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Gli Archetipi Seriali sui personaggi femminili – L’Orfana

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Esistono considerazioni che riguardano i prodotti mediali – e il loro ruolo socio culturale – che dovrebbero essere sdoganate, e una delle armi più potenti di cui disponiamo per scardinare i pregiudizi è lo studio analitico dei testi, dei processi di ricezione e interpretazione da parte dei relativi fruitori. Si incontrano ancora innumerevoli resistenze quando si tenta di studiare la psicologia nelle serie tv, e quindi intendendole come creazioni meritevoli di un’analisi approfondita e prismatica. Esse arrivano contemporaneamente a milioni di persone in tutto il mondo, innescando reazioni emotive sorprendenti. Soprattutto, sono in grado di intercettare il cosiddetto “inconscio collettivo” di cui ha parlato Carl Gustav Jung, ossia il deposito delle esperienze dell’intera umanità che è presente in ogni singolo individuo. Una serie tv può modificare la percezione che abbiamo di un determinato tema sociale, politico, culturale, oppure dare voce e spazio alle minoranze che ancora non abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare.

Giocano un ruolo fondamentale i personaggi che, posti al centro delle storie che guardiamo, provocano una nostra risposta cognitiva ed emotiva. L’idea di questa rubrica nasce dalla riflessione proposta da Marina Pierri nel suo libro Eroine. Come personaggi delle serie tv possono aiutarci a fiorire.

L’interessa dell’autrice, diventato poi anche il mio, è quello di mettere in evidenza la tridimensionalità dei personaggi femminili, andando a contrastare la tendenza di appiattirle su due poli contrastanti che impedivano di andare oltre un rigido manicheismo. Così come la realtà non è ascrivibile a regimi distinti e antitetici, anche queste donne non possono essere giudicate con sterili filtri che finiscono per impoverirne personalità e valore esemplare. Le serie tv ci suggeriscono di resistere al perpetuarsi di determinati schemi che per anni hanno confinato le voci di donne, come anche delle minoranze. Per allenare la nostra visione consapevole e critica è importante chiedersi, di fronte a un personaggio femminile, cosa non ci viene raccontato. Raccontare significa rendere visibile l’esistenza di certe vite e “tutti gli archetipi personaggio hanno qualcosa da segnalare nelle forme di Guida e Ombra” (M.P) e queste due facce si incontrano e si specchiano l’una nell’altra, nel nome dell’ambivalenza di ciascun essere umano.

psicologia nelle serie tv

Esistono archetipi specifici a cui gli spettatori si agganciano nella psicologia delle serie tv, in maniera consapevole o meno. In ogni momento della nostra vita, o in uno specifico momento storico di una data società, gli archetipi vengono rielaborati e informano il nostro vissuto a livello sia psichico che esperienziale. L’archetipo non dorme dentro di noi ma è capace di produrre conseguenze reali evidenti. Quindi, il personaggio di una serie tv è una porta sull’interiorità e sulla serialità televisiva, oggi più che mai è parte integrante delle nostre vite. Le nuove piattaforme di visione hanno permesso alle storie di permeare il quotidiano e, ormai, gli spettatori partecipano attivamente alla costruzione del “fenomeno” audiovisivo.

Spesso, le spettatrici vogliono osservare donne forti, capaci di trionfare sul patriarcato, ma così facendo si esclude una rappresentazione realistica del fallimento, dell’errore e della perdita, che al contrario fanno parte della vita. Il Viaggio delle Eroine delle serie, di cui ci parla l’autrice Pierri, assume la forma di una spirale: mentre “l’uomo ascende, la donna discende per ascendere: il fulcro dell’Avventura è l’incontro con la Dea Sommersa” spiega, e quindi le donne una volta avuto questo incontro non potranno essere più le stesse perché l’incontro con la parte sommersa è alla base della fondazione di una nuova coscienza. Le donne delle serie tv ci fanno sentire meno sole, e capendole ci sentiamo di riflesso anche noi capite e ascoltate. Ci danno la sensazione di poter creare uno spazio di condivisione che vanta un’autenticità prima d’ora sconosciuta.

Inizio questo viaggio dal principio, ossia dal primo degli archetipi: l’Orfana.

