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Apple Tree Yard – L’orribile discesa agli inferi di una donna annoiata

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Nella mia inarrestabile e frenetica ricerca di nuove Serie Tv, mi sono imbattuta in Apple Tree Yard (in Italia, per la bislacca mania tutta nostrana di tradurre i titoli, arrivata come In un vicolo cieco). Prodotto che, sulla carta, aveva tutti i requisiti giusti.

Breve, solo quattro puntate. Ambientata a Londra, la mia città del cuore. Trasmessa da BBC One, garanzia di sicurezza.

Quindi, ok, mi fiondo ad immergermi nella trama.

Yvonne Carmichael ha tutto: fama, successo, una carriera avviata, tutti la stimano, nel suo campo è un genio, ha una bella famiglia ed è circondata da amici. Diciamo la verità: Yvonne Charmichael ha la vita perfetta.

Basta poco, però, per rendersi conto che l’apparenza inganna e quella di Yvonne è  tutt’altro che una vita con cui faremmo cambio.

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Ormai cinquantenne, di una bellezza dimessa e sfiorita, Yvonne è triste e insoddisfatta.

La sua famiglia sta cadendo a pezzi. Se si esclude la figlia incinta e con una relazione stabile, gli altri componenti sono pieni di problemi, a partire dal figlio, introverso e malato, che scappa continuamente di casa e riesce ad avere un dialogo solamente col padre. Anche il matrimonio col marito Gary sta cadendo a pezzi: in balia dei tradimenti e dell’incomunicabilità, tra i due rimangono solo parole non dette.

Incontra per caso un uomo misterioso, che in pochi minuti la trascina in un bollente rapporto sessuale. Yvonne non è una che fa queste cose, ma le è piaciuto e decide di continuare la storia. La sua relazione con Mister X (al quale scrive e-mail in cui si confessa a cuore aperto), basata su incontri sessuali tanto misteriosi quanto appaganti, dà quel brivido che mancava nella vita di Yvonne.

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Una sera, dopo un incontro fugace in Apple Tree Yard, un vicolo semi-deserto di una Londra quasi sempre grigia e fredda, Yvonne si reca ad una festa di lavoro, durante la quale, dopo qualche bicchiere, viene condotta con una scusa in una stanza isolata dove un suo collega la stupra ferocemente.

È l’inizio della discesa all’inferno della protagonista, che, chiusa in una gabbia di paura, choc, vergogna e dolore (lei aveva bevuto, era forse un po’ ubriaca, non ha denunciato subito l’accaduto, anzi, è tornata a casa con il presunto stupratore, lo aveva seguito volutamente in quella stanza e via elencando tutte le scuse che si possono immaginare per trovare ammissibile un’azione crudele e vigliacca che non è mai giustificabile), non riesce a confessare a nessuno l’accaduto, se non proprio al misterioso amante, forse perché, facendo parte della sua vita alternativa è del tutto distaccato dalla tragica realtà che sta vivendo ora.

Non solo ha subito un orribile violenza (che non viene risparmiata allo spettatore e risulta come un vero pugno allo stomaco), ma George, il collega, la perseguita con bigliettini, indesiderati mazzi di fiori e velate minacce. Yvonne lo vede ovunque, si sente perseguitata, in un incubo ad occhi aperti dal quale non sa come uscire.

L’uomo, che confessa di chiamarsi Mark, pur rimanendo sempre molto vago sulla propria vita, le fornisce un appoggio totale, come un eroe senza macchia e senza paura, pronto a proteggerla, a difenderla, a prendersi cura di lei, al punto da proporsi di incontrare George per dargli una lezione. Yvonne acconsente e lo accompagna a casa del collega. Ma, lì, Mark compie l’indicibile e, ad insaputa di Yvonne, uccide a sangue freddo l’uomo.

Da vittima, diventa quindi carnefice, anzi, non solo complice, ma vera mandante dell’omicidio orchestrato a sangue freddo ed eseguito da Mark. La cui difesa al processo, chiede subito l’infermità mentale.

Finisce in prigione e non solo deve affrontare un processo per un’accusa gravissima, ma deve anche raccontare il proprio terribile segreto ad amici e parenti. E lo deve raccontare anche davanti ad un’aula di tribunale piena di sconosciuti. Durante il processo, Yvonne si mantiene fedele a Mark, non rivela la loro relazione, continua imperterrita a fidarsi di lui, fino a quando Mark si toglie la maschera, rivelandosi un uomo completamente diverso da quello che lei credeva di conoscere.

Oscuri segreti in Apple Tree Yard.

Il castello di carta di Yvonne, la sua eccitante vita alternativa, il mondo di bugie su cui aveva costruito una doppia vita fatta di sogni ad occhi aperti, eccitanti incontri sessuali in luoghi pubblici, di un romanticismo in cui ormai non credeva più e che aveva riscoperto all’improvviso, crolla di colpo. E ora si trova ad affrontare un processo, lottando contro l’uomo di cui si è ormai innamorata e che non è quello che credeva.

Apple Tree Yard non solo ci fa riflettere a fondo sulla realtà della violenza sulle donne, sbattendocela in faccia nel modo più crudo e scioccante. È emblematica la scena ambientata ad una cena tra amici; Yvonne perde le staffe e, sull’orlo delle lacrime, risponde per le rime ad un’amica che tenta di dire che alcune donne se la vanno a cercare. Tutti guardano Yvonne a disagio, quasi fosse pazza o ubriaca, perché nessuno può capire il suo punto di vista da persona che ha vissuto qualcosa del genere sulla propria pelle.

Questa Serie Tv getta anche una luce diretta sulla borghesia londinese, in cui  i successi lavorativi fanno da contraltare ad insuccessi familiari, in cui molte relazioni interpersonali sono basate sull’apparenza, sui silenzi, sulle cose non dette e su molti, moltissimi, segreti indicibili.

Recitato magistralmente, su tutti Emily Watson, con una regia di polso ed una serie di colpi di scena da tanto di cappello, Apple Tree Yard è uno di quei gioiellini che solo la Gran Bretagna sa regalarci.

Attenzione però, non è né leggero, né romantico, né digeribile, ma non era certo quello il suo intento.

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