Grandi aspettative e tante, forse troppe, delusioni. Awake, il nuovo film di genere apocalittico con la già conosciuta Gina Rodriguez non convince fino in fondo, lasciandoci con l’amaro in bocca dopo un finale scontato e con qualche incongruenza.
Le basi per un film di successo c’erano tutte: un incipit originale, una bravissima e amatissima attrice e tanto hype alimentato per un prodotto che purtroppo, a conti fatti, rischia di aumentare le voci che condannano Netflix al “troppo ma di poca qualità”. Di fatto, la piattaforma di streaming più famosa del mondo – con le produzioni seriali e cinematografiche – nell’ultimo periodo non si è risparmiata, destreggiandosi benissimo (e forse anche meglio di prima) nel caos della pandemia. Ma è proprio il caso di chiedersi: non sarebbe meglio rinunciare a qualche film piuttosto che vederne tanti mediocri? Vi lascio con il dubbio, ma nel frattempo ecco a voi la (umilissima ma sincera) recensione dell’ultimo film di casa Netflix.
La trama
La scena si apre con Jill, una mamma single, presumibilmente vedova, con due figli che sono in custodia dalla nonna, con la quale la donna non ha un bel rapporto. Durante il ritorno verso casa, la famiglia finisce vittima di un incidente d’auto. L’auto si ribalta e finisce in un lago, dal quale riescono a riemergere vivi tutti compresa la figlia minore Matilda che, nonostante si sia messa in salvo per prima nuotando con le sue gambine, rischia di soffocare e letteralmente “muore” per qualche istante. Viene riportata in vita solo grazie all’intervento provvidenziale dei due poliziotti (mentre di sfuggita li vediamo incomprensibilmente ridere, per un secondo, in quello che è probabilmente un errore di montaggio).
I tre tornano allora dalla nonna, scoprendo che le auto non funzionano più e che non c’è più elettricità, rivelazione che motiva e giustifica l’incidente d’auto.
La svolta arriva però quando si rendono conto di non riuscire più a dormire. Tutti tranne Matilda, che ignara della prossima fine del mondo schiaccia un pisolino nel suo letto.
Da questo momento in poi, stare al passo con le vicende e soprattutto ritenerle logiche è davvero difficile. Jill, Matilda e Noah, dopo aver abbandonato la nonna (di cui si dimenticano alla svelta), iniziano una fuga verso un centro nel quale, in una lotta contro il tempo, si sta cercando di studiare un’altra “dormiente” come Matilda e trovare una cura all’insonnia.
Buchi di trama e poca caratterizzazione
Awake incappa subito in un grosso problema: è tutto un gran casino!
I dubbi che sorgono durante la visione sono davvero tanti. Viene quasi spontaneo chiedersi: “ma il resto del mondo?”. Sì, perché sebbene ci sia una voluta centralità della vita dei 3 personaggi protagonisti (di cui uno completamente inutile ai fini narrativi, ossia Noah), il contesto che è un aspetto estremamente importante nel genere apocalittico è completamente ignorato. Probabilmente per problemi di budget, evidentemente a basso costo, sono stati scelti pochi luoghi da gestire filmicamente, e questo non è passato inosservato allo spettatore che non fa altro che chiedersi “ma dove sono?”, “ma dove stanno andando?”.
La completa atemporalità, chiaramente non voluta, ci fa perdere completamente il senso dell’orientamento. Le ellissi sono gestite male e i 6 giorni che sarebbero passati dall’inizio della fine a quando arrivano al centro non sono per niente chiari. Le scene finali scorrono velocemente, così tanto che quando il film termina ci rendiamo conto che alcuni personaggi non sono stati per niente caratterizzati, e che sono quasi totalmente inutili.
Di Noah non sappiamo nulla, capiamo appena il tipo di rapporto che ha con la madre. Non una menzione agli amici e un – totalmente fuori luogo – accenno a una fidanzata di cui non si parla più. Ma se il personaggio è scadente, l’interpretazione è forse peggio: il ragazzo starebbe per morire, ma non traspare la minima emozione; la gente intorno a lui muore, si spara a vicenda, si suicida, e lui ha sempre la stessa identica espressione. Anche quando “torna in vita” dalla scossa elettrica, la mimica facciale è invariata. Sembra che faccia realmente da candela tra madre e figlia.
Qualcosa in più (purtroppo) la capiamo di Jill, il cui background sembra creato apposta per dare vita a un personaggio protetto dal plot armor e al quale è concesso tutto. Un passato da soldato e poi diversi problemi con la giustizia, e guarda caso molta confidenza con la donna a capo dell’esercito che gestisce il tutto (altro personaggio completamente superfluo e poco credibile nelle reazioni, come alla scoperta della presunta morte della famiglia).
Infine Dodge, che da subito diventa il migliore amico dei tre scappati di casa. Non sappiamo cosa ha fatto, perché era in prigione, non sappiamo dove va e per questo quando muore neanche ce ne rendiamo conto (e sinceramente neanche ci interessa più di tanto).
Da un incipit mediocre a un finale banale
L’incipit, come accennato, resta a galla in un oceano fatto di trame tutte uguali: malattie, guerre, mostri e alieni. Effettivamente il tema della mancanza del sonno, una cosa all’apparenza così semplice ma distruttiva, era un’ottima base per uno sviluppo che purtroppo non c’è stato. Scopriamo dunque che solo chi è “morto” e tornato in vita può dormire. Possibile che in tutto il mondo solo due persone (stranamente nello stesso luogo, che non sappiamo qual è) si trovino in questa condizione?
E ancora, la spiegazione data sul finale allo strano fenomeno solare non ha alcuna correlazione logica con il fatto che solo i “resuscitati” riescano a dormire.
L’escalation di delusioni raggiunge l’apice nel finale. Anche qui passatemi l’utilizzo eccessivo del termine, ma STRANAMENTE impazziscono tutti tranne loro tre, eppure sono svegli tutti dallo stesso arco di tempo. Poteva salvarsi in corsa con un finale leggermente diverso dal risveglio di Bella Swan in Twilight, ma anche in questo caso, fino all’ultimo, ci aspettiamo che Jill apra gli occhi o che in qualche modo si risvegli dal mondo dei morti ma non vogliamo credere a un finale così scontato. Invece è proprio quello che alla fine siamo costretti a vedere.
Awake è promosso o bocciato?
Awake è un film che va preso per quello che è: uno sci-fi a basso budget e con poche pretese. La nota di merito va sicuramente all’attrice protagonista, Gina Rodriguez, che abbiamo spesso visto in comedy o serie davvero molto leggere e amate come Jane The Virgin. La apprezziamo ancora di più per la sua capacità di adattamento a un genere non facile e soprattutto per averci dato almeno un motivo per non bocciarla completamente.
Tornando al discorso iniziale e al grande dubbio che aleggia sulla piattaforma Netflix, non possiamo non domandarci se ne avremmo fatto a meno.
Se cercate un film che vi lasci con il fiato sospeso, Awake non fa per voi, perché al contrario dell’illusione del titolo, il sonno nello spettatore non manca proprio.