Siamo stati invitati all’anteprima e alla conferenza stampa di Santocielo, il nuovo film di Medusa prodotto da Attilio De Razza per Tramp Limited in uscita nelle sale il 14 dicembre 2023, con protagonisti Salvo Ficarra e Valentino Picone, diretto da Francesco Amato. A firmare la sceneggiatura gli stessi Ficarra, Picone e Amato assieme a Davide Lantieri e Fabrizio Testini. Nel cast sono presenti anche Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta e Giovanni Storti in un ruolo decisamente particolare.
Dopo aver ripercorso e anche alterato gli eventi biblici con Il primo Natale, Ficarra e Picone tornano ad essere protagonisti di un racconto estremamente connesso con la religione, ma di cui la religione è elemento sì centrale ma non totalizzante. Ci troviamo ai giorni nostri e “il genere umano ultimamente sembra aver toccato il fondo, tanto che in paradiso decidono di inviare sulla terra un nuovo messia“, si legge nella sinossi ufficiale del film. Questa è l’ultima possibilità per l’uomo, se non dovesse tornare sulla retta via l’unica strada possibile da intraprendere per l’Altissimo (Giovanni Storti) e la sua schiera di angeli sarebbe quella del diluvio universale senza possibilità di salvezza. Mandare un nuovo messia sulla terra sembra la soluzione più pacifica e perciò viene inviato un angelo, Aristide (Valentino Picone), a ripercorrere le tappe dell’annunciazione e – ovviamente – a compiere l’azione più necessaria, quella di toccare il ventre di una donna la quale riceverà l’onore e l’onere di portare in grembo e dare alla luce il figlio di Dio. Ma, nonostante la semplicità della missione, Aristide, angelo goffo e maldestro, finisce per “ingravidare” non la prescelta, ma Nicola Balistreri (Salvo Ficarra) un professore bigotto e ossessionato dai pregiudizi. Costretti a fare i conti con questa situazione, i due si ritroveranno a fare squadra e a diventare amici, ma forse amici è anche riduttivo, famiglia è il termine giusto, nella speranza di riuscire a cavarsela senza troppe complicazioni.
La trama sembra abbastanza surreale, ma questo surrealismo contiene la chiave di lettura per decodificare il vero senso del film, nascosto – ma poi non così tanto – dall’espediente della gravidanza. In un racconto che trova il suo punto forte in una scrittura decisamente leggera, ma che cela una profondità non indifferente, in un racconto che gioca moltissimo sul concetto di pregiudizio affidandolo dapprima agli esseri celesti e poi agli stessi mortali, in un racconto che ci mostra comportamenti estremizzati, ma ancora talmente attuali e comuni da essere estremamente riconoscibili, i nostri due eroi ci forniscono un’analisi lucidissima di dinamiche che toccano argomenti attualissimi come la disparità di genere, la paura del diverso, per il nuovo, la curiosità anche per ciò che non si conosce; e lo fanno senza mai perdersi in moralismi troppo evidenti. Il film, come tutti i film del duo, ha una sua morale ben precisa e dichiarata, ma le modalità del racconto ci aiutano a digerirla con estrema facilità.
Una pellicola, Santocielo, che si prefissa di far riflettere su un macro-tema sempre molto apprezzato e centrale nel cinema: il concetto di amore. Cos’è amore? Come si definisce? Qual è l’amore? Chi decide cos’è l’amore e chi o cosa sia giusto amare?
Proprio in merito ai temi del film, Salvo Ficarra in conferenza stampa afferma:
Mentre scrivevamo, il film ci suggeriva dove andare, cosa fare ed è un film che è nato anche dalla volontà di parlare di temi che sono all’ordine del giorno, sicuramente l’amore. Il mio è un personaggio che cerca l’amore fin dall’inizio e poi a un certo punto scopre che ha già dentro di sé questo amore così importante, quell’amore che poi lui non sa come è arrivato, se lo domanda: ma com’è possibile che io sia rimasto incinta? È come quando uno si domanda: ma com’è possibile che mi sono innamorato? È una domanda che è meglio non farsi, perché l’amore arriva, arriva e lo riconosci perché naturale, organico, è tutto. […] poi c’è sicuramente anche il tema dei diritti: se è giusto regolamentare un amore, regolamentare che cosa è il concetto di famiglia.
