A Eren nessuno aveva ordinato di entrare nel corpo militare e sfidare le paure più laceranti dell’esistenza. Eren ha scelto, in autonomia, di essere un soldato da quando ha compiuto cinque anni, prima ancora di conoscere la differenza tra sogni e realtà. Attack On Titan si apre proprio con un piccolo Eren che spiega ai grandi cos’è il coraggio, e soprattutto quanto faccia bene inseguire i propri desideri. Il suo desiderio, nato e cresciuto sulle leggende in cui si spiegava la natura dei giganti, si è poi sviluppato da una tragedia, come una fotografia in bianco e nero. Dalla morte di sua madre e da quel tragico momento, Eren ha trasformato la sua passione più grande in una necessità: diventare un soldato ed eliminare i giganti per ripagare la sua vendetta. Ma quanto costa questa vendetta? E soprattutto, dove può arrivare il coraggio di Eren?
Così, come un lungo viaggio in cui non si conosce a fondo la destinazione, Attack on Titan ci ha mostrato la crescita di Eren, prima con l’addestramento tra i suoi superiori e poi sbandierando la sua vera natura, quella di gigante. Questo momento è stato il primo vero grande plot twist dell’anime giapponese, uno di quelli per cui l’esaltazione iniziale diviene ben presto stupore, e uno di quelli per cui la mente inizia a formulare diverse domande: Eren è il cattivo della situazione? Come si evolverà la trama da questo episodio in poi?
Ma Attack on Titan è il paradiso dei plot twist e quell’episodio, così potente e straniante, è stato il primo di una lunga serie di sorprese
Dalla tragica scomparsa della mamma di Eren ai personaggi che ci hanno lasciato lungo le battaglie arrendevoli, ci sono stati moltissimi attimi all’interno della storia che hanno catturato la mia attenzione, ma la rivelazione sull’identità di Reiner e Berthold è uno di quelli per cui fatico ancora a riprendermi. Ma andiamo con ordine. Attack on Titan ci ha presentato Reiner come un personaggio carismatico e affidabile, uno di quelli che ispira grande fiducia nei suoi compagni, e una sorta di fratello maggiore per i compagni che vivono all’interno del 104 corpo di addestramento Reclute. Fu subito uno dei più apprezzati dal comandante perché ha fatto suo il motto secondo cui la sopravvivenza del gruppo passa per il forte senso di abnegazione individuale. Berthold, d’altra parte, è un ragazzo apparentemente tranquillo e con una scarsa forza di volontà: Berthold stesso ha ammesso di essere un codardo noto per la poca autostima che ha nei propri confronti. I due sono forse quelli che vivono al meglio la relazione con Eren all’interno dei campi di addestramento, e anche due personaggi capaci di istaurare una relazione con il pubblico attraverso la loro ambigua caratterizzazione.
Poi è arrivato un episodio, un solo episodio a cambiare la nostra prospettiva e quella della serie in generale su due personaggi così importanti dal punto di vista della narrazione. ‘Guerriero’ è il nome della sesta puntata della seconda stagione, un episodio che vede i soldati scalare le mura dopo la battaglia prossimità del Castello di Utgard. Essi vengono raggiunti da una pattuglia guidata da Hannes, il quale riferisce che non sono stati trovati segni di brecce nelle mura: Cosa sarà mai? Mentre i militari si mettono in marcia alla volta di Trost, Reiner prende da parte Eren e gli rivela che lui e Berthold sono in realtà il Gigante Corazzato e Colossale e che la loro missione di distruggere l’umanità può essere evitata solo se Eren accettasse di seguirli.
Avviene tutto in maniera naturale, come se stessero parlando della ricetta della carbonara. Con un artificio registico notevole, il nostro pov diventa quello di Eren, la sua reazione la nostra. Come scusa? Abbiamo sentito bene? Ci hanno appena rivelato il mistero più impellente di AoT fino a quel momento?. Attraverso una narrazione trasversale in cui passato e presente si mischiano ai flashback per mostrare i dubbi dei compagni riguardo a i due Giganti, Attack on Titan fa scontrare Eren e il Gigante Corazzato come gli antipodi che hanno da sempre segnato il mondo. Ma dov’è il bene in Attack on Titan e, soprattutto, chi lo rappresenta? Questo scontro, così carico di pathos ed emozione, è in realtà lo spartiacque della serie stessa, una sorta di ‘cancellate dal vostro cervello tutto quello che avete visto fin ad ora’.
Una storia piena di stravolgimenti e sorprese
La capacità dell’anime di stravolgere le emozioni degli spettatori raggiunge, qui e a quattro passi dalla brutalità, uno dei suoi picchi più alti, e insieme alla natura del Gigante Corazzato scopriamo che Reiner, il classico ragazzo affabile e travolgente, non è altro che colui che ha sfondato il portone del Wall Maria e uno dei responsabili della morte di un quinto della popolazione umana. Noi sappiamo che Eren combatteva per quello, che è diventato un soldato per massacrare tutti quei mostri che si nutrivano di carne umana come fossero caramelle zuccherate, e ora si ritrova a scoprire che uno di quei Giganti è in realtà il suo amico Reiner. Ma c’è di più ed è proprio in questo di più che risiede tutta la grandezza di uno degli anime più belli degli ultimi anni, e cioè la capacità di farci osservare un personaggio da diversi punti di vista. Perché conoscere Reiner a fondo significa capire che per via del peso di quella responsabilità così grande e dell’attaccamento che ha sviluppato nei confronti dei suoi compagni, Reiner soffre di uno sdoppiamento di personalità: oltre alla sua identità di guerriero genocida, sviluppa la convinzione di essere un semplice soldato il cui compito è proteggere l’umanità, insieme con i suoi compagni: Perché, in fin dei conti, più che di Giganti e mostri, Attack on Titan parla di umanità e valori, e ogni momento segna l’inizio di una nuova mappa da scoprire.
“Solo i vincitori possono vivere. Questo mondo è così spietato” – Mikasa, Attack on Titan.