Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Antonia
È uscita il 4 marzo 2024 su Prime Video (e non è uscita solo Antonia) e Antonia ha già scardinato molte regole della narrazione seriale (per approfondire sulle sua nascita). Ideata e scritta da Chiara Martegiani assieme alle co-sceneggiatrici Carlotta Corradi e Elisa Casseri. Antonia è una serie tv italiana che parla di endometriosi, una malattia ancora troppo ignorata in Italia. Ne soffrono tantissime donne, e molte nemmeno lo sanno. Il motivo principale è la scarsa informazione in merito, anche da parte della comunità scientifica. Chiara Martegiani, che interpreta la sua Antonia, porta tutto questo sul piccolo schermo e lo fa con ironia. Quasi a volerci spiegare quanto sia inutile prendersi troppo sul serio. Una diagnosi è una diagnosi ed è giusto stare male per questa, ma nella vita di una donna le emozioni possono essere molto più complesse.
Antonia è una serie tv che riscrive le regole della dramedy, e che destabilizza tutti quelli che si sarebbero aspettati la tipica fiction all’italiana.
Antonia, invece, è una donna che di definizioni non ne vuole sapere. Una donna indecisa, instabile e precaria. Un essere umano qualunque, insomma. Antonia, la serie, rispecchia la sua protagonista: è simpatica, disinvolta e anche molto severa con se stessa.
Chiara Martegiani, assieme alle sue sceneggiatrici, scrive una serie tv fuori dagli schemi. Partiamo dalla trama. Antonia scopre, il giorno del suo compleanno, di avere l’endometriosi. Una malattia esclusivamente femminile che provoca disturbi di vario tipo, legata soprattutto al ciclo mestruale.
La notizia, come è ovvio, la destabilizza ma le permette anche di ripensare a tante cose di se stessa. A partire dai tanti momenti in cui quella diagnosi avrebbe potuto saltare fuori e invece, per l’incompetenza di altri, non lo ha fatto. Ma ripensa anche alla sua vita, ai suoi rapporti, al suo lavoro e al modo in cui è abituata ad affrontare tutto questo. E allora inizia un percorso di conoscenza di se stessa, o almeno ci prova. Prova a scavare dentro la sua testa, a cercare di capire cosa la rende unica. In mezzo a tutto questo caos, dovrà abituarsi all’idea di una malattia cronica che nessuno sembra in grado di curare.
L’esilarante percorso che compie tra i vari tipi di analisi è forse l’espediente comico più divertente dell’intera serie.
Antonia non sa cosa fare, non sa cosa sta facendo mentre lo sta facendo. Si lascia andare, si lascia convincere, prima da Michele, poi da Marco, poi da una gallina.
Ah già, la gallina. Nella prima puntata ci viene presentata la metafora della gallina e del pollo. Un pollo resta pollo solo perché lo ammazzano prima che possa diventare una gallina. E Antonia, almeno così le viene detto, deve scegliere se rimanere pollo o diventare gallina. Sì, perché una delle “cure” per alleviare l’endometriosi darebbe quella di mettere al mondo un figlio. A prescindere dalla sua volontà. Ma sul tema Chiara Martegiani fa un lavoro sopraffino sulla sua Antonia e decide di raccontare le cose come stanno davvero nella vita reale.
Non sempre le donne sono disposte a diventare madri a tutti i costi, non è l’ambizione di tutte. Antonia, infatti, decide di fregarsene. Lei un figlio non lo vuole, non è nemmeno sicura di amare ancora Manfredi (interpretato da Valerio Mastandrea), non sa nemmeno se è in grado di badare a se stessa. E quindi non ci sta. Non può essere l’unica cura. E per avvalorare la sua tesi intraprendere quel percorso di analisi alternative cui si accennava poco fa. Antonia sa di essere complicata, ma le sta bene così.
