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Il capovolgimento del punto di vista di Eren è il momento più alto di Attack On Titan

attack on titan
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Che siate fan di manga e anime o semplicemente facciate parte di gruppi su internet, avrete sicuramente sentito parlare di Attack on Titan.

L’opera di Hajime Isayama, iniziata ormai dodici anni fa, ha rivoluzionato il mondo sia come manga che come adattamento animato. E mentre in questi giorni in Giappone uscirà l’ultimo decisivo capitolo dell’opera, noi oggi siamo qui per fare un passo indietro, alla fine della terza stagione, in uno dei migliori momenti dell’intero prodotto.

Benché la trama, i personaggi, l’ambientazione, l’animazione e le musiche di Attack on Titan siano tutti elementi fondamentali e fantastici, forse quello che ha sempre stupito i fan è altro.

La capacità di vivere il mondo da un punto di vista, per poi vederlo completamente capovolto. Chiunque è rimasto senza parole alla scoperta della natura dei giganti, o alle varie rivelazioni del Corazzato, Colossale o Femmina. Abbiamo aspettato anni interi per scoprire il contenuto di quella tanto agognata cantina e avere delle risposte sul mondo.

E per tutto questo tempo Eren ha atteso con noi.

Attack on Titan

Il nostro protagonista: Eren Jaeger, che da bambino ha visto il suo distretto annientato dai giganti e sua madre divorata davanti ai suoi occhi.
Un ragazzo cresciuto nel terrore, nella rabbia e con un desiderio di vendetta senza eguali. Con un odio infinito verso questi esseri mostruosi che gli hanno portato via casa e famiglia.

E seppur ben presto anche lui diventa un gigante, la sete di sangue e vendetta verso di essi non diminuisce.

Eren però cresce e il mondo intorno a sé sembra addirittura peggiorare. Non solo i giganti, il nostro protagonista si vede tradito più e più volte da compagni di battaglia che si rivelano assassini, giganti a loro volta.

E nel corso di tre stagioni Eren passa ogni situazione possibile ma arriva ad aprire gli occhi davanti alla natura di coloro che ha sempre ritenuto i suoi nemici. I giganti sono vittime della crudeltà dell’uomo che ha sfruttato le scoperte scientifiche per usarli.

L’odio che Eren ha sempre provato per una razza a lui nemica crolla.

Per quanto lui abbia passato tutta la vita a premeditare la sua vendetta, scopre che questa non deve essere indirizzata verso i giganti. Lui odia chi gli ha portato via la madre, la casa e la libertà. Ma i giganti non sono colpevoli, sono una razza manipolata, un gruppo di pedine senza raziocinio verso le quali inizia a provare sentimenti contrastanti.

È difficile spiegare quello che Eren sperimenta nel suo cuore. La fiamma che bruciava dentro di lui si affievolisce a causa di questo vento del cambiamento. La cantina nella quale scopre i segreti sul mondo esterno elimina anche gli ultimi dogmi a cui era rimasto fedele.

Durante la cavalcata per arrivare ai confini dell’isola, i protagonisti notano un razzo di segnalazione e si preparano ad affrontare l’ennesimo gigante, ma non ce n’è alcun bisogno. Attack on Titan riesce a sorprenderci di nuovo.

La creatura in questione è particolarmente deformata, con arti troppo deboli per supportarla, e sta strisciando a una velocità irrisoria verso le mura. È una vera e propria larva sotto forma di gigante che non potrebbe causare danno a nessuno.

Attack on Titan

E davanti a questa visione quasi pietosa, Eren pronuncia poche semplici parole toccando la testa dell’abominio:

È un nostro compatriota che hanno mandato al paradiso.

Lo dice con freddezza, con distacco, in un modo completamente distante sia dall’odio che dall’amore. E questo rende il cambiamento ancora più interessante.

Eren non inizia a empatizzare coi giganti dopo le scoperte che ha fatto, smette solo di provare odio per loro. Ma nel momento stesso in cui l’unico sentimento che aveva mai indirizzato a essi cessa, Eren verso i giganti non prova più nulla.

Forse pietà, semplice e banale pietà per creature schiavizzate e rese inumane. Eren decide di guardare al futuro con un’idea ben precisa: arrivare al Mare e proseguire la propria storia spostando il pesante odio che custodisce nel cuore verso gli umani.

Perché la fiamma dentro la sua anima si è solo affievolita, ma è pronta a bruciare davanti a coloro che sono i veri responsabili del suo dolore.

Eren passa oltre il gigante, lasciandolo al destino, al futuro, al suo fato.

Non lo uccide in quanto questi non è più un pericolo, metaforico e fisico, per il suo benessere. Ma non decide nemmeno di porre fine alle sofferenze della creatura, rimandando la sua morte a giorni, se non settimane di agonia strisciante verso le mura.

Potrebbe essere vista come apatia, e forse lo è: sin da bambino ha sempre avuto un pensiero fisso di odio e una sola convinzione e missione, ma nel momento in cui queste vengono a mancare non sa realmente come agire.

La vita lo ha cambiato, lui è cresciuto, e arriverà a farsi un’idea su come agire per il futuro, ma in quel momento non prende una decisione perché non aveva mai neanche confutato la possibilità di non odiare un gigante.

Attack on Titan riesce ancora una volta a sorprenderci ribaltando il punto di vista di un personaggio.

Per la prima volta nella sua vita Eren Jaeger si trova di fronte a una di queste creature senza odio nel corpo a motivarlo, senza rabbia a muovere le sue braccia o dolore a creare i suoi pensieri. È un momento cardine del suo personaggio, spoglio di tutto ciò che gli avevamo visto indossare per tre stagioni. Non è però un punto di arrivo per Eren, la cui intenzione è quella di passare oltre il gigante per continuare il suo percorso.

Superare questa fase della sua vita, governata dalla rabbia ma nata da una menzogna, per arrivare a scegliere il proprio futuro: sia esso positivo o negativo. Pronto a un futuro di scelte da fare con la mente aperta, non più indottrinato da bugie o inganni. Eren lascia le lame e prende le briglie a due mani per dirigersi verso la prossima metà.

Sempre con il latente pensiero di quel gigante. Quel povero gigante. Perché benché Jaeger non scelga di agire, quell’immagine rimarrà per sempre nella sua mente come il punto di svolta contornato da mille dubbi. Comprende il passato nefasto della creatura che ha davanti a sé ma non sa ancora come approcciarsi a essa, se non esprimendo i pochi fatti che conosce.

È un compatriota mandato al macello. E se Eren fosse nato dall’altra parte del mare il suo sangue avrebbe potuto condurlo a essere lui la larva.

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