I film dello Studio Ghibli e che vedono la regia del maestro Hayao Miyazaki in particolare si rivolgono a un pubblico giovanissimo: bambini o poco più. Eppure, spesso attirano l’attenzione di molti adulti, che magari ritornano in quei mondi fantastici dopo anni, rivedendoli con un occhio più maturo e scoprendo che c’è molto altro dietro. Le vesti, il modo in cui i film si presentano, attirano i più piccoli: colori brillanti, universi e personaggi unici e fantasiosi, un lieto fine nella maggior parte dei casi. Ma dietro tutto questo si cela un messaggio ben più profondo che affonda le sue radici nell’essenza stessa dell’essere umano e nel suo rapporto con la natura e i suoi simili.
I temi trattati sono tutto fuorché scontati e vengono anche sviscerati lungo il corso della pellicola nel modo più brillante possibile. Ecco spiegata quella sensazione dolce-amara, quel magone nostalgico che ci attanaglia la gola ogni volta che vediamo uno dei capolavori di Hayao Miyazaki. Non è solo perché ci sentiamo tornati bambini, trasportati indietro nel tempo e in luoghi misteriosi e suggestivi. Ma è perché avventurandoci in quei luoghi scopriamo qualcosa in più su di noi, su come l’essere umano in un certo senso non cambi mai, ma che al contempo bisogna credere che possa farlo. Credere che a ognuno spetta un ruolo da protagonista nel mondo: ciascuno è un tassello importante per comporre un puzzle in costante evoluzione che punta al miglioramento.
Un miglioramento che è duplice.
Hayao Miyazaki guarda allo stesso tempo con ottimismo e pessimismo all’uomo. Emblematico in questo senso è il film Principessa Mononoke, dove non ci sono buoni o cattivi, né vincitori né vinti alla fine. Tutti combattono per i propri obiettivi, tutti commettono errori dettati dall’egoismo e dalla propria incapacità di vedere l’altro, chiusi ognuno nella propria dimensione. Ma, nonostante tutto, il personaggio di Ashitaka rappresenta quel cambiamento: il miglioramento della umana natura. Lui solo riesce a vedere oltre le barriere, oltre le fazioni e con sacrificio fa il possibile affinché la pace possa regnare tra i popoli.
Ma è duplice perché accanto alla figura dell’uomo c’è un’altra grande protagonista: la natura (un elemento fondamentale anche nei film di Makoto Shinkai). E l’invito a salvaguardare il pianeta, più che una vera e propria polemica, è sempre presente, sotto diverse forme. L’idea che l’uomo, con il suo egoismo e il suo materialismo, l’irrefrenabile smania di guadagnare sempre più e possedere sempre più, stia distruggendo il mondo e perdendo di vista le cose davvero importanti è lampante e sembra che attraverso queste storie sia la natura stessa a chiedere di essere ascoltata. Abbiamo già citato la Principessa Mononoke, dove il conflitto uomo-natura si trasforma in una lotta a tutti gli effetti, una lotta tra umani e animali, ma dove alle fine – seppur in forma diversa – è Madre Natura a regnare sui campi di battaglia. Come d’altronde vediamo anche in Laputa – Castello del Cielo: l’uomo tenta di accaparrarsi le ricchezze e invece la vera ricchezza della città di Laputa era l’assoluta armonia con la natura, che cresce indisturbata e rigogliosa.
E invece lo stesso tema lo vediamo con ottimismo in Ponyo sulla Scogliera: il padre della piccola protagonista tenta in tutti i modi di impedirle di andare a vivere sulla terra ferma, perché gli umani sono esseri meschini che stanno inquinando le acque e ostacolando la vita nelle profondità marine. Eppure, a tutto questo si affianca la speranza in quel mondo migliore. L’incontro tra Ponyo e Sosuke è la promessa di una pace rinnovata, la promessa che non tutto è perduto se ci sarà chi avrà il coraggio di andare oltre le apparenze, oltre le differenze, prendendosi cura di chi chiede aiuto.
L’andare oltre le apparenze, scostare il velo che ci appanna gli occhi, scoprire un modo dietro la coltre di nebbia è invece quello che ci mostra La Città Incantata, uno dei film più famosi, vincitore anche del premio Oscar. Chihiro rivela la verità a poco a poco. Con la sua purezza, va avanti per la sua strada, non facendosi trarre in inganno né dalla cupidigia né delle apparenze. La polemica contro la società capitalista e l’avidità si evince in diversi momenti del film, ma si affianca all’amore, alla speranza e perseveranza.
E non è un caso se paladini sono proprio i ragazzi, se non i bambini. Protagonisti con gli occhi puri e traboccanti di fiducia verso il prossimo e verso quel mondo migliore verso cui continuano incessantemente a fare un passo.
Ecco perché i film dello Studio Ghibli e di Hayao Miyazaki in particolare andrebbero guardati con attenzione più dagli adulti che dai più piccoli. Essi nascondono verità e magia. Hanno l’incredibile capacità di rimetterci in contatto con la parte più intima e gentile di noi. Quella parte che va nutrita nonostante tutto, che ricorda di non lasciarsi distruggere dai disillusi e di non abbattersi davanti alle sconsolanti prove della vita. Quella che sa ancora sognare e che sa credere in un domani diverso.