’esaltazione che era in grado di provocare in tutti noi spettatori. Alcuni momenti come il primo utilizzo dell’onda Kamehameha, del Kaioken o della sfera Genkidama riesco a vederli come se li stessi leggendo o guardando ora. La trasformazione in Super Saiyan è leggendaria: alla prima visione potevamo percepire la rabbia, l’impotenza, l’estremo furore e ci sentivamo parte di una leggenda, sapevamo che si trattava di un momento epocale. Probabilmente quel momento è quasi impossibile da replicare.
Anche in seguito, nel corso della storia, la Fusion o il Super Saiyan 3 hanno dato prova della sconfinata fantasia dell’autore, dando vita a tecniche e trasformazioni che non dimenticheremo mai
Non vanno dimenticati anche i film di Dragon Ball, di cui forse riparleremo in futuro. Non tutti allo stesso livello, e non tutti sceneggiati da Toriyama, ma alcuni sono stati davvero incredibili. Su tutti voglio citare Dragon Ball Z – L’eroe del pianeta Conuts, un film davvero magnifico che viene interamente dalla penna del sensei. Ma anche ultimamente l’apporto dell’autore non è stato indifferente, avendo sceneggiato anche Dragon Ball Super – Super Hero. Si tratta forse del miglior film per scrittura tra gli ultimi usciti. Non parliamo di altri lavori invece, come Dragon Ball GT, in cui l’apporto di Toriyama fu inferiore.
Akira Toriyama ha preso un genere, che aveva già avuto qualche grande rappresentante come Ken il guerriero o Saint Seiya (I Cavalieri dello zodiaco) e lo ha elevato a nuove vette, facendo risaltare come non mai i combattimenti e i power-up. Alcune sue invenzioni, tra tutte quella della formula del torneo che compare più volte nel corso del manga, sono ancora oggi quasi una costante per il genere battle. Coloro che vennero dopo di lui, in particolare coloro che pubblicarono e pubblicano sulla stessa rivista, ovvero Shonen Jump, non possono che rifarsi a Dragon Ball e a ritenerlo il loro maestro.
Le parole di Eiichiro Oda, autore di One Piece, e di Masashi Kishimoto, autore di Naruto, sono la prova di quanto tanti grandi autori hanno seguito i suoi passi l’esempio di Akira Toriyama
Solo in seguito scoprii che Akira Toriyama era stato anche autore di quel Dr. Slump & Arale che avevo già visto più volte in televisione. Si trattava di una delle serie che mi aveva maggiormente divertito, forse quella in grado di farmi ridere più di ogni altra. Una serie davvero pregevole dove emergeva tutta l’ironia di Toriyama. Non va sottovalutato anche il fatto che, proprio in questa serie, l’autore inventa una gara, un torneo. Sarà proprio questa idea a essere ripresa per il torneo Tenkaichi.
Pur concentrandoci principalmente su Dragon Ball, non vogliamo dimenticare anche l’enorme contributo artistico che il sensei garantì per la saga di Dragon Quest e per quel gioiellino che fu Chrono Trigger. Se il secondo lo giocai già anni fa, mi sono invece avvicinato alla saga di Dragon Quest solamente con l’ultimo capitolo. L’amore però è sbocciato facilmente anche in questo caso.
Collaborò anche a Blue Dragon, forse il più bel JRPG esclusiva XBOX assieme a Lost Odyssey. Talvolta, curiosamente, la forza di Akira Toriyama veniva dalla sua pigrizia. Più volte ha ammesso di aver dimenticato l’esistenza di personaggi delle sue opere. Inoltre ha dichiarato di aver realizzato molti capitoli in pochissimi giorni, dopo aver procrastinato per intere giornate.
Eppure il leggendario Slime di Dragon Quest nasce, in fin dei conti, anche da questa pigrizia. Una figura semplice, minimale ma iconica. Ancora oggi una delle figure più celebri di tutto il mondo dei JRPG
L’8 marzo del 2024 abbiamo appreso della scomparsa di Akira Toriyama, avvenuta 7 giorni prima. È un giorno terribile e non ci sono parole adeguate per salutare un uomo che ha creato immaginari che ci accompagnano e ci accompagneranno per sempre. Dobbiamo mantenere e ricordare tutto ciò che ha realizzato e tutto ciò che arriverà in futuro.
Presto vedremo Sand Land, trasposizione animata e videoludica di una sua bellissima serie breve. Sarà poi il turno di Dragon Ball Daima in autunno, l’ultimo saluto a questo leggendario mangaka, che ci riporterà a vedere un Goku trasformato in bambino, proprio come quando tutta l’avventura cominciò. Quello che è davvero struggente è che, oltre all’affetto per tutto ciò che ha fatto, alla luce di Dragon Ball Super – Super Hero e del futuro Dragon Ball Daima, Toriyama era davvero un autore in grado raccontare altro. Avevo ancora tanto da dire. Dobbiamo invece salutarlo prematuramente, a soli 68 anni.
In questo momento è difficile non pensare alla scene finali di Dragon Ball Z o di Dragon Ball GT. Momenti in cui vediamo Goku volare lontano nei cieli, andarsene con il sorriso stampato in faccia
Non dimenticherò mai la prima volta il suo lessi il suo nome su quel volume della new edition di Dragon Ball. Il suo nome per me divenne leggendario, un nome che non sapevo pronunciare esattamente. Un nome però che, da quel momento, avrebbe accompagnato tutta la mia vita. E continuerà a farlo in futuro
Dalla morte in Dragon Ball sono tornati tanti personaggi grazie alle sfere del drago. Eppure ci sono momenti, come Goku dopo la sconfitta di Cell, in cui la morte si può accettare serenamente, senza desiderare di tornare indietro. Da non dimenticare anche la tranquillità e la calma di nonno Gohan quando incontra nuovamente il nipote in uno dei momenti più toccanti di tutta la serie.
L’aldilà non è affatto un posto terribile per Goku e compagni. Speriamo che sia davvero così.