La storia dell’Orfana è quella del sentirsi impotenti, di anelare a un ritorno all’innocenza originaria. Con questo anelito, si combina e contrasta un senso di abbandono, la sensazione che in qualche modo noi dovremmo vivere in un giardino, amati e al sicuro, e invece siamo scaraventati, orfani nella giungla, preda di malviventi e mostri. (C.S Pearson)

psicologia nelle serie tv

Di tutti gli archetipi-personaggio analizzati da Marina Pierri nel suo libro, ho scelto di selezionare quelli che potessero consentirmi un’analisi il più possibile personale e autentica in virtù della mia fruizione. In questo pezzo, dunque, introduco il primo esempio riportato nel libro sopra citato, a cui seguiranno altri da me invece scelti perché idonei a condurre il mio ragionamento su uno scenario di protagoniste femminili capaci di darci speranza per un futuro più inclusivo. Pierri ci spiega come la condizione di completezza che caratterizza l’Innocente maschio all’inizio del suo Viaggio manca nel personaggio femminile. Proprio per questo motivo, spesso si parla di incompletezza e mancanza che connotano la donna, come se questa assenza dovesse identificarla rispetto al resto della comunità. Quel vuoto è ciò che contraddistingue l’esperienza dell’Orfana. La dote che spicca in Lei viene definita dall’autrice “la libertà dell’indipendenza”. Ogni donna ha davanti una simile scelta: tirarsi fuori da questa condizione e reagire, oppure chiudersi in un’impenetrabile corazza, posando ogni arma.

La prima giovane donna su cui l’autrice riflette è Eleven, protagonista dell’amatissima serie cult dei fratelli Duffer, Stranger Things, la quale è un esempio perfetto di Orfana a cui fare riferimento per condurre un’analisi della psicologia nelle serie tv. Quando vediamo Eleven per la prima volta riusciamo presto a percepire il senso del suo dolore e smarrimento. Ha i piedi nudi, la testa rasata e indossa un camice da laboratorio. Un aspetto destinato a stamparsi nelle nostre menti proprio per la sua singolarità. L’adozione e l’accettazione da parte della comunità nei suoi confronti avviene contestualmente alla scomparsa di Will, vittima dello stesso male che ha segnato per sempre il passato della bambina. La sua triste infanzia trascorsa come cavia da laboratorio le ha permesso di consolidare i suoi poteri, usati non solo per difendere se stessa ma anche chi dimostra di volersi prendere cura di lei. Le sue esplosioni di rabbia rappresentano il “ruggito della Donna Selvaggia, il sintomo della combattività che può nascere dal tradimento” (Marina Pierri). Intanto mentre gli altri protagonisti tentano di elaborare la scomparsa del bambino, Eleven diventa la loro figlia adottiva e inizia a sanare lentamente le sue reticenze nei confronti di chi le si avvicina. Questa giovanissima donna è distruzione e salvezza, allo stesso tempo, e la sua contraddittorietà è espressa nel dolore che è capace di infliggere e nella sofferenza che è in grado di evitare alle persone che ama.

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Eleven, in quanto donna, vive un duplice esilio a cui fa da contraltare una difficile integrazione sociale. Non è stata solo privata di una solida rete familiare, ma adesso tenta di diventare parte di un gruppo di ragazzi estranei che faticano a comprendere il suo linguaggio disarticolato e a gestire la sua totale inesperienza del mondo.
I suoi capelli cortissimi evidenziano ulteriormente la distanza da quegli opprimenti “canoni di bellezza ordinari” e la connotano in maniera non identificabile e ascrivibile a una specifica categoria di genere. Questo rende esemplare la sua esperienza di vita. Eleven insegna a ribellarci e a scappare, a nutrire la nostra fame di vita dando ascolto alla Donna Selvaggia, di cui parla Pierri, che brucia imperterrita dentro di noi. Soltanto rischiando, il passo compiuto può aprirci nuovi scenari densi di sorprese, destinati a cambiare il corso degli eventi per sempre.

Come Eleven, molte altre donne delle serie tv potrebbero essere affiancate a questo archetipo e condividerne caratteristiche e specificità. Ci auguriamo di poter ancora scrivere di donne che, atterrite dal dolore delle loro esistenze, hanno comunque continuato a camminare a testa alta, consapevoli di dover resistere ai colpi finché avranno forza e fiato a sufficienza. Ringrazio intanto Marina Pierri per avermi introdotta a queste straordinarie riflessioni. Insomma, la psicologia nelle serie tv ci riserva magnifiche sorprese e noi non vediamo l’ora di potervene parlare prossimamente.

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