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Cosa non ha funzionato per niente nell’ultima stagione di Baby

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Baby è terminata con la terza stagione rilasciata pochi giorni fa. La storia arriva al punto cruciale incentrandosi sulla resa dei conti: la verità è venuta a galla e le due ragazze – Ludovica e Chiara – sono pronte ad affrontare del tutto le conseguenze delle loro scelte. Ne avevamo parlato anche qui, questa stagione fa un passo in più: rispetto alle altre l’intenzione c’è e le tematiche sociali assumono una forma e una sostanza ben elaborate.

Bisogna anche notare come gli autori di Baby abbiano saputo fermarsi al momento opportuno: la scelta di non eccedere con le stagioni nonostante l’importante numero di visualizzazioni che la loro creatura ha collezionato in questi anni – a prescindere dai giudizi negativi – poteva influenzarli facendogli percorrere una strada più lunga. La scelta di fermarsi non era scontata ed è stata una mossa che ha provato – finalmente – a dare più valore alla qualità di un prodotto rispetto alla quantità.

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Ma nonostante tutto – come dicevamo – qualcosa non ha funzionato nell’ultima stagione ed è davvero un grosso peccato.

La resa dei conti è arrivata e le ragazze affrontano tutte le conseguenze: le scelte che hanno preso nell’ultimo anno e mezzo stanno giocando con le loro debolezze incastrandole in una porta chiusa a chiave e obbligandole a guardare in faccia la realtà. La risposta delle baby squillo è forte: non giustificano, affrontano il mondo non mentendo mai a loro stesse. Un epilogo per nulla insoddisfacente ma che appare improvvisato e frettoloso.

Spieghiamo meglio: tutti i protagonisti sono cambiati. Quelli che abbiamo di fronte non sono gli stessi che abbiamo lasciato nella seconda stagione. La loro maturità ha fatto spazio a un concetto di gruppo e amicizia che è sempre venuto meno e quello che troviamo nella terza stagione è il risultato perfetto dell’addizione individuo+demoni da affrontare.

Ma cosa manca per far sì che questo possa essere definibile come qualcosa di perfetto?

La sensazione è quella di esserci persi qualcosa: a parte la storia di Brando – a cui è stato dato più spazio – tutto sembra cadere dalle nuvole. Quand’è che esattamente i protagonisti hanno compreso di essere arrivati a un bivio? In quale occasione, ad esempio, Niccolò ha deciso di levare l’ascia di guerra? Quando tutti hanno deciso di abbracciare Ludovica invece che di pugnalarla? A cosa dobbiamo questo cambiamento?

Tutto questo Baby non lo racconta lasciandoci solo pensare a una crescita interiore senza un effettivo percorso. Sembra un obiettivo raggiunto con il poco tempo a disposizione. Chiariamoci: 6 puntate per una serie come Baby vanno più che bene, ma quando si vuol raccontare una crescita così importante e fondamentale (avvenuta in tempi sospetti) bisogna pensarci meglio dedicando più spazio a tutte le questioni. Forse era il caso di aggiungere anche solo due puntate in più o magari evitare di dar spazio a nuovi personaggi che appaiono inutili ai fini della trama e concederlo a quelle vecchie storie che non sono state davvero approfondite.

Il personaggio di Aurora, infatti, non assume nessuna forma e nessuna sostanza reale nella terza stagione: esiste subordinatamente a Damiano, che per primo stavolta non ha avuto un ruolo centrale

L’ormai ex fidanzato di Chiara in questa stagione assiste alle cose quasi come uno spettatore, tende a volerne stare fuori e a fare un passo indietro. Proprio lui che nelle prime due stagioni ha un ruolo centrale adesso diventa un accessorio, qualcuno che deve uscire di scena in silenzio e senza i riflettori puntati. Damiano avrebbe meritato sicuramente di più, un passo decisivo verso qualcosa. Ed è proprio su questa base che il personaggio di Aurora non sembra avere un senso ai fini della trama se non quello di stare accanto al ragazzo. Gli dà un senso di leggerezza, diventa il suo posto sicuro – è vero – ma non convince mai fino in fondo. La loro storia, e il personaggio di Aurora di conseguenza, porta il il peso della fretta di cui abbiamo parlato.

A questo punto non sarebbe stato meglio non trattare l’argomento concentrandosi di più sul resto?

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Altra pecca importante, che nutre la stessa natura frettolosa, è il modo in cui è stato affrontato il processo.

Il momento di tutta la verità, delle colpe e della giustizia, è stato ridotto a pochi minuti dell’ultima puntata tagliando parti che sarebbero state fondamentali come la testimonianza di Natalia. Tutto è andato a mille e ha spinto l’acceleratore verso l’obiettivo finale: l’epilogo. Obiettivo che sentiamo esser stato raggiunto, d’altronde la storia c’è e il cambiamento è tanto, ma manca il percorso. Manca il momento decisivo in cui i protagonisti hanno deciso di fare il passo decisivo verso qualcosa di migliore, verso la serenità dei loro 17 anni. I percorsi per arrivare a un traguardo sono – spesso – più importanti e fondamentali del raggiungimento di questo. Ti aiutano, ti insegnano qualcosa che da lì in poi non potrai ignorare mai più, ti fanno le scarpe.

Non era il caso di omettere tutto questo: gli autori hanno trattato questa stagione come se le precedenti fossero dello stesso livello, come se avessero impartito qualcosa. Non è così. La terza stagione parte da un livello molto più alto delle altre ma dà per scontato che le altre siano equiparabili, come se ci fosse davvero un percorso dietro che – semplicemente – si concretizza adesso. Avrebbero avuto bisogno di comprendere quanto Baby non fosse la stessa di prima, di quanto certe cose non potessero essere scontate per il telespettatore e di quanta delicatezza avrebbe dovuto avere questa storia, proprio ora che era pronta alla fine.

Proprio adesso che avevano davvero tutti la loro età.

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