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12 cose che ho pensato dopo aver visto il gran finale di Attack on Titan

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Ebbene si, il momento di dire addio per sempre ad Attack on Titan è finalmente giunto. Dopo anni passati a sorbirsi Eren che ripete la stessa identica frase all’infinito, a chiedersi quando Mikasa aprirà gli occhi e si accorgerà di Jean, a domandarsi perché Armin non usa mai il potere del Gigante e altre mille domande senza risposta, ci siamo. Il finale di Attack on Titan, strappato via con più veemenza di una carie, ha messo un punto a uno degli anime next generation più famosi di sempre. Un anime che ha contribuito, senza ombra di dubbio, alla diffusione del genere in Occidente, ampliando gli orizzonti del pubblico oltre quella fetta di appassionati.

E io mi sono ritrovata proprio in quella fetta di ignari esploratori che mai avrebbe pensato di farsi trascinare nella tana del Bianconiglio anime. Così la mia avventura iniziata con Attack on Titan, è proseguita giù nella tana fino a One Piece, “cartone animato” che guardavo quando ero solo una bambinetta alle medie e che mi si è spalancato davanti agli occhi in maniera del tutto nuovo e inaspettata. Rivisto dalla primissima puntata, One Piece è diventato il viaggio che non sapevo di dover intraprendere e che da adulti ha un sapore decisamente diverso. Ma torniamo a parlare di Attack on Titan (che potete vedere sul catalogo di Cruncyroll qui) che si discosta da One Piece in innumerevoli modi.

Non ultimo il suo protagonista. Eren Jager è un antieroe, non ha nulla della bontà d’animo di Rufy e di altri tra i più classici protagonisti degli anime. Le sue azioni sono motivate solo ed esclusivamente dalla vendetta e dalla sete di libertà, oltre a una pulsione egoistica inequivocabile. Tre sentimenti che lo portano a scegliere un cammino di distruzione per sé stesso e l’umanità intera.

Tutte le strade portano infine a questo momento. A quel finale di Attack on Titan in cui destino e libero arbitrio si intrecciano tra loro in una matassa impossibile da sbrogliare.

Mentre Eren continua la sua avanzata e il Boato della Terra spazza via ogni cosa lungo il cammino, ciò che rimane delle forze di Paradis tenta un ultimo attacco disperato. Scissi tra il dovere e l’amore nei confronti dell’amico, Mikasa e gli altri dovranno confrontarsi con i giganti del passato e del presente e decidere il destino dell’umanità intera. Con questa fatidica premessa ha inizio l’ultimo episodio di Attack on Titan. Un’ora e mezza di tensione, azione ed emozione fino a una chiusa che potrebbe solo essere l’inizio per un’altra storia.

1) Come siamo giunti fino a questo momento in Attack on Titan?

Eren sa già del Boato della Terra in Attack on Titan

Come siamo arrivati al momento in cui il Boato della Terra porta distruzione e morte ovunque passi? Come ha potuto un singolo uomo scatenare tutto questo? Inizia il finale di Attack on Titan (ecco 30 disagi che solo un vero fan può capire) e sono queste le domande che mi sorgono spontanee. Inizio così a riflettere sulla strada percorsa, sulle scelte fatte e sui piccoli tasselli che, uno dopo l’altro, hanno portato a un’unica e inevitabile conclusione. La non scelta di Eren racchiude l’intera filosofia dell’anime e porta, alle estreme conseguenze, quella sete di libertà che ha sempre contraddistinto il personaggio. Il bambino che sognava il mare adesso si è trasformato in un incubo che avanza inesorabile. Inoltre a un minuto dall’inizio della puntata mi sono realmente chiesta cosa cavolo fosse successo di preciso nelle puntate precedenti.

Morale della favola? Ho fatto un rewatch di tutto Attack on Titatn prima di buttarmi nel finale. E ne è valsa la pena.

2) La storia di Ymir è la tragedia greca che non ci saremmo aspettati in Attack on Titan

La storia di Ymir in Attack on Titan è una delle più complesse e centrali dell’intera narrazione, rivelando le origini dei Titani e il destino dell’umanità. E come tutte le figure mitologiche, anche la sua storia non è quella che ci aspettavamo o che ci era stata raccontata in principio. Circa 2.000 anni prima degli eventi principali di Attack on Titan, Ymir era una schiava di una tribù eldiana, governata dal re Eldia. Un giorno, Ymir, braccata dai cani del re, scoprì un albero gigantesco con un’enorme fenditura. Cadendo al suo interno, entrò in contatto con una misteriosa creatura simile a un parassita, che le diede i poteri del primo Titano.

A metà tra favola e tragedia, la storia di Ymir è quella di una ragazzina che, per tutta la sua vita, non ha conosciuto altro che schiavitù e dovere. Anche dopo la morte e dopo che le sue membra sono state fatte a pezzi e date in pasto alle figlie, Ymir continua a servire incapace di scegliere una strada diversa per se stessa.

