In Bates Motel ciò che ruba veramente la scena e rende la Serie Tv indimenticabile e inquietante è il rapporto morboso e complicato tra Norma e suo figlio.
Norman è malato, non sta bene: ha vuoti di memoria, tutti si divertono a chiamarli “blackout”, ma in realtà sono una vera dissociazione della personalità.
Norman non ha dei “blackout”, è seriamente convinto di essere Norma e, come tale, ne assume tutti gli aspetti, dall’abbigliamento al comportamento, fino all’atteggiamento ultra-protettivo che non sa dire no.
Ma Norman è veramente il mostro dipinto da Bates Motel?
Probabilmente poteva avere un destino ben diverso da quello che in realtà ha avuto e la colpa è quasi solo di Norma.
Norma, nel corso delle stagioni di Bates Motel ha commesso una serie imperdonabile di errori nei confronti del figlio che non hanno fatto altro che esacerbare i suoi problemi psicologici.
Norman ha un pessimo rapporto con la propria sessualità, tanto che – in fondo – non s’è mai ben capito chi o cosa lo attragga: a volte sembra asessuato, molto più spesso è palesemente attratto da sua madre, da una figura alternativa o sostitutiva come la professoressa che uccide nella prima stagione.
Di certo non è stato aiutato dalla madre, che lo tratta costantemente come un bambino e va a dormire a letto con lui. È la prima che non riesce a tagliare il cordone ombelicale con il figlio.
E, per anni, è stata la prima a usare il sesso per ottenere qualcosa in cambio: lo fa per ripicca, per denaro, per ambizione, per disperazione. Per tutta la vita Norman non ha fatto altro che vedere la propria madre insieme a uomini diversi, senza nessuno che restasse mai tanto a lungo.
Non riesce a capire che quel rapporto così stretto non è un legame sano, ma è morboso, sbagliato e perverso in tutte le accezioni del termine.
Non è giusto che copra i suoi omicidi, di cui Norma è ben a conoscenza, mettendo così a repentaglio la vita di altre persone.
Come non è giusto che continui a negare la realtà dei fatti, anche di fronte all’ovvio, negando che Norman abbia dei problemi e che vada aiutato in maniera concreta: quando lo fa, ormai è troppo tardi e troppe persone sono già morte invano.
Norma accetta per moltissimo tempo le “stranezze” del figlio, minimizzandole, nascondendole come polvere sotto a un tappeto, mentendo a lui, a chi lo circonda e anche a se stessa. Perché Norman, purtroppo per lei, non è il figlio perfetto che continua a descrivere.
Quando le vengono fatti notare tutti i problemi che affliggono il figlio, lei continua a negare la verità, mentendo anche all’altro figlio, il reietto Dylan.
È davvero tutta colpa di Norman?
No, perché se sua madre avesse fatto qualcosa per aiutarlo (il che non vuol dire amarlo di meno), probabilmente non sarebbe arrivato al punto di non ritorno, passando da ragazzo disturbato a serial killer psicopatico.
Impedendogli di prendere la patente, obbligandolo a cantare a teatro in un duetto che ricorda una famosa scena dei Simpson con Skinner e Agnes che si dilettano sulle note di Ebony and Ivory, allontanandolo dalle ragazze che gli piacciono, immischiandosi sempre nella sua vita in modo eccessivo, non rispettando i suoi spazi, le sue idee, le sue ambizioni e i suoi desideri, fa sì che Norman, in realtà, non cresca mai.
Anzi, cosa ancora peggiore, non solo rimane un bambino irresponsabile, ma sviluppa un’attenzione nei confronti di Norma senza la quale non può più vivere.
Norma diventa un prolungamento di suo figlio, che non riesce ad avere una vita propria, ma, lontano dalla madre, appassisce irrequieto, incapace di reagire.
Forse Norman non avrebbe mai potuto avere una vita del tutto normale, ma Norma Bates ha decisamente rovinato la vita di suo figlio, contribuendo a renderlo chi, infine, è diventato.