Sa che la sua vita risponde alla legge di Murphy, per cui se qualcosa può andare storto, ci andrà. Antonia sembra prendersi gioco della sua stessa vita.
Antonia non è una serie che fa ridere a crepapelle, né una serie triste che parla di una malattia complicata. Riscrive le regole della dramedy italiana perché è in grado di affrontare entrambe le cose in maniera coerente. Il mix tra spensieratezza e malinconia fa di Antonia una serie molto aderente alla realtà, con i piedi per terra. Che non vuole essere ciò che non è. Esattamente come la sua protagonista.
È una serie brillante che non ha paura di ridere di una cosa negativa e che non teme le emozioni plateali. Racconta semplicemente la storia di una donna, come ne esistono mille. Antonia non ha nulla di speciale, è una donna che si interfaccia con la realtà e nella vita reale c’è la tristezza e c’è l’ironia. A tutti piacerebbe trovare un equilibrio tra le due cose, ma non è così che va. E allora ognuno cerca il suo equilibrio personale. Antonia fa questo: si aggira tra i vicoli della sua esistenza, un po’ brancolando nel buio, cercando di non perdersi alla prima curva.
È la storia tragicomica di come un essere umano perde i suoi punti di riferimento e cerca in tutti i modi di sopravvivere da solo. Spoiler: non lo farà, nessuno può farlo.
Antonia, insomma, è in grado di unire piacevolmente l’ironia al dramma di una diagnosi complessa. La fa con molta severità ma anche con una giusta dose di dolcezza e ingenuità. Che fa apparire Antonia, la protagonista, una donna realistica e coerente ma anche leggermente infantile. Cosa che la rende simpatica e vera. Aderente ad un tipo di realtà che si può riscontrare tutti i giorni. Ma, oltre a tutto questo Antonia riesce nello strabiliante compito di non colpevolizzare la vittima della diagnosi.
Spesso il dramma si consuma intorno alla persona come fosse l’unica al mondo a soffrire. Antonia riesce, invece, a focalizzarsi sulla sua protagonista senza mai tralasciare un discorso più generale, che possa riguardare anche tutto ciò che le accade intorno. Grazie all’ironia anche sfacciata Antonia assimila le emozioni, anche le più complesse, in maniera individuale ma anche universale. La sua diagnosi si ripercuote in primis su di lei, ma di conseguenza anche su ciò che la circonda. Non si innalza mai ad unica vittima, anche quando potrebbe farlo. Unire, in questo modo, il dramma e la commedia, è qualcosa di innovativo. Almeno in Italia. Ed è anche per questo che Antonia è una serie diversa dalle altre (qui la nostra recensione).
L’ironia incontra la fragilità. E per fortuna Antonia comprende che le due cose non devono per forza scontrarsi.
Le due forze che la mandano avanti, il sarcasmo e la malinconia, la definiscono e le permettono di comprendersi. Non sono più dei demoni da allontanare, bensì risorse da accettare. Tutti intorno a lei lo hanno già capito. L’endometriosi, una malattia complessa dalla risoluzione incerta, la aiuterà in maniera quasi paradossale a capire se stessa. O almeno a provarci, a mettere finalmente quel riflettore sui suoi sentimenti. Antonia, tra dramma e ironia, riscrive le regole del dramedy italiano e ci racconta di quanto possa essere facile parlare di una persona comune. Che vive una vita come le altre. Con sogni ed aspettative, ma anche con delusioni e ostacoli.
Antonia imparerà a fare i conti con la suddetta legge di Murphy e imparerà che le sventure vanno affrontate e non evitate. Il finale di Antonia è, anche per questo, un finale aperto. Che ci lascia con un po’ di amaro in bocca ma che ci fa comprendere come niente è scritto. Tutto può accadere. Nella vita di una donna o di qualsiasi persona che affronti la realtà. Siamo più o meno tutti in cerca di quell’animale guida che ci porti sulla retta via. O almeno che ci insegni a sopravvivere.