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Dune: Prophecy – La Recensione in anteprima dei primi 4 episodi

Le due protagoniste di Dune: Prophecy
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Nemmeno il tempo di salutare la strepitosa The Penguin, che il lunedì sera di Sky si arricchirà di un’altra preziosissima produzione di HBO. Proprio come accaduto per la serie con Colin Farrell, abbiamo avuto la possibilità di gettare uno sguardo in anteprima anche a Dune: Prophecy, serie tv prequel dei due strepitosi film portati alla ribalta dal lavoro di Denis Villeneuve (recuperate qui la recensione di Dune – Parte 2, uscito quest’anno al cinema). Abbiamo potuto guardare i primi quattro episodi della serie tv e ora ve ne parleremo, rigorosamente senza spoiler.

Prima di toccare i diversi punti d’interesse che illustrano al meglio i riferimenti e le direttrici del racconto, è bene sottolineare il valore, altissimo, di questa produzione. Le prime quattro puntate di Dune: Prophecy ci hanno sinceramente conquistati, trasportandoci in un mondo affascinante e misterioso, che si nutre di oscurità e di potere. Non era affatto semplice il compito che si palesava dinanzi a HBO. Realizzare una serie tv prequel che al contempo fosse in armonia con i due strepitosi film di Villeneuve, ma che al contempo sviluppasse una sua identità atta a esplorare meglio il peculiare universo creato da Frank Herbert.

Da quello che emerge dai primi quattro episodi, Dune: Prophecy invece ci riesce. E davvero alla grande. Nutrendosi per di più di un comparto visivo eccezionale. Dopo questa introduzione, gettiamoci nel racconto di quanto visto e apprezzato in queste puntate, andando ad analizzare i maggiori nuclei tematici e d’interesse. Il tutto, lo ripetiamo, ovviamente senza alcuno spoiler.

Dune: Prophecy ci porta in un mondo diverso da quello di Villeneuve

Partiamo dando dei riferimenti precisi. Dune: Prophecy è ambientata ben 10.000 anni prima della nascita di Paul Atreides. E prima, quindi, di tutto ciò che abbiamo visto nei film di Denis Villeneuve. Ne conseguono parecchi cambiamenti, che conferiscono connotati unici al racconto. Le aride sabbie di Arrakis qui lasciano spazio a un contesto più variegato. Non c’è solo una lontananza temporale da quanto visto al cinema, ma anche spaziale, perché i mondi protagonisti sono altri (anche se Arrakis comunque torna), e contribuiscono a creare un immaginario diverso, complementare a quello disegnato da Villeneuve.

Come dicevamo in fase d’introduzione, uno dei compiti più ardui della serie tv che sarà disponibile su Sky e su NOW a partire dal 18 novembre era quello di raggiungere un equilibrio tra la propria identità e i precedenti capitoli di Dune. Sotto quest’aspetto, dunque, vediamo subito la concretizzazione di questo obiettivo. Dune: Prophecy fa rivivere il mondo ideato da Herbert e portato in scena da Villeneuve, ma lo fa dandogli sfumature inedite e uniche. La suggestione che questo universo è capace di generare rimane intatta, alimentata, come anticipato, da un comparto visivo semplicemente eccezionale, che annulla qualsiasi tipo di distanza tra il piccolo e il grande schermo.

Inoltre, Dune: Prophecy si pone in stretta relazione anche tematica coi film (qui alcuni aggiornamenti sul terzo capitolo). Senza andare troppo nello specifico, possiamo dirvi che il racconto offre alcune prospettive nuove, capaci di illuminare tutta la storia di Paul Atreides da un punto di vista antecedente. Si crea, così, un rinnovato senso di consapevolezza, che sancisce un legame profondo tra i film e la serie tv. L’espansione del franchise, con Dune: Prophecy, sembra avvenire in maniera organica, con un delicato ma deciso lavoro contributivo e di revisione. Aspettatevi di comprendere meglio alcuni passaggi visti nei due film di Villeneuve, dalla faida tra Harkonnen e Atreides alla venuta dello Kwisatz Haderach. Per giungere, ovviamente, al complesso e tanto affascinante quanto oscuro ecosistema delle Bene Gesserit.

Emily Watson nei panni di Valja Harkonnen
Credits: Courtesy of HBO

La Sorellanza al centro del racconto in Dune: Prophecy

Passiamo al cuore del racconto. L’Ordine delle Bene Gesserit è il nucleo centrale di Dune: Prophecy e viene delineato in profondità. La storia ruota intorno a due sorelle Harkonnen, Valja e Tula, e ne approfitta per scandagliare a fondo, principalmente attraverso il loro sguardo ma non solo, i meccanismi e le finalità che contraddistinguono la Sorellanza. La profezia, come da titolo, occupa chiaramente un ruolo privilegiato, e ci permette di riflettere intorno a una tematica davvero molto interessante, che sicuramente svilupperemo più a fondo nelle recensioni canoniche della serie di HBO.

