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Una recensione senza spoiler di Violet Evergarden, un anime che merita tutta la vostra attenzione

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Sono solo disegni animati. Roba da bambini“. Quante volte abbiamo sentito queste parole associate a serie animate occidentali e anime? Eppure, chi si è approcciato seriamente al genere dell’animazione sa bene che dietro ai colori sgargianti o alle tinte a pastello e agli occhioni dei protagonisti si cela un intero universo che, talvolta, riesce a risultare non solo all’altezza di prodotti live action, ma addirittura molto più poetici ed evocativi, emozionanti e capaci di segnarci a vita. E se c’è un anime che ha grandi possibilità di entrarvi nel cuore e farvi vivere un turbinio di emozioni, dolci e dolorose, vivide e viscerali, questo è Violet Evergarden, anime di genere drama attualmente disponibile su Netflix.

Vi lasciamo ora alla nostra recensione, rigorosamente senza spoiler, di Violet Evergarden, un anime di cui si sente parlare ancora troppo poco, ma che merita tutta la vostra attenzione.

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Violet Evergarden (640×360)

Una stagione da tredici episodi, una puntata speciale e due film: questo è quello che lo studio Kyoto Animation ha attualmente prodotto a partire dalla serie di light novel Violet Evergarden, scritta da Kana Akatsuki e illustrata da Akiko Takase.

Trattasi di un anime di genere drammatico a tinte storiche ambientato nello stato di Leidenschaftlich che, dopo una lunga e terribile dolorosa guerra contro un impero nemico, si sta ricostruendo dalle macerie. Nella capitale del Paese, Leiden, ecco che comincia la sua attività una nuova società postale, la CH, in cui, oltre al comune servizio di spedizione lavorano anche le cosiddette bambole di scrittura automatica, delle ragazze che mettono le proprie capacità di scrittura a servizio di chi non non ne è capace o di chi non si sente in grado di mettere su carta i propri pensieri, le proprie emozioni o i sentimenti per i destinatari delle proprie lettere. Quando il proprietario della CH, Claudia Hodgins, decide di assumere Violet, una giovanissima reduce e veterana di guerra, come favore a un suo ex commilitone che ne aveva la custodia, tutti i dipendenti sono colti di sorpresa, soprattutto quando tale ragazza, caratterizzata da un atteggiamento apparentemente apatico e militaresco, chiede di poter lavorare come bambola. Violet ha infatti un solo obiettivo in mente: quello di scoprire cosa significhi l’espressione “Ti amo” che che una persona per lei molto importante le ha detto e che non è stata in grado di comprendere.

Per l’ex soldato inizierà quindi un percorso che la porterà non solo a viaggiare per tutto il continente, ma anche all’interno di sé, in una riscoperta travolgente di emozioni che la cambieranno per sempre.

Se questo incipit vi ha intrigato, lasciateci dire che Violet Evergarden smuoverà qualcosa dentro di voi: senza bisogno di sfoggiare una trama particolarmente complessa a livello di intreccio e di colpi di scena, la storia della riscoperta di un’umanità da parte della protagonista potrebbe essere la sorpresa che state ricercando. Questo perché, con il procedere della narrazione, non solo finiamo per affezionarci a una protagonista sempre più sfaccettata e complessa, ma abbiamo modo di conoscere tante storie e voci diverse, nelle quali poterci rispecchiare o trovare lati di noi stessi. Durante i suoi viaggi in qualità di bambola da scrittura automatica, Violet finisce infatti con il conoscere tante persone diverse, con un particolare vissuto e con problemi personali da risolvere: lutti, paure, speranze: sentimenti che la nostra giovane protagonista accoglie su di sé e finisce per assorbire, caricandosi di gioie e dolori che fanno riaffiorare il suo tragico e traumatico passato, legato a sangue, morte e disillusione, ma illuminato da una flebile fiamma, la sua vera ragione di vita, una speranza che la guida nel suo cammino.

Maggiore Gilbert (640×360)

Scrivere quello che gli altri sanno di provare ma che non sanno trasmettere, d’altronde, non è facile e chiunque si occupi di scrittura lo può confermare: come riuscire a veicolare, d’altra parte, le migliaia di sfumature che velano l’interiorità tramite semplici parole, che in fin dei conti sono solo delle caotiche macchie di inchiostro sul silenzioso bianco di un foglio di carta? E se ciò sembra difficile in condizioni normali, quanto potrebbe risultare complesso per qualcuno che ha potuto sperimentare prima o meglio, comprendere, cosa sia l’empatia? Nonostante ciò, con tanta buona volontà e pratica, Violet, da pagina intonsa quale era, inizia a veder sbocciare nella propria anima dei fiori di inchiostro, ogniqualvolta impara a comprendere un diverso stato d’animo, una differente emozione: la ragazza diviene allora un giardino dove le emozioni possono crescere rigogliose e possano essere poi regalate agli altri, pronta a dare una mano a chiunque abbia bisogno di lei e delle sue abilità di scrittrice, mentre, però, i fantasmi di un tragico passato, che erano riusciti a rimanere fuori grazie al muro che aveva eretto attorno a sé, arrivano a perseguitarla.

Violet Evergarden porta infatti in scena una formula particolarmente azzeccata: presentare episodi dalla trama verticale in cui la protagonista deve utilizzare le proprie abilità di bambola per aiutare qualcuno in difficoltà, che però, a sua volta la aiuta a crescere e a imparare qualcosa di nuovo. Nonostante sia impostata attorno a dei “casi” episodici, l’anime presenta una forte orizzontalità che porta quello che in apparenza poteva sembrare un guscio vuoto e inespressivo a diventare un essere umano dalla profonda sensibilità ed emotività. Un anime con un’impronta introspettiva tanto marcata, d’altra parte, non poteva non avvalersi di tutte le potenzialità dell’animazione per rendersi unico e indimenticabile: i disegni, i colori, l’espressività di protagonisti, ambientazioni dal gusto retrò e paesaggi sono studiati ad arte per poter trasmettere tanta emotività al pubblico. Grazie a dialoghi profondi e mai banali, capaci tanto di commuovere quanto di regalare momenti veramente strazianti, incorniciati da una colonna sonora in grado di toccare le giuste corde, Violet Evergarden si dimostra essere una serie fortemente catartica, riflessiva, introspettiva e dalla marcata poeticità.

Con questo non vogliamo dire che Violet Evergarden sia una serie adatta a chiunque: chi ricercasse un prodotto leggero e divertente potrebbe sentirsi sopraffatto dal carico emotivo proposto dall’anime che, oltre a trattare tematiche particolarmente complesse e dal grande peso a livello di profondità e riflessività. Nonostante ciò, siamo piuttosto certi che, se presa con il giusto spirito e con la giusta consapevolezza, Violet Evergarden potrebbe diventare uno tra i prodotti animati più belli che abbiate mai visto. Tutte le puntate della serie e i film animati, infatti, non portano mai a cali di qualità di scrittura o dal punto di visivo regalando delle esperienze veramente indimenticabili e capaci di toccare nel profondo i cuori degli spettatori senza diventare mai eccessivamente stucchevoli.

Se state cercando un anime non particolarmente lungo che possa emozionarvi e farvi immergere in storie coinvolgenti, Violet Evergarden è davvero quello che fa per voi e potete recuperarlo comodamente e integralmente (con tanto di lungometraggi) su Netflix.

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