In merito allo stesso tema, quello dell’amore, Valentino Picone aggiunge:
L’amore è la cosa più naturale che possa esistere, Gaber diceva: “quando uno ama, ama come il fiume che segue il suo corso” cioè non ti accorgi come mai succede quella cosa. Quindi in maniera naturale si entra dentro i meandri del mistero dell’amore che poi così misterioso non è. Uno vede una o vede uno e si innamora e quindi è tutto qua. Il film parla dell’eliminazione dei pregiudizi.
Continua Giannnetta:
Ci sono tante forme di amore che non sono per niente scontate.
E ovviamente la scelta di caratterizzare il personaggio di Ficarra come un uomo maschilista, tradizionale e bigotto, ha evidenziato ancora di più questo enorme muro di pregiudizi che il film ci dà in pasto, pregiudizi che dobbiamo prima digerire e che poi la stessa pellicola cerca di demolire senza fare troppa retorica, ma nascondendola egregiamente dietro una comicità estremamente riconoscibile e facilmente attribuibile al duo comico (anche se forse “satirico” sarebbe l’aggettivo migliore per descriverli). L’intera decisione di far restare incinta proprio un personaggio del genere è sconvolgente ed estremamente provocatoria e porta inevitabilmente anche il personaggio più bigotto a svestire un attimo i suoi panni e a calzare quelli – in questo caso – di una donna.
In merito a questo espediente, anzi meglio, a questa idea, Picone afferma:
“Certe volte le idee vengono e a volte [arrivano] anche quelle provocatorie come questa che può sembrare anche blasfema se ci pensi. […] Però, in realtà, abbiamo capito da subito che c’era la possibilità – come succede sempre quando c’è una provocazione – che all’interno di quella provocazione ci potevano essere delle possibilità di seminare dei punti interrogativi, perché questo vuole fare il film: punti esclamativi mai, punti interrogativi sì. Se semina dei punti interrogativi, noi siamo contenti perché li ha seminati in noi mentre la scrivevamo. Come diceva Salvo, mentre scrivevamo ci rendevamo conto che il film voleva andare in certe direzioni, cosa che certe volte succede nelle fasi successive o quando uno gira o quando uno monta […]. Mentre scrivevamo ci rendevamo conto che il film voleva delle cose e più provocatorie erano, più erano interessanti e ogni volta noi ci divertivamo a indagare dentro queste cose che il film ci suggeriva. Ci siamo divertiti ad assecondarlo sempre con leggerezza, ripeto, io penso che non ci siamo mai appesantiti mentre lo scrivevamo, ci siamo sempre divertiti così come ci siamo divertiti mentre lo giravamo. Però poi abbiamo visto che veniva fuori anche un aspetto umano, insomma, non indifferente.“
Ficarra sulla stessa questione:
“[Questa gravidanza maschile] permette al mio personaggio di evolversi. È il mettersi nei panni degli altri e siccome si sta parlando tanto in questo periodo, certe volte anche per fatti di cronaca, appunto, della condizione femminile, della condizione della donna oggi all’interno della nostra società, credo che sia importante mettersi nei panni degli altri.“
Il film riflette tanto anche sul concetto di “famiglia” come accennavamo prima. Quella che ci viene proposta è una famiglia assai lontana da quella – cosiddetta – tradizionale.
Ficarra afferma:
“Personalmente ritengo che la famiglia è lì dove c’è un amore, dove c’è un sentimento. Da chi e da quante persone è composta, insomma, poi si vede. Possono essere due, possono essere persone con dei figli, senza figli, può essere uno da solo con un figlio. La domanda che esce fuori secondo me è: si può mettere una regola sul concetto di amore? Forse no.”
“La famiglia – continua Barbara Ronchi – sono le persone che ti scegli“.
E Santocielo fa proprio questo, ci ricorda che effettivamente le persone di cui ti circondi, quelle che scegli e anche quelle che magari arrivano per caso nella tua vita, senza preavviso, che anche loro e a volte proprio loro diventano la tua famiglia. Ficarra, Picone e Amato riescono “a toccare dei punti molto politici nel senso della vita che viviamo e ci mettono di fronte a delle cose che vediamo, a delle persone che conosciamo, e a farlo veramente con una grande ironia, leggerezza, ma con una grande puntualità. Ed è anche per questo che questo film mi ha così colpito quando l’ho letto, perché aveva questo elemento di fantasia così grande che però a un certo punto te lo dimentichi che è fantastico, cominci a crederci veramente perché tutto il resto è talmente reale che quella diventa soltanto il momento funzionale per far partire questo racconto che è veramente ricco e ti parla di tantissime cose che conosciamo” afferma Ronchi con grande precisione.
