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I 5 momenti più sconvolgenti nell’ultima stagione di Attack on Titan

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Il seguente articolo contiene spoiler su Attack on Titan

Esistono opere che rivoluzionano il proprio settore: lo è stato Dragon Ball per gli anime alla fine degli anni novanta, lo è stato Breaking Bad per le serie tv negli anni duemila e anche Attack on Titan è finito di diritto in questa categoria. Che l’amiate o meno, l’opera cartacea di Hajime Isayama – seguita poi dalla trasposizione su schermo – ha catturato fan da tutto il mondo e di tutte le età. Dopo un bel po’ di tempo dalla trasmissione della quarta stagione su Crunchyroll, vogliamo divertirci e ricordare i momenti più inaspettati e sconvolgenti di quest’ultima stagione.

Forse la più inaspettata e meno pronosticabile, con continui ribaltamenti di fronte e di punti di vista. Attack on Titan è diventata a tutti gli effetti oggetto di studio e riflessione per i temi più complicati ed etici della società attuale. Un mondo distopico che mostra al meglio l’umanità e la bestialità della razza umana, in maniera così realistica e inaspettata da lasciarci costantemente senza parole.

Abbiamo voluto scegliere cinque momenti che sono anche la coronazione di lunghi archi narrativi, con quel cambio di direzione finale che mai avremmo potuto immaginare inizialmente. Non per incoerenza, non per scrittura raffazzonata, non per desiderio di stupire i fan senza una vera motivazione. Quando Attack on Titan decide di stupirti lo fa partendo da lontano e lo fa così lentamente e con così tanta cura che è impossibile accorgersene, benché l’intera storia in modo logico porti proprio a quella scelta. Niente di più soddisfacente e appagante: sedetevi con noi e riviviamo questi momenti.

Il Rumbling

Parte principale della sigla della seconda parte della stagione, forse anche troppo anticipato nelle immagini, il Rumbling rimane una delle scene più mozzafiato di tutto Attack on Titan. Un evento di dimensioni così grandi che è impossibile anche solo concepirlo per lo spettatore che lo osserva. Dopo la “rinascita” di Eren e il suo discorso di intenti, tutte le mura esistenti crollano e da esse iniziano a marciare una quantità fuori da ogni logica di giganti colossali. Per episodi ed episodi osserviamo i giganti marciare sullo sfondo, quasi dandoli per scontato per quanto l’immagine sembri riutilizzata.

Solo nel finale di stagione, quando effettivamente capiamo che quella quantità di colossi non era per modo di dire, ma ha veramente formato un muro di titani contro il mondo, agli spettatori viene sbattuta in faccia la realtà senza che possano rendersene conto. I giganti colossali sono arrivati: il Rumbling è lì e tutto il mondo può solo osservare, così come noi. Una marcia impossibile da controllare e concepire, fuori dal limite del pensiero umano e probabilmente anche dei soldati che volevano contrastarla. Più sconvolgente di così c’è ben poco.

Il sacrificio silenzioso

Attack on Titan

In un’opera dove tutti cercano di cambiare il mondo facendo sentire la propria voce, sono i momenti di quiete e religioso silenzio a farci ragionare veramente sulla situazione. In uno dei momenti più concitati e movimentati dell’ultima stagione di Attack on Titan, il sacrificio di Theo Magath e Keith Shadis non poteva passare inosservato. I due riescono a schermarsi dal mondo esterno e chiudersi in una nave per riflettere sulla situazione. Shadis dice di esser rimasto senza parole a osservare la crescita di Annie e tutto il gruppo che cerca di salvare il mondo e Theo lo definisce un eroe.

Quando Keith cerca di rispondere con un complimento, Magath si oppone per principio e per il suo passato nella milizia. Eppure i due vedono nell’altro una fonte di ispirazione negli ultimi momenti, nel bene e nel male. Comprendono quanto la guerra abbia permesso a uomini adulti di compiere scelte riguardo le vite dei ragazzi, ma ora saranno i giovani a dire l’ultima parola. E il loro addio, facendo detonare la nave piena di Yeageristi dopo essersi presentati in modo formale – ma sincero – è l’unico suono che chiunque all’esterno potrà udire di questa conversazione fuori dal tempo.