3) Eren, ovvero l’anti-Ymir

Curioso quindi come, esattamente all’altro capo del filo si trovi Eren Jager. A lui, infine, Ymir concede il potere del gigante Fondatore e l’abilità di risvegliare il Boato della Terra. Lui che ha sempre lottato contro tutto ciò da cui la ragazzina è sempre stata soggiogata invece. Eren non è buono, non è un eroe e, di certo, non è un martire. Nel momento stesso in cui comprende la verità sul mondo e le responsabilità che ricadono sulle sue spalle non decide di agire per il bene comune ma solo nei suoi interessi. Manipola chi gli sta attorno senza remore: Ymir, Zeke, Mikasa e Armin. Il fuoco che divampa nel suo cuore e l’opposto dell’animo placido di Ymir, rimasta per 2000 anni in silenzio e agli ordini della famiglia reale.

Ymir aspetta Eren in Attack on Titan

4) Il sottovalutatissimo Jean

Posso dire una unpopular opinion? Jean è uno dei personaggi migliori di Attack on Titan. Insieme a Levi ovviamente. L’unico personaggio che, sin dai tempi dell’addestramento, si comporta e parla in maniera logica e sensata. Non gli manca l’onore ma non è nemmeno tanto stupido da buttarsi nella mischia senza un piano. Vuole molto bene ai suoi amici ma ne sa riconoscere i difetti. Ama immensamente Mikasa ma sopporta in silenzio la friendzone. E poi quanto è figo da quanto si è fatto crescere il pizzetto nel salto temporale? In un mondo di eccessi, Jean è l’unica persona a conservare un briciolo di raziocino e anche la vera vox populi. Sogno uno spin-off per questo personaggio.

5) “Chi non è in grado di sacrificare niente non potrà mai cambiare le cose”

Nel fragore della battaglia, sei giovani ragazzi stanno lottando strenuamente per salvare il mondo e, in qualche modo, l’anima di Eren. Catturato e portato via, Armin combatte un altro tipo di battaglia. Quella della mente. Il ragazzino che veniva preso in giro a casa e che sognava a occhi aperti, potrebbe adesso rivelarsi l’unica persona al mondo in grado di fermare Eren. Ho sempre avuto pareri abbastanza contrastanti riguardo al personaggio. Soprattutto dopo che gli sono stati donati i poter del Gigante Colossale. Non che Armin non meritasse di vivere ma a volte immagino un what if in cui sarebbe invece rimasto in vita Erwin. Cosa sarebbe andato diversamente? Il Gigante Colossale avrebbe avuto un impatto più decisivo nella battaglia?

Il sacrificio di Erwin ha permesso ad Armin di vivere. Ed è ancorandosi a quel sacrificio e a tutti quelli che sono venuto dopo che il ragazzo si aggrappa con tutta la forza che ha in corpo. Impedendosi di soccombere alle tenebre, Armin mette in moto quella mente brillante unendo i puntini. La sua è la voce narrante che dipana i nostri dubbi e risponde a molti quesiti inespressi. Il monologo che rivolge a se stesso nell’oscurità, poi, è uno dei momenti da brividi di questa puntata.

6) Ecco perché Gaby non mi è mai scesa

Non l’ho tollerata dal primissimo istante e non c’è rivelazione spirituale o epifania morale che possa farmela rivalutare. Fin dalla sua introduzione nella quarta stagione di Attack on Titan, Gaby si è dimostrata il personaggio più insopportabile e incoerente che sia mai apparso nell’anime. La sua presenza nasce solo ed esclusivamente per dare fastidio, senza apportare alcun valore aggiunto alla storia. Se già Marley e co. vengono introdotti in maniera alquanto frettolosa e forzata, quantomeno portano con sé personaggi degni di nota come Porco. Anche se Porco stesso rappresenta il male minore di un parterre di personaggi di cui avremmo fatto volentieri a meno. Gaby, invece, è proprio fastidiosa, con il suo atteggiamento da adolescente ribelle che vorrebbe scimmiottare un Eren del passato. Con scarsissimi risultati. La ragazzina non possiede né il carisma né la profondità emotiva del protagonista.

Odia gli abitanti di Paradis senza averli mai visti, parla a vanvera di questioni di cui non sa nulla, giudica e punta il dito con quell’aria saccente che fa emergere l’oscurità della mia anima. La sua partecipazione alla battaglia finale è ininfluente mentre Annie compie un’evoluzione non da poco per il suo personaggio. Considerato che è rimasta ibernata per circa tre stagioni. Insomma, per quanto Attack on Titan voglia farmi rivalutare Gaby non dimenticherò mai che è stata proprio lei a uccidere Sasha a sangue freddo.

