Il 27 marzo siamo stati all’anteprima di “I cacciatori del cielo“, docu-film animato con protagonista Giuseppe Fiorello prodotto da Anele con Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Documentari per la regia di Mario Vitale, con il patrocinio e la partecipazione del Ministero della Difesa, Areonautica Militare e Difesa Servizi, con il patrocinio del Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Il docu-film I cacciatori del cielo è nato per celebrare il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare e racconta le imprese eroiche, la vita e le amicizie di quei pionieri del volo che si distinsero per le loro azioni durante la Prima guerra mondiale e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica Militare avvenuta il 28 marzo del 1923.
Protagonista di questo particolare progetto è un sempre magistrale Beppe Fiorello nel ruolo di Francesco Baracca, l’Asso dei cieli, una delle figure di maggiore ispirazione per gli aviatori italiani e per il popolo stesso, colui che conseguirà la prima vittoria italiana nella storia dell’Aeronautica quando il 7 aprile del 1916 abbatterà un’aereo austroungarico. Proprio grazie a questo accadimento, il Comando Supremo decide di istituire una squadriglia di élite, la 91ª, la cui guida è affidata a Baracca.
In questa storia che partendo dalla figura quasi mitologica, mi verrebbe da dire, di Baracca e dei suoi colleghi come Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo e anche il fittizio Bartolomeo Piovesan, ricostruisce i momenti della Prima guerra mondiale che hanno poi condotto all’istituzione dell’Aeronautica Militare come forza armata autonoma, gli autori e il regista sono riusciti anche a raccontare la parte umana dei suoi protagonisti, a sottolineare – diversamente da quanto si potrebbe pensare quando si racconta di figure che sono state l’orgoglio di una nazione intera in un periodo bellico – proprio questo aspetto: dietro gli eroi acclamati dal popolo, c’erano uomini, uomini come chiunque. Uomini con famiglia, amici, con degli amori, persone che vivevano anche e soprattutto di legami umani.
In merito al suo personaggio, Beppe Fiorello ha detto:
Di Baracca c’è una cosa che mi ha colpito moltissimo, io sono un sentimentale emotivo. Mi ha colpito il momento in cui baracca ci racconta, lo so, sembra un paradosso, ma spesso lo attuava questo desiderio di non colpire l’uomo possibilmente. Di abbattere il simbolo del nemico, cioè l’altro aereo. E molte volte ci è riuscito. Non andava fiero dei suoi primati, non era orgoglioso in qualche misura, noi l’abbiamo raccontato così questo aspetto eroico sentimentale. Quando gli dicevano ‘tu sei il numero uno, sei l’asso dei cieli’ e gli davano la classifica di quanti aerei aveva abbattuto, lui un po’ si incupiva, non era orgoglioso di questo primato e questo aspetto umano del personaggio mi ha sempre colpito moltissimo.
Rappresenta bene l’umanità dei personaggi il rapporto che si costruisce tra l’Asso dei cieli per eccellenza, Baracca e il suo meccanico, Piovesan. Piovesan che pur essendo l’unico personaggio completamente fittizio inserito nel racconto, ha un compito decisamente importante nella narrazione quello di rappresentare l’umanità al suo apice, con le sofferenze e le difficoltà rese ancora più profonde dal suo status che è assai diverso da quello dei valorosi eroi dei cieli, ma non per questo meno dignitoso.
Proprio in merito a questo aspetto, Andrea Bosca, interprete di Bartolomeno Piovesan, ha affermato:
È un personaggio che è stato inventato ma che poi ti porta a terra nella concretezza delle emozioni, della vita, dei sentimenti dell’amicizia che per me è un valore enorme. La bellezza di questa cosa è che noi tutti ci possiamo riconoscere nell’affratellarsi con un altro nella guerra che oggi vediamo sui giornali, ma anche nelle emozioni quotidiane della vita. Come fai a risolverle? Ti metti a confronto con qualcuno che ha una serie di problemi gravi e importanti e li affronta da essere umano, non si bea di risultati se offendono, ma cerca di risolverli con tutto il cuore. Secondo me la cosa bella di questi due personaggi [Baracca e Piovesan] è la passione che li unisce e la voglia di difendere dei valori.