La capacità di raccontare qualcosa di così straordinario, nel senso di fuori dall’ordinario, ma con grande leggerezza, con grande precisione e con grande efficacia è uno dei meriti che bisogna indubbiamente riconoscere ai due autori e ad Amato che aggiungendosi a questo duo già rodato, ha contribuito a rendere Santocielo il bel film che è.
Lo stesso Giovanni Storti, interprete di nientepopodimeno che Dio, chiamato in causa per parlare del suo personaggio e dell’incontro artistico (questa volta da solo) con il duo, afferma: “Quando mi hanno proposto Dio non potevo rifiutare. Infatti, ho detto: beh io, Morgan Freeman, basta mi ritiro, per cui sono stato veramente molto contento. E poi sono molto contento perché sicuramente Aldo che ha più rapporto con Salvo e Valentino ha sofferto, ha sofferto molto e quindi io sono molto entusiasta“. A questo punto è intervenuto Salvo Ficarra che ha aggiunto che quando ha chiamato Storti per il ruolo lui gli ha risposto “è una storia talmente folle che non posso non farla“. Storti ha concluso spiegando che Santocielo “È incredibile, tocca veramente tantissimi argomenti spiazzando in modo molto interessante“
In merito al riscontro che potrebbe avere Santocielo nelle sale e al box office, Ficarra afferma:
“Quando c’è una qualcosa che riesce a scuotere il pubblico, il pubblico c’è e ci auguriamo che questo possa accadere anche per questo film. Ma al di là dell’incasso, non fosse altro perché quando tu fai una cosa di cui sei particolarmente orgoglioso come lo siamo per questo film e hai il piacere che venga visto e condiviso, che venga anche dibattuto visto che comunque è un film che – appunto come abbiamo detto – si pone l’ambizione di parlare di temi che sono all’ordine del giorno, quelli che abbiamo detto, gli dèi; parla anche molto delle donne, parla molto della condizione femminile appunto. Ad un uomo così bigotto, così maschilista gli tocca vivere forse l’esperienza più forte che una donna possa vivere, quasi una legge del contrappasso. Quindi è un film che parla molto alle donne e che parla di donne secondo me. E avere il piacere che il pubblico possa vederlo e parlarne, prendere quello che gli arriva – perché poi tu dici delle cose e poi bisogna vedere cosa arriva a loro – questo, al di là dell’incasso, è il piacere che ci sia una condivisione“.
Con questa affermazione Ficarra ha spiegato precisamente ed esattamente non solo quello che ci si aspetta dal pubblico, ma anche le intenzioni dietro il film, la voglia di scardinare, buttare a terra, distruggere una rete fitta di pregiudizi che ostacola l’amore, che ostacola la vita delle donne, quella di intere famiglie e lo fa utilizzando come sottotesto, come cornice entro la quale si svolge l’intera vicenda narrata dal film, la religione, tema caro al duo. Valentino Picone, interrogato sul rapporto con quest’ultima dichiara:
“Il tema della religione è un tema sempre molto interessante perché ti permette di scoprire che è molto più progredita di quello che pensiamo. C’è la religione, Dio, sono gli uomini che la rendono arretrata. Ma sono sicuro, siamo sicuri che è molto più evoluta di quello che noi pensiamo. A renderla anche antipatica certe volte siamo noi uomini, mettendo le solite barriere, timori, le solite cose“.
Per concludere, voglio utilizzare un’espressione che ho sentito utilizzare oggi in conferenza stampa da una collega (suppongo): Ficarra e Picone sono un po’ le mosche bianche della comicità. O, perlomeno, sono tra coloro per cui la risata non è semplicemente un mezzo per far divertire, un tentativo di far ridere – anzi – a ogni costo, ma – diversamente – è uno strumento per trattare temi importanti per l’intera società veicolandoli tramite un racconto leggero e che faccia riflettere con un sorriso sulle labbra piuttosto che con grande indignazione o peggio che faccia ridere senza però avere nessuno scopo, senza sapere dove si vuole andare a parare, cosa assai comune soprattutto in determinati duo comici che – però – non citeremo in questa sede. Ficarra e Picone in Santocielo, ci dimostrano – ancora una volta – di avere totale consapevolezza del mezzo a loro disposizione e ne fanno l’uso migliore possibile.