La freddezza di Connie

Attack on Titan

Un giovane gruppo italiano canta: “In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Star” e noi pensiamo che renda molto bene l’idea dietro al personaggio di Connie in questo prodotto. Arruolato come tanti altri nella milizia, si è ben presto reso conto di quanto le sue doti sul campo di battaglia fossero medie, ma ben lontane da gente come Mikasa e Levi o dai giganti Eren e Armin. Connie però ha sempre continuato ad andare avanti con l’obiettivo di fare del bene alla propria famiglia e al prossimo. Non è riuscito a sacrificare Falco per salvare la madre e alcuni in quel gesto hanno visto debolezza.

Per questo sul molo, l’ultimo ostacolo prima di raggiungere Eren, Connie sembrava davanti a un bivio: avere coraggio o essere ancora una brava persona. Lui ha scelto entrambe, uccidendo con freddezza e determinazione gli ex compagni e dimostrando che il salvataggio di Falco è stata un’azione di cuore e non di codardia. Lui è un soldato dedito alla causa e un po’ ci sentiamo in colpa per aver dubitato delle sue capacità o esser rimasti stupiti dalle sue azioni, ma a lui importa solo salvare il mondo.

Il passato di Ymir

Attack on Titan

Quando si parla di miti, di passato e di antichità, di leggende e di ricorsi storici, si tende sempre a rischiare di scottare il pubblico. Aver creato una così grande aspettativa su Ymir, sulla nascita del potere dei giganti e su tutto quello che ha generato il mondo nel quale vivono adesso i protagonisti poteva essere rischioso. Eppure una volta di fronte agli eventi per come si sono svolti, siamo rimasti senza parole. La storia di una bambina, non una donna, costretta moglie a un re, derisa e sbeffeggiata, tradita e sfruttata. Cacciata da suo marito, ma ormai assoggettata alla sua volontà.

La trasformazione in gigante – prima e mistica – ne muta il corpo, ma non la mente. Ymir rimane sposa di Fritz, debole nella sua imponenza, costretta a fare da mezzo per tre figlie del re e poi pronta a sacrificarsi dopo anni di soprusi e stanchezza. Non lasciata in pace neanche dopo la morte, spezzettata e data in pasto a Sina, Maria e Rose affinché queste ereditino il suo potere. Un racconto crudo, freddo, senza colori e nel quale gli occhi della bambina vengono oscurati da una patina di vuoto che ci ha dilaniato il cuore.

Era tutto collegato

Ci sono stati tantissimi momenti sconvolgenti in Attack on Titan, dalla scoperta di un mondo al di fuori dell’isola alla nascita dei giganti, ma nulla è così trascendentale quanto il viaggio nei ricordi di Zeke ed Eren. Un percorso che Zeke fa compiere al fratello per fargli aprire gli occhi sul passato, su Grisha e sul loro potere, senza accorgersi che pian piano qualcosa sta andando in una direzione diversa. Eren sembra di casa in questo viaggio ed è lui a spingere Zeke sempre più a fondo, fino al momento fatidico. Il fratellasto minore interagisce col passato lasciando Zeke, il padre e gli spettatori senza parole.

In quel momento abbiamo compreso tutto che tutto quello che è avvenuto in questi anni era stato premeditato da Eren, ancora prima della sua nascita. Un ciclo di eventi fuori dal tempo che nessuno può spezzare e continuerà a portare entrambi nella stessa situazione. Eren è il fautore di tutto, di ogni singolo evento legato al padre, al passaggio del Gigante d’Attacco, alla congiunzione tra lui e Zeke e a chissà quanti altri momenti. Un colpo di scena che ancora ci lascia estasiati per quanto fatto bene.

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