Sullo stesso argomento è intervenuto anche il regista, Mario Vitale che ha detto:
[la sceneggiatura] raccontava un contesto storico, quello della prima guerra mondiale e il personaggio di Francesco Baracca, ma in realtà era sotto sotto una storia di amicizia, di persone che condividono in un momento storico particolare che è quello della guerra, condividono un’amicizia che poi diventa quasi famigliare, soprattutto per quanto riguarda Baracca e Bartolomeo. Il passo successivo per raccontare bene questa storia è stato quando sono andato insieme a Gloria Giorgianni [produttrice] per la prima volta in Aeronautica. Ho visto quei sorrisi che caratterizzavano gli uomini e non i militari e quindi ho visto un po’ questi rapporti di esseri umani che condividono un valore e in qualche modo ho cercato di restituire questi sorrisi, questi buoni sentimenti che ho intravisto, anche nel film ed è quello che poi è stato il nucleo fondamentale per me: poter raccontare le emozioni umane di questi personaggi, soprattutto oggi in cui stiamo vivendo un momento storico particolare, c’è una guerra in corso, ce ne sono tante altre […] e quindi raccontare questo oggi significa raccontare oltre al coraggio e al valore di personaggi come Baracca, come Piccio come Fulco Ruffo, raccontare soprattutto quelle che erano le emozioni di quelle persone e quindi le loro paure, i loro sentimenti.
Molto interessanti sono state le scelte di regia di I cacciatori del cielo che come abbiamo più volte sottolineato è un docu-film, ma ha un’innovazione molto interessante: c’è anche una parte di animazione. Il film di Anele e RAI presenta filmati di repertorio dell’archivio storico e delle interviste ai protagonisti (e dunque agli attori) che proprio emulando la formula documentaristica dell’intervista, ricostruiscono le loro storie, le imprese. Poi c’è una parte di fiction, di racconto romanzato che è interessante non solo dal punto di vista della regia, ma anche della fotografia soprattutto in esterno che, a differenza degli interni più saturati, si concentra sui toni del verde e del blu che – secondo le teorie – di color grading ci aiutano a inquadrare contesti e a sviluppare sensazioni più “tragiche”.
Grande attenzione e sicuramente grande meticolosità è stata rivolta alla scelta e alla ricostruzione dei costumi, delle divise dei personaggi (alcune addirittura originali). Ritornando alla regia, estremamente particolare e perciò interessante è stata la scelta di inserire nel racconto e soprattutto nelle scene degli attacchi ai nemici delle scene di animazione con dei disegni davvero molto belli. Non è una tecnica che vediamo spesso apparire nei documentari, ancora meno la si vede o si è mai vista in un prodotto documentaristico, ma anche di fiction: posso però assicurarvi che dopo uno spaesamento iniziale, si è rivelata una mossa assolutamente vincente per quanto mi riguarda. Ottima intuizione della produzione e di RAI.
I cacciatori del cielo fornisce allo spettatore – sicuramente incuriosito dopo la visione del prodotto – anche delle didascalie finali che raccontano il futuro dei suoi personaggi fino al momento fondamentale ovvero la costituzione dell’Aeronautica Militare, raccontando anche alcune curiosità legate al personaggio di Francesco Baracca come il famoso stemma del cavallino rampante che aveva sul suo aereo, cavallino che poi è stato donato dalla mamma di Baracca ad Enzo Ferrari che ne ha fatto lo stemma e il logo della sua omonima casa automobilistica, stemma che tuttora continua ad essere esibito fiero anche sui velivoli dell’Aeronautica Militare.
I Cacciatori del cielo andrà in onda in prima tv il 29 marzo 2023 su Rai 1 in occasione del Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare.