Il mondo dell’animazione giapponese è una continua sorpresa: scavando con curiosità tra i cataloghi delle piattaforme streaming di fiducia, infatti, non smettiamo mai di trovare prodotti capaci di assecondare ogni nostra richiesta, abbracciando un’infinita gamma di generi, stili e argomenti. Quello di cui vogliamo parlarvi oggi nella nostra rubrica in cui andiamo a presentarvi interessanti anime è Blue Period, una serie Netflix del 2021 tratta dall’omonimo manga scritto e disegnato da Tsubasa Yamaguchi pochi anni prima e composta da una sola stagione autoconclusiva di dodici episodi. Ma di cosa tratta la serie e perché è un prodotto che, per noi, vale davvero la pena di recuperare? Per scoprirlo, restate con noi!
Vi lasciamo ora alla nostra recensione, rigorosamente senza spoiler, di Blue Period. Buona lettura!
Yatora Yaguchi è un vero mistero, non solo per gli altri, ma anche per sé stesso: tutti hanno un’opinione su di lui, eppure, nessuno riesce a comprenderlo sul serio: c’è chi lo ritiene un teppista all’apparenza, chi un instancabile lavoratore, chi uno studente brillante. Yatora però non ha le idee chiare su nulla, nemmeno sul proprio futuro, un bel problema se sei uno studente giapponese che deve iniziare a farsi un’idea sull’università da frequentare e che per motivi economici non può sognare in grande. Eppure, basta solo un’occhiata a un quadro prodotto da una compagna più grande del club artistico della sua scuola per cambiare tutto: folgorato improvvisamente dall’arte, il ragazzo, dipingendo una Shibuya ammantata di blu, scopre finalmente la propria vocazione e diviene determinato a far di tutto pur di coronare questo suo grande nuovo sogno, quello di frequentare una prestigiosa università artistica pubblica che però accetta solo pochissimi nuovi candidati. Così, tra paure, ansie, ma anche tanta passione, Yatora inizia un percorso fisico e mentale nel mondo dell’arte, tra nuove conoscenze, rapporti e scoperta di sé.
But until now, I never felt like I was alive. Until… I painted that blue painting
Yatora Yaguchi
Quella narrata da Blue Period è una storia semplice: un racconto di formazione e di crescita individuale di un protagonista che vuole, o meglio che deve, ritrovare sé stesso specchiandosi in una realtà che lo affascina e appassiona tanto quanto lo spaventa. Ma le modalità con cui questo percorso va pian piano a concretizzarsi sotto i nostri occhi è tutto fuorché semplice. Nei suoi scenari realistici e legati alla quotidianità di adolescenti che faticano ancora a trovare la propria forma prima di affacciarsi all’età adulta e di creare da sé la propria strada, lo spettatore è chiamato a farsi da parte e a diventare una mosca che ronza tra i pensieri del protagonista, un personaggio in divenire che, di punto in bianco, mette tutto in gioco per immergersi in una realtà che, come un buco nero, risucchia tutte le sue energie e tutta la sua attenzione.
Come una rosa dal dolce profumo che attira a sé, l’Arte, quella con la A maiuscola, e tutto ciò che la fa da cornice, inebria il ragazzo di un’euforia travolgente che non nasconde però poche spine. Perché, anche se (quasi) tutto quello che vediamo nell’anime viene filtrato dagli occhi di Yatora o, in parte minore, dai compagni che egli incontra durante il suo percorso di preparazione, al centro troviamo sempre lei, l’Arte. Questo concetto, tratteggiato in tutte le sue sfaccettature quasi fosse una persona reale, ci permette di mettere a fuoco tantissime tematiche che hanno interessato l’uomo sin dall’Antichità. Sfogo e ossessione, mezzo per comunicare ma spesso talmente ermetica da non essere realmente comprensibile, dettata da regole e schemi ferrei e al contempo libera da qualunque limite imposto. Mentre seguiamo Yatora entrare in contatto con insegnanti e compagni che continuano a testarlo e a insegnargli a mettere tutto in discussione, Blue Period ci mostra con grande profondità le diverse sfumature di questo vasto mondo spesso ricco di contraddizioni ma nei confronti del quale viene difficile rimanere indifferenti.
Qual è il rapporto tra estro creativo innato e lo studio e l’esercizio applicato a questo mondo? Cosa si intende per genio?
In sole dodici puntate che filano lisce come l’olio, lo spettatore finisce per rimanere stregato e incantato di fronte tanto ai monologhi interiori del protagonista quanto ai dialoghi che egli intrattiene con i diversi personaggi che va a conoscere lungo la strada, ognuno portatore di propri personali valori e modi di vedere il mondo e capace di influenzare a proprio modo non solo l’apprendimento di Yatora, che assorbe ogni insegnamento come una spugna facendolo proprio, ma anche la sua persona. Pennellata dopo pennellata, tela dopo tela, risulta davvero impossibile non emozionarsi per le nuove scoperte del ragazzo e dei vari tasselli che va a raccogliere dopo aver superato i vari ostacoli.
Ma non solo l’Arte: Blue Period affronta con grande delicatezza tematiche molto complesse che ruotano attorno al concetto di identità.
Ciò si verifica sia per quanto riguarda quella di genere, magnificamente rappresentata dal personaggio di Ryuji e dal suo rifiuto di sentirsi ingabbiato in etichette in cui non si sente di appartenere, sia per quanto riguarda la personalità del singolo, che molto spesso si sente costretto a incasellarsi obbligatoriamente all’interno di precise categorie per poter trovare una propria appartenenza.
E per quanto riguarda la trama? Nonostante la linearità della storia, che si muove seguendo precisi binari che portano il protagonista dal punto A al punto B, la storia di Blue Period porta con sé un costante crescendo, sia dal punto di vista emotivo, che raggiunge grandi vette di introspezione, sia da quello narrativo e della posta in gioco. Visivamente parlando, inoltre, la serie riesce a raccontare con poeticità il mondo del protagonista e dei suoi lavori: grande attenzione, infatti, viene data ai quadri prodotti dai personaggi e alle opere d’arte del mondo reale che in moltissime occasioni vengono usate per spiegare le tecniche, i materiali e le composizioni illustrate dagli insegnanti di Yatora. Molto apprezzabili sono anche le soluzioni creative, tratte dal manga, che gli animatori hanno impiegato per raccontare l’incontenibile mondo interiore di Yatora che emerge su schermo con sequenze colorate e oniriche, tanto ben fatte da farci desiderare di vederne sempre di più.
Che siate artisti o che semplicemente abbiate anche voi una grande passione per qualcosa come quella per la pittura da parte del protagonista, Blue Period è sicuramente l’anime che fa per voi e che potrebbe sorprendervi non poco grazie alla sua profondità e alle emozioni che è capace di trasmettere.