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7 anime che hanno come pezzo forte una colonna sonora da brividi

2) Cowboy Bebop

Cowboy Bebop (640x360)
Credits: Netflix

Ci sono storie che ti colpiscono per quello che mostrano, e poi ce ne sono altre che ti colpiscono per quello che suonano. Cowboy Bebop appartiene a questa seconda categoria. Un anime in cui la musica non fa da sottofondo, ma da voce interiore ai personaggi di questa incredibile space opera.

La compositrice Yoko Kanno ha fatto qualcosa di più che scegliere lo stile giusto per una serie ambientata in un futuro cyberpunk. Ha scritto un lessico emotivo per una delle migliori colonne sonore mai realizzate. In ogni episodio, in ogni scena importante, la musica dice quello che Spike, Faye, Jet o Ed non sanno dire a parole. Anche il silenzio gioca una parte fondamentale. Le frasi interrotte simboleggiano quelle emozioni troppo grandi per essere dette. E in quei momenti arriva la musica a spiegare ciò che le parole non riescono.

La cosa che colpisce davvero è che Cowboy Bebop non si accontenta di un solo stile musicale. Passa dal jazz al blues, dal rock al soul, dal folk al funk, con una naturalezza che sembra impossibile. Ma ogni genere ha un senso. Ogni genere è un personaggio. Spike è jazz, Jet è blues, Faye è soul e pop.

E poi c’è quel tipo di musica che non appartiene a nessuno, ma che arriva nei momenti cruciali.

Come “Rain”, nel finale, che ci accompagna per tutta la scena della cattedrale. Spike viene colpito, cade nel vuoto, e parte una ballata dolce e disperata. Yoko Kanno ha composto la colonna sonora di Cowboy Bebop come se fosse un romanzo dentro il romanzo. C’è una narrazione parallela, fatta solo di musica. Il suono di un sassofono che riecheggia nello spazio vuoto anche dopo l’ultimo saluto di Spike. La serie tv live action prodotta da Netflix ha inutilmente provato a rendere omaggio al mondo di Cowboy Bebop, senza riuscire mai ad andare oltre la superficie.

3) Fairy Tail

Credits: Prime Video

Se dovessimo spiegare cos’è Fairy Tail a chi non l’ha mai visto, probabilmente cominceremmo dalla sua colonna sonora. Non tanto perché è bella (lo è), o varia (lo è ancora di più), ma perché ha un cuore enorme.

Le melodie di Fairy Tail, composte in gran parte da Yasuharu Takanashi, hanno un’identità riconoscibile fin dal primo ascolto. C’è questo misto di folk celtico, cornamuse e archi vibranti, ritmi tribali e chitarre elettriche. Un insieme che, sulla carta, non dovrebbe funzionare e invece funziona alla grande. Perché dà voce esattamente quello che l’anime vuole essere: un gruppo di amici completamente diversi tra loro, uniti da un legame inspiegabile eppure presente

Il tema principale — quello che parte ogni volta che la gilda si stringe, ogni volta che Natsu si rialza contro ogni logica, ogni volta che Lucy piange ma non si arrende — è un pezzo che parla di non mollare mai. E c’è un momento, nello specifico, che non può non rimanere impresso. Ci riferiamo alla battaglia di Natsu contro Jellal nella Torre del Paradiso. Non tanto per lo scontro in sé, ma per come la musica sale, si intreccia con i flashback, con la voce tremante di Erza, con la disperazione che si trasforma in coraggio. In quei minuti assistiamo a una dichiarazione di fratellanza e di indentià

Certo, la verità è che Fairy Tail è un anime imperfetto, a volte ripetitivo, a volte troppo sopra le righe. Ma la sua colonna sonora è tra le migliori qualità che possiede.

È stata composta da qualcuno che ha capito il valore dell’amicizia, davvero. Che sa che una stretta di mano può salvarti più di cento colpi ben assestati.

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