7) L’epica battaglia tra cielo e terra

Mentre Armin è intrappolato insieme a Zeke nel non luogo dove convergono le coordinate, fuori infuria la battaglia. Armati della loro perseveranza e determinazione, Levi e gli altri sconfiggono uno dopo l’altro i Giganti sul dorso di Eren. Ne tentativo disperato di fermare il Boato prima che sia troppo tardi. Sulle ali di Falco, il gruppo è chiamato a compiere una scelta impossibile: salvare Eren o il mondo? Di fronte a questa scelta, Mikasa non ha la forza di opporsi alla risposta più ovvia. Di fronte alla sofferenza di un gruppo di ragazzi che abbiamo visto crescere a abbiamo imparato a volere bene non possiamo che sentirsi partecipi del loro sconforto.

8) Zeke come Alberto Angela

Avete presente quando, alle tre di notte o giù di lì, tutti i pensieri intrusivi fanno capolino nel nostro cervello e iniziano a ballare una samba di morte e disperazione? O quando, la domenica mattina le grida dei vicini vi fanno domandare sul senso della vita? Ecco, deve essere un po’ quello che è successo a Zeke nell’ultima parte di Attack on Titan. Preso malissimo e totalmente in fase calante, Zeke sputa fuori un pippone depressivo che Schopenhauer spostati. Convinto che la sconfitta sia inevitabile, Zeke tenta di convincere Armin a smettere di combattere.

La morte, per lui, rappresenta l’unica salvezza possibile ai dolori della vita, l’unica vera espressione di libertà. Tocca allora ad Armin ricordargli, citando vagamente i Pinguini Tattici, che la felicità sta nelle piccole cose. Come una foglia caduta o una palla da baseball lanciata senza sosta avanti e indietro solo per il piacere di farlo. La vita è la somma di quei piccoli momenti che la rendono valida di essere vissuta. Non l’abbiamo mai compreso fino in fondo, questo Gigante Bestia che sotto sotto sa farsi amare.

“È una bellissima giornata. Se soltanto me ne fossi accorto un po’ prima”

9) Levi e l’ultimo incarico

Venendo infine a patti con se stesso, con suo padre e le scelte compiute, Zeke incontra la morte per mano di Levi. Il capitano, infine, riesce ad assolvere l’ultimo incarico, quello più importante. La promessa fatta a Erwin tempo prima viene assolta e Levi (che rimane uno dei migliori personaggi di Attack on Titan) ha compiuto finalmente la missione più importante della sua vita. Adesso anche lui è libero.

Attack on Titan

10) Egoismo o idealismo?

Quello che una volta era un giovane idealista, spinto dal desiderio di libertà e giustizia per il suo popolo, è diventato una figura ambigua e temuta, quasi deificata per la sua potenza distruttiva. La scelta di Eren ha radici profonde nelle esperienze traumatiche vissute da lui e dai suoi compagni, che per anni hanno lottato contro nemici incomprensibili e un mondo che sembrava volerli annientare. Eren giustifica le sue azioni come necessarie per garantire la sopravvivenza di Paradis e del suo popolo Eldiano, ma le conseguenze sono devastanti. Il sacrificio di miliardi di vite è un peso enorme, e il suo piano, pur essendo per certi versi coerente con la sua evoluzione, ci spinge a porci domande scomode forse troppo. È un atto di ribellione estrema contro un destino prestabilito o una scelta egoistica mascherata da idealismo?

La libertà di Eren, tanto anelata, diventa una prigione autoimposta, un ciclo di odio e violenza da cui non può sfuggire. La sua ossessione per la libertà lo porta a tradire persino i suoi più cari amici, Mikasa e Armin, con l’obiettivo di diventare il “cattivo” finale, la minaccia necessaria per unire l’umanità contro un nemico comune.

11) A te, fra 2000 anni

Forse è questo che in fondo Ymir aveva sempre aspettato senza nemmeno saperlo. Qualcosa, o meglio qualcuno, che le mostrasse un’altra via. Che le dimostrasse che oltre il dolore, la perdita e la sofferenza, c’è molto di più. Nel gesto di amore sconfinato di Mikasa, Yimir scorge un sentimento sconosciuto e affascinante. Un calore che non la divora famelico ma le addolcisce l’animo e la libera. Nonostante il suo amore incondizionato per Eren, è però sempre Mikasa che alla fine lo uccide, spezzando quel legame indissolubile che li ha uniti per tutta la vita.

12) Attack on Titan finisce davvero così?

Hajime Isayama ha scelto un finale che lascia molte domande senza risposta, una decisione che ha contribuito ad accese discussioni e poco diplomatici confronti tra i fan. Sebbene alcune delle decisioni narrative possano sembrare controverse, il finale rimane fedele ai temi più profondi dell’opera: la complessità della guerra, la natura umana e la ciclicità della violenza. Nel bambino che scorge e si avventura all’interno dello stesso albero in cui cadde Yimir secoli prima, si apre un universo di possibilità. Cosa accadrà quando sarà lui a toccare il parassita? Il ciclo potrebbe ripetersi uguale a se stesso oppure potrebbe realizzarsi in qualcosa di completamente diverso. È un momento inquietante che rimane aperto all’interpretazione: è un segnale che l’umanità è destinata a ripetere gli errori del passato, o che c’è la possibilità di un cambiamento?