Poche sono le comedy divertenti, originali e che a distanza di anni riescono ancora a risultare fresche e appassionanti. Sicuramente Arrested Development rientra in questa categoria. Nonostante le premesse della trama siano semplici – seguiamo infatti la famiglia Bluth, un nucleo disfunzionale di individui matti – il ritmo delle gag e le varie storie secondarie hanno reso questa serie tv molto famosa anche a distanza di anni dalla sua messa in onda sull’emittente FOX.
La serie è stata così ben voluta da aver convinto, nell’ormai lontano 2013, l’allora astro nascente Netflix di acquisirne i diritti e riportarla in vita: a distanza quindi di sette anni dalla terza stagione il pubblico poteva ritornare a seguire le assurde vite di Michael Bluth e compagnia. Quello che sarebbe dovuto essere uno dei gioielli di punta del nuovo produttore, però, si è trasformata in una delusione totale.
Ecco perchè la quarta stagione è considerata un disastro.
Questa nuova stagione ha dovuto sottostare sin dall’inizio ad alcuni problemi logistici: il cast era già impegnato in altri progetti, la serie doveva riadattarsi alle modalità di uscita di Netflix – che, a differenza dei produttori tradizionali, rende disponibile un’intera stagione invece di far uscire un episodio a settimana – e, cosa molto più importante, la storia doveva riprendere con lo stesso tono e spirito delle stagioni precedenti nonostante il gap temporale.
Il risultato è stato una prima versione della quarta stagione composta da 15 episodi: nelle singole puntate si seguiva il punto di vista di un solo personaggio creando così un mosaico di prospettive che ruotavano tutte attorno agli stessi eventi. Nonostante questo ambizioso progetto, Arrested Development non ha convinto completamente i suoi spettatori: per alcuni la scelta di concentrarsi su singoli personaggi volta per volta sembrava tradire la stretta interconnessione tipica delle stagioni originali, dove l’efficacia delle gag e delle battute aumentava col passare del tempo per via delle implicazioni sempre più importanti che un singolo sketch assumeva; per altri, invece, la mancanza di linearità rendeva difficile seguire la storia con leggerezza, ma richiedeva invece un’attenzione ai dettagli eccessiva per una comedy.
Queste critiche e delusioni hanno convinto il creatore della stagione, Mitchell Hurwitz, a rimaneggiare la quarta stagione per offrire un prodotto diverso: è così che nel 2018 esce Arrested Development Season 4 Remix: Fateful Consequences.
L’obiettivo di questo remix era quello di risolvere alcuni problemi e presentare la stagione in 22 episodi: la trama poteva essere seguita in ordine cronologico e i singoli episodi presentavano punti di vista di più personaggi. La scelta, curiosa nella sua originalità, dimostra come molto dello storytelling di una serie risieda nel montaggio di ciò che viene girato: il genere, le dinamiche, il ritmo dipendono tanto dalle performance degli attori quanto da quello che succede in post produzione.
Questo sforzo però, lungi dal risolvere i problemi, ha peggiorato ulteriormente il destino della serie che evidentemente ormai sembrava aver perso il proprio smalto.
Nel remix si nota ancora di più che gli scrittori della serie hanno perso di vista il motivo per cui tutte le gag e il nonsense che permeavano le prime tre stagioni riuscivano ad appassionare e divertire così tanta gente: nell’assoluto caos composto dall’ambiguità di Tobias, nel quasi incesto dei cugini George Michael and Maeby, l’unica cosa che rimaneva ferma e salda era il personaggio di Michael Bluth (interpretato da un bravissimo Jason Bateman).
Il suo carattere, mite e votato all’abnegazione, la sua voglia di tenere insieme la propria famiglia a ogni costo – nonostante i continui litigi e sotterfugi – risultava un porto sicuro in cui lo spettatore poteva sentirsi rappresentato: il suo dolore per la perdita della moglie, fatto accennato più volte nella serie, rendeva la sua disperazione nel tentare di risolvere i problemi degli altri un collante estremamente malinconico e importante. Il suo sbigottimento coincideva con quello dello spettatore che poteva notare l’assurdità e il grottesco senza sentirsi in difetto.
Nella quarta stagione, però, il suo personaggio subisce dei cambiamenti sostanziali: inizia a sfrequentare la fidanzata di suo figlio senza sapere chi sia, entrando anche lui nel grigio mondo di equivoci e ambiguità che sembra ruotare attorno alla famiglia Bluth. Questa perdita, per quanto minima nella trama, rende poco equilibrata la riuscita della stagione.
Se nella versione originale questa ambiguità di Michael viene rivelata solo verso la fine degli episodi, nel remix i fraintendimenti vengono subito spiegati, portando lo show a perdere questo e altri plot twist scritti per far procedere la trama. Se è vero infatti che gli ultimi episodi della quarta stagione originaria di Arrested Development ripercorrevano intere scene delle prime puntate per illustrare, sotto nuova luce, i problemi di comunicazione tra i componenti della famiglia Bluth che in un primo momento gli spettatori non potevano aver notato, nel remix questa carica eversiva e originale si perde a favore di una linearità che risulta poco originale e stantia.
I vari livelli di lettura avrebbero permesso alla stagione di diventare una delle preferite per futuri rewatch, portando avanti una delle note più particolari di Arrested Development.
Altra particolarità di Arrested Development è il suo utilizzo meta-narrativo della voce fuori campo (di cui abbiamo parlato anche qui): nelle prime tre stagioni questo narratore onnisciente interveniva spesso per commentare con gli spettatori, rompendo la quarta parete in maniera così sagace da risultare quasi un personaggio interattivo. Nella quarta stagione questa finzione si tramuta realtà: in un gioco di voluta ambiguità Ron Howard, che ha prestato la sua voce nella serie, compare come personaggio di Arrested Development interpretando se stesso.
Il filo narrativo che lo include prevede l’acquisizione dei diritti sulla storia della famiglia Bluth per poter fare un film: in questo modo Michael ha un motivo per comparire in quasi tutti gli episodi in quanto occupato nell’ottenere le firme necessarie dai propri familiari per poter iniziare le riprese.
Tutto ciò, però, nel remix perde senso: non dovendo più creare un filo che connetta i vari episodi sui singoli personaggi, Michael incontra Ron Howard ben oltre la seconda metà della stagione e molte delle spiegazioni all’interno delle singole puntate vengono dunque a cadere sulla voce fuori campo. Questa presenza da massiccia diventa quindi eccessiva: in alcune puntate la voce narrante parla allo spettatore non stop per 5 minuti cercando di illustrare le motivazioni per cui alcuni eventi apparentemente lontani sono in realtà connessi tra di loro.
Con l’uscita della quinta stagione di Arrested Development molti di questi problemi sono stati risolti, permettendo agli spettatori di tornare in un mondo a loro familiare senza gli stravolgimenti del caso. La quarta stagione, però, rimarrà per molto tempo un perfetto esempio di come, a volte, è meglio non riportare in vita delle comedy per evitare di rovinarle per sempre.