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Unwanted – Ostaggi del mare: la conferenza stampa della nuova serie Sky da tenere assolutamente d’occhio

Unwanted
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Siamo stati a Roma, all’anteprima ufficiale della nuova serie tv targata Sky Studios, co-prodotta da Pantaleon, Indiana e dal produttore Sascha Rosemann, il primo ad avere avuto l’idea di adattare la struggente opera di Fabrizio Gatti, Bilal, il diario di viaggio dello stesso giornalista che per quattro anni ha viaggiato lungo la tratta dei trafficanti di esseri umani nell’Africa sahariana, testimoniando le atrocità che uomini, donne e bambini sono costretti a subire in una realtà infernale. Unwanted – Ostaggi del mare è il risultato di un adattamento studiato e pensato per poter raccontare in modo riconoscibile la storia di Bilal, oltre che per trasmettere in modo efficace il dolore e la paura dei suoi protagonisti. L’escamotage utilizzato in Unwanted è quello di una nave da crociera mastodontica e sfarzosa, i cui ospiti rappresentano singolarmente i differenti punti di vista della società in merito al tema affrontato dalla serie; dall’altra parte ci sono i migranti, gli emarginati che fuggono da un inferno terreno verso una terra promessa, che però non li accoglie e li lascia in un limbo, quello degli Unwanted, di chi è costretto a vivere senza identità, senza futuro e, soprattutto, senza un passato degno di essere raccontato.

La conferenza stampa di Unwanted è stata ricca di spunti e testimonianze di tutti coloro che hanno preso parte a questo progetto unico e necessario, che promette di essere una vera e propria rivoluzione per il panorama seriale italiano, e non solo.

Unwanted (640×360)

Tra i protagonisti della conferenza c’erano i produttori della serie, Nils Hartmann, per Sky Studios, e Sascha Rosemann, accomunati dalla passione per Bilal, un’opera definita come mastodontica, in cui il giornalista Fabrizio Gatti ha aperto le porte per un mondo tremendamente reale; una storia, quella di Bilal, passata in sordina per anni, ma finalmente giunta tra le mani di Rosemann e poi di Hartmann e di tutti gli altri che hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto unico, necessario. L’obiettivo della serie, secondo i presenti, è quello di fornire una rappresentazione il più fedele possibile alla realtà, raccogliendo il punto di vista dei tanti mondi chiamati in causa, che non necessariamente devono essere buonisti o, al contrario, violenti e cinici: Unwanted racconta dei punti di vista, del retaggio culturale e delle motivazioni che spingono i protagonisti a pensare e comportarsi in un modo, non per forza con una totale accezione negativa e nichilista, se non in pochi casi isolati. Dall’altra parte c’è la storia di tante individualità che, nel loro piccolo, danno voce a migliaia di uomini, donne e bambini, esseri umani che hanno perso la vita in modo atroce o che hanno dovuto affrontare l’inferno sperando in un po’ di pace. Unwanted è una sorta di missione, è una storia, come tante altre, che mira a far riflettere su un tema, e per farlo prende inevitabilmente una parte, che però non conosce ideologie politiche: la parte del genere umano.

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Unwanted (640×360)

Alla conferenza hanno partecipato anche le due menti creative che hanno contribuito a rendere la storia di Bilal realtà visiva: Fabrizio Gatti, autore del diario di viaggio da cui è tratta Unwanted, e Stefano Bises, ideatore e creatore della serie. In entrambi era percepibile l’emozione nel vedere la propria opera diventare realtà, sentimenti nobili e non scontati, perché Unwanted è davvero la storia di un viaggio che, a sua volta, ha girato in lungo e in largo prima di trovare una propria dimensione visiva nell’adattamento di Sky, e che ora è pronta a comunicare al grande pubblico il messaggio umanitario, prima che narrativo, di cui si fa portavoce. “E’ stato tutto molto naturale” – dice Bises commentando l’idea di utilizzare una nave da crociera come espediente narrativo per far scontrare i poli opposti della società che Unwanted racconta: l’idea è nata da un dato secondo cui una piccola percentuale di salvataggi in mare aperto avviene proprio come accade nella serie, ed è quindi una ulteriore dimostrazione della portata realistica del prodotto. Anche il regista tedesco Oliver Hirschbiegel, che ha curato in prima persona ogni singolo episodio, ha commentato l’esperienza vissuta: “Unwanted è stata girata quasi tutta su una nave da crociera, facendo avanti e indietro nel Mediterraneo, e questa esperienza è stata d’aiuto in primis per tutti noi, dal cast alla troupe, per legare e per unirci nel profondo, con l’obiettivo corale di portare avanti questo progetto meraviglioso”.

Era presenta gran parte del cast, tra volti esperti e noti di Sky e attori alle prime armi, giovani e giovanissimi, molti dei quali ci hanno sorpreso in positivo fin dai primi momenti del primo episodio.

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Unwanted (640×360)

Marco Bocci, protagonista di Unwanted nei panni del Comandante Arrigo Benedetti Valentini, ha dimostrato tutto il suo entusiasmo e la sua gratitudine per aver avuto la possibilità di interpretare un ruolo del genere: il comandante è un po’ la punta della piramide, il leader solitario della macchina perfetta che regge il microcosmo della nave, ma è anche un essere umano, come tutti gli altri personaggi coinvolti, vittima delle proprie fragilità, e il suo ruolo è quello di decidere per tutti, forse troppi, scontrandosi con l’antico dilemma di cosa è giusto e di cosa è, invece, dovere. I giovanissimi del cast sono quelli che ci hanno colpito di più: dei ragazzi alle prime armi, appassionati e consapevoli di aver realizzato qualcosa di grande, di umanamente gigantesco. Al di là di quelli che saranno i risultati, le impressioni e le opinioni riguardo questa serie, Unwanted e Sky ci hanno dato l’impressione di avere già raggiunto il proprio obiettivo: rompere gli schemi e infischiarsene delle barriere culturali per raccontare la realtà, per mettere in scena il dramma umano più triste senza mezzi termini e senza scusanti, nudo e crudo. Unwanted promette grandi cose, ma si tratta di un prodotto che va digerito e analizzato pezzo per pezzo, perché nella sua coralità si nutre delle storie dei singoli interpreti, che rappresentano tutti coloro che non hanno avuto e non avranno voce per raccontare il proprio dramma, la propria storia.