Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler de Il Pianeta Preistorico
Esistono solo tre serie di documentari completamente incentrati sulla vita dei dinosauri e uno di questi è l’ultimissimo Il Pianeta Preistorico, rilasciato da Apple Tv+ a maggio del 2022, terzo solo dopo Planet Dinosaur del 2011 e Nel mondo dei dinosauri del 1999. Il Pianeta Preistorico, prodotto dalla BBC Studios Natural History, ricrea un sogno condiviso: poter osservare da vicinissimo quelle splendide creature che erano i dinosauri, di cui ancora oggi continuiamo a scoprire dettagli incredibili. La sua unicità sta nello spettacolare connubio tra scienza e tecnologia, ma anche tra arte e computer grafica e ancora tra divulgazione e narrativa documentaristica. Il Pianeta Preistorico è quello che si può definire un documentario classico, segue tutte le regole del genere e ha come obiettivo principale la divulgazione di notizie scientifiche. Ciò che lo rende diverso dagli altri documentari è il modo in cui i fatti scientifici vengono affrontati. La voice over è di David Attenborough, naturalista britannico famoso in tutto il mondo, il quale ha contribuito alla realizzazione di alcuni studi su cui si basa Il Pianeta Preistorico. Sì, perché la serie documentaristica è stata funzionale a portare alla luce alcune nuove scoperte sui dinosauri e metterle in luce grazie alla sua fantastica resa estetica.
Il Pianeta Preistorico è arte, tecnologia e scienza messi insieme. La CGI è ovviamente la protagonista insieme ai dinosauri di uno spettacolo tecnologico unico nel suo genere. Jon Favreau e Mike Gunton, produttori esecutivi della serie, hanno fortemente voluto collaborare con la casa di animazione MPC per questo progetto per far sì che la loro idea prendesse vita nella maniera più vivida possibile. E così è stato: la vita dei dinosauri e le loro abitudini sono rappresentate in maniera minuziosa e soprattutto ravvicinata. Jon Favreau ha dichiarato che il suo più grande sogno era quello di riuscire e vedere un T-Rex da vicino e Il Pianeta Preistorico glielo ha permesso. Il documentario, così, diventa spettacolare, diventa qualcosa che non ci si aspetta. I dinosauri sono infatti trattati esattamente come fossero degli esseri viventi ancora esistenti sulla Terra e di cui si esaminano mosse, abitudini, ambienti e procreazione. Per incentivare ancora di più questa idea, Favreau e Gunton hanno insistito affinché le creature ricreate in CGI venissero inserite in paesaggi reali, inquadrati con reali riprese e in reali intervalli di tempo. Questo ha fatto sì che la sospensione dell’incredulità fosse ancor più evidente per lo spettatore che guarda Il Pianeta Preistorico.
Guardando Il Pianeta Preistorico ci si immerge nella vita dei dinosauri, senza fermarsi mai a pensare che non possano davvero essere creature viventi. Gli animali preistorici dell’epoca del Cretaceo Superiore vengono infatti inseriti in un mondo che ci appartiene e di cui sentiamo di fare parte. Inoltre, le abitudini dei dinosauri vengono trattate in maniera talmente minuziosa e dettagliata, che stentiamo a credere che chi le ha studiate non le abbia davvero viste da vicino. La narrazione che viene portata avanti è, in effetti, frutto di studi di paleontologi, di paleozoologi e di naturalisti come Mark Witton e Darren Nash, i quali hanno posto le basi non solo della scrittura divulgativa ma anche di nuove scoperte che vengono alla luce proprio grazie alla serie. Loro è anche l’idea di dividere le puntate in base alle cinque ambientazioni principali in cui i dinosauri erano soliti vivere: la costa marina, le acque dolci, la foresta, il deserto e il ghiaccio. Pare infatti che gli studiosi abbiano scelto questa divisione per rendere ancora più chiaro quante specie diverse di dinosauri esistessero e per creare maggior linearità nel racconto delle loro abitudini. Questa divisione ha appunto permesso anche di individuare le nuove specie studiate e analizzate dal documentario, come una specie di pterosauro dal nome impronunciabile (solo David Attenborough può riuscire a dire Azhdarchidae Hatzegopteryx senza risultare ridicolo) con ali larghe più di dieci metri.
Le cinque puntate de Il Pianeta Preistorico, che si delineano in base all’habitat, mostrano una grande connessione tra quello che è il progetto di CGI sulle creature che vediamo e quella che è, invece, la semplice narrazione documentaristica. Il Pianeta Preistorico è, infatti, un’esperienza totalmente immersiva che lascia allo spettatore il tempo di ambientarsi per poi essere coinvolto in maniera totalizzante. L’utilizzo della CGI in modo così massiccio potrebbe sembrare un ostacolo, a primo impatto, alla fluidità del documentario. Quello che invece i produttori hanno portato avanti è esattamente il contrario: la tecnologia viene completamente smascherata così che non si creino dubbi al riguardo (soprattutto perché si sta comunque parlando di dinosauri, ossia una specie animale che notoriamente non esistono più sulla Terra) e nel momento in cui tutto risulta chiaro, lo spettatore comincia a fare difficoltà a discernere la realtà dalla fantasia.
A rendere tutto più suggestivo e spettacolare, la colonna sonora di Hans Zimmer. Il compositore di titoli cult come Il gladiatore, Interstellar e Top Gun subentra nel progetto de Il Pianeta Preistorico a sottolineare da una parte la solennità dei fatti scientifici e dall’altra la dolcezza di creature magnifiche e interessantissime. Favreau e Gunton hanno fortemente voluto Zimmer per rendere il loro progetto un vero e proprio capolavoro di maestria, anche dal punto di vista musicale e sonoro. Il Pianeta Preistorico diventa così un perfetto prodotto, curato in ogni singolo dettaglio e allo stesso tempo molto godibile anche da un pubblico meno preparato e curioso di scoprire cose nuove. L’innovativo senso di vicinanza che si fa creando con i dinosauri fa sì che non si esaudisca solo il sogno di Favreau, bensì quello di molti spettatori che non hanno mai visto niente del genere. Il Pianeta Preistorico assume le connotazioni di un’opera artistica, e non una qualunque: è un’opera artistica divulgativa, funzionale alla bellezza e all’estetica ma anche e soprattutto alla scienza, allo studio della natura e all’analisi di creature tanto belle quanto uniche.
Documentario classico, arte immersiva, musiche di un certo livello, tecnologia avanzata. A Il Pianeta Preistorico non manca davvero niente; il prodotto è infatti unico nel suo genere e non solo. La sua unicità lo ha portato ad un ottimo successo, il che non è scontato considerando il tipo di narrazione molto classica e scientifica. Ma, appunto, un motivo c’è ed è molto più banale di quello che può sembrare: è fatto bene da ogni punto di vista, è curato nei minimi dettagli e dietro di esso c’è un lavoro enorme che ha permesso al documentario di funzionare come dovrebbe. Insomma, la qualità è sempre un’arma vincente, qualsiasi sia il genere in questione, qualsiasi sia la trama di base. Il Pianeta Preistorico, complice una grande produzione, poggia le sue basi su un grande lavoro di narrazione ma soprattutto su una grande passione che non viene in alcun modo nascosta. È stato rinnovato per una seconda stagione e, pur essendo un documentario, molti sono quelli che aspettano con trepidazione maggio del 2023 per godere ancora del fantastico lavoro che Favreau ha fatto su creature splendide e affascinanti come i dinosauri.