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Perché dovreste recuperare Apache: La vita di Carlos Tevez

apache - la vita di Carlos Tevez
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Esistono tantissimi biopic su personalità le cui vite e gesta meritano di essere narrate, che sia in un film o in una serie tv. Si tratta di un genere sempre molto in voga, utile per conoscere tramite il cinema ma anche per godere di una rappresentazione visiva delle gesta di qualcuno che si ammira. Che sia nel mondo dell’arte, della musica, della storia o dello sport, spesso le biografie prediligono narrare di personaggi variopinti, chiacchierati o comunque famosi per le proprie particolari personalità. E Carlos Tevez è sicuramente un personaggio controverso. Durante la sua lunga e vincente carriera calcistica è stato protagonista di numerosi episodi non sempre felici che hanno destato l’attenzione della stampa, tra patenti ritirate, fughe d’amore dai ritiri e tradimenti, sia a donne che a squadre, ma son cose che si sa, quando capitano a qualcuno di famoso spesso vengono ingigantite.

Ciò che invece è di dominio pubblico è che Carlos Alberto Martinez Tevez sia un grande campione, uno dei più grandi della sua generazione, e che il suo talento provenga da un luogo lontano, dimenticato da Dio, e soprattutto da un passato burrascoso e difficile. E’ comune tra i calciatori che sono nati in luoghi malfamati, il pensiero che se non ci fosse stato il calcio a salvarli probabilmente il loro destino sarebbe stato segnato dalla criminalità. E Carlos Tevez dal calcio è stato salvato eccome, ma non si è mai dimenticato del suo passato, come racconta Apache.

Apache: i segni del dolore

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E’ abbastanza risaputo, perlomeno da chi segue il calcio, da dove provengano le cicatrici che Tevez si porta sul viso, ma eviterò comunque spoiler per chi non lo sapesse. Ad ogni modo, negli otto episodi di questa miniserie originale Netflix riusciamo a vivere tutto quel dolore, quella sofferenza che si può percepire dallo sguardo di un uomo che, nonostante tutta la fama di cui gode ora, non si è mai dimenticato da dove proviene. E’ infatti lo stesso calciatore argentino ad aprire ogni puntata con dei brevi estratti di un’intervista che ha fatto in fase di produzione proprio per contribuire alla realizzazione della serie. Apache narra del periodo più difficile della vita di Tevez, ovvero la sua infanzia, quando tra le pericolose strade di quartiere cominciò a dare i primi calci al pallone. Non solo il portentoso Balthazar Murillo è ottimo interprete della sofferenza di una vita così travagliata, bensì l’intero cast, composto tra gli altri dall’attore Alberto Ajaka (principalmente conosciuto nel campo delle telenovelas) nei panni di Segundo Tevez, il padre adottivo di Carlitos, che si prende cura di lui e lavora giorno e notte per permettergli di studiare ed allenarsi.

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Piacevole sorpresa è anche il giovane Matías Recalt, che interpreta Danilo, il migliore amico del protagonista, soprannominato El uruguayo per via delle sue origini, e che come l’amico fraterno lotta nella pericolosa dimensione del barrio, con esigue vie di fuga. Il rapporto tra Carlos e Danilo è romanzato al punto giusto per far vivere allo spettatore la tristezza ed il disagio sociale che trasudano quei luoghi, ma è liberamente ispirato alla storia d’amicizia tra Tevez e Dario Coronel, il suo migliore amico d’infanzia e compagno di allenamenti che, a detta di molti, era quello talentuoso dei due. 

Fuerte Apache

Fuerte Apache è uno dei quartieri più malfamati della provincia di Buenos Aires. Deve questo nome al famoso film con Paul Newman e nella serie è il teatro da incubo di una lotta all’ultimo sangue tra redenzione e criminalità. La povertà, lo spaccio di droga, le faide familiari e i regolamenti di conti tra le bande di quartiere, tutti elementi messi a nudo nell’ambientazione dello stesso barrio, aspetto espressamente desiderato da Tevez in persona. Ciò che più differenzia la serie dai soliti documentari sulle carriere dei calciatori è proprio il fatto di voler esplicitamente concentrarsi sul lato prettamente umano della crescita del campione argentino. Vediamo solo a sprazzi le giocate illuminanti che dimostrano l’immensa classe che si nasconde dietro al talento del piccolo Carlitos. Ma fonte d’ispirazione è proprio il fatto di seguire passo passo la road to redemption del protagonista, che parte dal fondo, giocando nei campetti di periferia dai quali sono perfettamente udibili gli spari di arma da fuoco, fino ad arrivare alla chiamata della vita, quella del Boca Juniors, che più che essere una squadra, soprattutto in quegli anni in cui si potevano ammirare gli ultimi colpi della carriera di Diego Armando Maradona, era un credo, una ragione di vita ai limiti del religioso. 

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La via di Carlitos

Se siete appassionati di calcio non potete non dare una chance a questa serie. Non aspettatevi da Apache il solito resoconto sulla carriera di Tevez, seppure sia stata veramente straordinaria e meriterebbe di essere raccontata. Gli episodi si focalizzano sulla sua ascesa nelle giovanili fino ad arrivare alla prima grossa opportunità in quel de La Bombonera. Per tutta la sua carriera Tevez è stato amato follemente dai suoi tifosi, sia perché ha segnato caterve di gol, sia per i valori che la sua figura ha trasmesso alla gente che ha potuto ammirarlo. Tevez, con le sue numerose malefatte, è sempre rimasto quel bambino coraggioso e perseverante, nato nella misera più assoluta ed arrivato fino al tetto del mondo, attraversando veri e propri campi di guerra, oceani e continenti, ed uscendone completamente indenne, tranne che per la sua cicatrice, che rappresenta la sua storia, la sua essenza. Apache è il racconto di un’impresa ardua che forse somiglia più ad un miracolo, ma che può servire a tante persone per imparare a credere nei sogni.

D’altronde, come disse un altro gigante del calcio e fonte d’ispirazione per molti ragazzini come Zlatan Ibrahimovic:

Si può togliere il ragazzo dal quartiere, ma non il quartiere dal ragazzo

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