La centralità delle Bene Gesserit conferisce al racconto una prospettiva femminile, che si coniuga in modi davvero affascinanti col concetto di potere. La Sorellanza ha da sempre a che fare col potere, in una duplice forma. Serve il potere, ma lo indirizza anche. E questa duplice prospettiva è centrale in Dune: Prophecy, e assume anche ulteriore forme. Si scinde, ad esempio, tra un potere “esteriore”, quello politico, e uno “interiore”, che si annida nelle capacità formidabili delle Bene Gesserit. Su questa contrapposizione se ne innestano altro, come quella tra luce e ombra, o quella tra la prospettiva maschile e quella femminile. Contrari che si sintetizzano, puntualmente, nelle trame intessute dalle Sorelle, le cui macchinazioni sono fondamentali per indirizzare, verso il loro scopo, quel potere che, assumendo di volta in volta connotati opposti, rischia puntualmente di dissiparsi.

Il potere è la fiammella che permette di illuminare l’intero tessuto narrativo. La serie tv gioca molto anche con le ombre, si nutre di oscurità e di visioni. Viene da se, dunque, che le macchinazioni e gli intrighi assumono un ruolo fondamentale. La centralità della Sorellanza è talmente forte da contaminare anche la narrazione stessa, che come vedremo tra pochissimo si nutre di tutto quel mistero e di tutte quelle tenebre che sono parte essenziale della connotazione e dell’azione delle Bene Gesserit.

Uno stile dark e onirico

Lo stile narrativo è uno degli elementi più interessanti di Dune: Prophecy. Abbiamo parlato del comparto visivo, che rende estrema giustizia all’universo immaginato dal genio di Frank Herbert. Ciò che però connatura, indelebilmente e in maniera unica, la serie tv di HBO è il particolare stile che adotta. La visione si fa molto spesso onirica, assumendo una dimensione che va oltre quella dell’immediata comprensione. Il racconto, esteticamente e concettualmente, è disseminato di elementi dark che riflettono il mistero e la segretezza che circonda la Sorellanza. Tutto ciò crea un costante stato di tensione, in cui lo spettatore rimane meravigliosamente avviluppato, trascinato nel pieno di quelle trame di potere che intendono indirizzare il corso dell’intera storia dell’umanità.

Questo stile dark e onirico è l’elemento che più di tutti caratterizza Dune: Prophecy. È il più grande atto identitario della serie tv e accompagna anche linee narrative meno “mistiche”, più politiche. Altrettanto centrali nello sviluppo del racconto. In questo contesto, poi, si calano dei personaggi delineati alla perfezione. Come praticamente sempre riesce a fare HBO. Non ci sono solo le due sorelle Harkonnen, ma nello scacchiere preparato per la narrazione si muovono tutta una serie di figure che trovano il loro posto e concorrono a creare un organismo coerente e funzionale.

Ne esce fuori un racconto variegato, che parte dalle Bene Gesserit e si espande. Va avanti e indietro. Svela quello che è stato e anticipa già che sarà. Rimarrete affascinati dalle diverse linee che Dune: Prophecy sviluppa. Linee anche diverse tra loro, ma che mantengono un’unitarietà capace di ruotare a questo clima costantemente misterioso e teso che caratterizza l’azione.

Olivia Williams nei panni di Tula Harkonnen
Credits: Courtesy of HBO

Una grande serie tv per un grande franchise

La sensazione dopo aver visto i primi quattro episodi di Dune: Prophecy è quella di essere davanti a una serie tv davvero complessa. Di livello parecchio alto. Un racconto stratificato, sia concettualmente che narrativamente. Una produzione che contribuisce in maniera importante allo sviluppo di un franchise che al momento si candida a essere davvero uno dei migliori in circolazione. Le aspettative alla vigilia erano alte, e orgogliosamente Dune: Prophecy le accoglie e, secondo noi, le rispetta in pieno. In attesa poi di vedere il prosieguo della storia, fino all’epilogo che rappresenta, come sempre, un po’ la cartina al tornasole dell’intero progetto.

Ad ogni modo, noi non vediamo l’ora di parlarvi più a fondo di questa serie tv. Di ragionare su tutto ciò che accade e sui suoi risvolti. Tenendoci lontani dagli spoiler, non vi abbiamo fornito indicazioni sulla trama, ma possiamo dirvi che è davvero ben costruita e si nutre di questioni (abbiamo riflettuto su 5 domande sulle quali i fan attendono delle risposte) e misteri che tengono sempre alta l’attenzione. L’appuntamento, a questo punto, va al 18 novembre, quando Dune: Prophecy esordirà ufficialmente su Sky e su NOW. E noi ve ne parleremo, andando più a fondo di alcune questioni poste qui e occupandoci anche di quei risvolti narrativi su cui, per il momento, abbiamo taciuto, ma che ci daranno tanto su cui riflettere.